Ivan Zorico (348)
L’Italia è un paese che basa la sua struttura socio-economica su quella che viene definita la piccola e media impresa. Questo tessuto imprenditoriale, insieme alla qualità della nostra manodopera ed alla creatività, caratterizza il nostro paese e ci rende riconoscibile nel resto del mondo. Ma, dobbiamo pur dirlo, non siamo un paese di grandi Compagnie Multinazionali, di certo non siamo possessori di importanti riserve naturali come gas e petrolio, ed il costo della nostra manodopera (soprattutto in alcuni settori specifici) ci rende poco competitivi nel confronto con i paesi emergenti.
Ed allora qual è la nostra vera risorsa economica? A cosa viene associata l’immagine del nostro paese all’estero? Cosa ci rende davvero unici?
A tutte queste domande vi è una sola risposta. La nostra vera e grande risorsa, quella che già in un altro contesto ho definito il nostro “oro nero” è, senza dubbio, la Cultura. Ed una risorsa senza fine. Una risorsa capace di attrarre ogni anno milioni di visitatori trascinati nel nostro paese dal fascino della nostra storia e da un patrimonio culturale senza eguali. Basti pensare che l’Italia detiene il primato dei siti riconosciuti dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Ma senza voler scomodare gli importanti monumenti e le grandi opere, pensiamo soltanto agli stili architettonici presenti nelle nostre città, ai colori dei centri storici ed agli innumerevoli vicoli che trasudano storia, e capirete in un lampo che abbiamo la fortuna di camminare in un grande museo a cielo aperto.Sarà quindi chiaro a tutti che siamo di fronte ad un’offerta immensa, capace di generare grandissimi ritorni economici. Giusto si; almeno sulla carta! Già perché un paio di anni fa fece scalpore la notizia che, da solo, il Louvre di Parigi incassava di più di tutti i musei pubblici italiani.
So che state pensando: “assurdo”! Ed è quello che penso anche io. Ma, se avete imparato a conoscere la linea editoriale di questo giornale, saprete anche che vi sto portando per mano ad una soluzione. Non certo l’unica, ma ad una ampiamente percorribile si. Infatti laddove ci sono degli spazi da riempire è più facile imporsi come innovatori. È più facile farsi riconoscere come talentuosi. Ed è più facile affermarsi come professionisti in grado di fare la differenza e di creare valore aggiunto con il proprio operato. Immagino che adesso starete pensando: “Ok, belle parole. Ma, banalmente, come si fa?”. La risposta anche qui viene semplice. Bisogna attrezzarsi e strutturarsi acquisendo conoscenze e competenze capaci di fare la differenza, di migliorare le capacità personali e di dare gli strumenti per confrontarsi e distinguersi all’interno del mercato del lavoro.
Proprio per questi motivi, abbiamo deciso di portare alla vostra conoscenza uno strumento formativo capace di creare un collegamento immediato tra mondo accademico e quello professionale. Sto parlando del Master full time in “Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali” promosso dalla Business School de “Il Sole 24 ORE” che, forte della sua grande tradizione in campo economico, ha confezionato un percorso formativo multidisciplinare contenente moduli tecnici e moduli mirati allo conoscenza del patrimonio culturale.
Quindi abbiamo posto alcune domande direttamente al team che segue la formulazione e l’erogazione del corso, per poter meglio inquadrare questo percorso didattico ed i suoi possibili sbocchi occupazionali.
Sulla base dell’esperienza pluriennale della Business School de “Il Sole 24 ORE”, riuscite a tracciare una fotografia del mondo dell’Arte in Italia? Quali sono le potenzialità di crescita?
Per quanto riguarda l’Italia, alcuni dati contenuti nel Rapporto 2014 Fondazione Symbola e Unioncamere parlano chiaro: l’intera filiera collegata al comparto culturale è stimata per un valore di 214 miliardi. Le imprese del sistema produttivo culturale, nel nostro paese sono 443.458; la ricchezza prodotta ammonta a 80 miliardi di euro e dà lavoro a 1,4 milioni di persone.
Inoltre il contesto italiano sta vivendo in questo periodo profondi cambiamenti dettati dalla riforma Franceschini che ha avviato un rinnovamento “rivoluzionario” a livello ministeriale e museale: i più importanti musei italiani, così come quelli statali diffusi sul territorio, saranno infatti completamente riorganizzati, aprendo prospettive occupazionali importanti.
Un altro aspetto da sottolineare è quello dell’autoimprenditoria: il settore ha bisogno infatti di idee e servizi innovativi. C’è spazio infatti per nuove realtà di start-up culturali, che rispondano alle nuove esigenze del mercato.
