Diego Durante (15)
Tra gli eventi che hanno caratterizzato il 2014, c’è stato anche quello della nomina di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019. Sette voti su tredici, in cui sono state superate città quali Ravenna, Cagliari, Lecce, Perugia e Siena. Il presidente di giuria internazionale, Steve Green, e Karel Bartak della Commissione Ue hanno lodato la scelta, definendo comunque tutte le città selezionate come veri e propri “laboratori che possono far fiorire la cultura, l’industria, la creatività”. “Il criterio di scelta“, hanno ricordato, “è stata la partecipazione della città e dei cittadini, ma anche la buona governance e il retaggio che verrà lasciato