Siete giunti alla 8a edizione del Master full time. Come si è evoluta l’offerta didattica rispetto alle precedenti?
Anno dopo anno nel Master full time Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali abbiamo cercato di attualizzare la preparazione fornita ai nostri studenti in relazione ai diversi moduli affrontati, provando ad inquadrare il più possibile le figure professionali richieste dal mercato del lavoro. Reputiamo molto importante fornire le conoscenze giuridiche, fiscali ed economiche di grande rilevanza per operare professionalmente nel settore. Altro aspetto da non dimenticare è quello legato all’innovazione tecnologica e al digitale.
In ogni edizione svolgiamo, poi, con il diretto coinvolgimento di aziende o istituzioni del settore, project work che permettano agli studenti della Business School di confrontarsi direttamente con tematiche d’attualità, misurarsi con professionisti a cui proporre idee e soluzioni.
Spazi importanti sono poi dedicati a focus sull’attualità, sull’andamento del mercato e sul mutamento istituzionale del settore.
Il percorso formativo proposto rivela una chiara trasversalità della didattica: credete sia il vero valore aggiunto del Master? È il reale oggetto di interesse per quelle aziende o enti che ricercano nuovi collaboratori in Italia come all’estero?
Sicuramente un aspetto che caratterizza il Master è la mappatura del settore che cerchiamo di rendere completa, per offrire una visione d’insieme su un ambito complesso e vasto: dal mercato dell’arte al settore museale, dall’organizzazione di un evento alle strategie di marketing e comunicazione culturale senza trascurare strumenti e tecniche di fundraising. Un altro importante focus è quello dedicato alla valorizzazione territoriale e al turismo culturale.
In questo modo gli studenti acquisiscono una preparazione completa e multidisciplinare, in modo da creare dei profili “spendibili” a 360 gradi nel settore.
Alla preparazione economico-manageriale giovano senz’altro conoscenze linguistiche e apertura internazionale del cv. Per questo le strutture dimostrano sempre molto interesse nei confronti di candidati in uscita dal nostro Master full time con una specializzazione di questo tipo.
Si dice che i Master sono una finestra che affaccia sul mondo del lavoro. Che percentuali di placement sono registrate al termine dell’esperienza curriculare?
Lo confermiamo. Tutti i nostri partecipanti vengono inseriti in stage al termine del percorso formativo in aula: lo stage è infatti incluso nella formazione del Master full time. Abbiamo un tasso di conferma trasversale a tutti i Master full time della Business School, successivamente allo stage curriculare, che è intorno al 90%. Per quanto riguarda nello specifico il Master full time Economia e Management dell’arte e dei beni culturali, i dati ad oggi relativi all’ultima aula che abbiamo diplomato si attestano intorno al 75% di occupazione.
La Business School e il Club Alumni24 supportano gli studenti con segnalazioni di posizioni aperte e un servizio placement continuo.
Che ruolo ha lo studio dei nuovi canali comunicativi e della multimedialità per la preparazione di questa figura professionale?
Molto importante. A questo proposito infatti i partecipanti del Master sono coinvolti nella creazione del blog.
Gli studenti, dopo una formazione specifica sugli strumenti e le caratteristiche del web e dei linguaggi digitali, si mettono direttamente alla prova redigendo articoli e creando contenuti che vengono costantemente caricati online e aggiornati. Viene così “monitorato” online ciò che accade in aula e fuori, con ritratti e interviste ai personaggi coinvolti, e agli eventi in corso.
Per concludere si può affermare, senza paura di essere smentiti, che nel mondo c’è molta richiesta di Italia e che ci sono molti spazi da riempire. Che ormai anche gli stili di vita nella società sono cambiati. Che le persone sono alla ricerca della conoscenza e del bello. Che sta crescendo sempre più la voglia di volersi circondare di cultura. E che quindi bisogna farsi trovare pronti per intercettare questo trend. Ma si deve anche affermare che la sola preparazione, anche quella meglio erogata, a volte oggi non basta. Bisogna incoraggiare la nostra anima imprenditoriale e spronarla a superare quei limiti culturali che ci vedono attendere il classico (ma quanto mai sempre più improbabile) posto di lavoro da dipendente. E questo sia se si voglia intraprendere un percorso da lavoratore autonomo ma, soprattutto, se si ci si trova ad operare all’interno di una organizzazione. Perché quello che tutte le aziende e i datori di lavoro cercano oggi è proprio la capacità di porsi degli obiettivi e seguirli in maniera autonoma. Competenza, questa, non molto pubblicizzata ma capace di incidere fortemente sullo sviluppo del proprio percorso professionale.
Per maggiori informazioni:
Master full time Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali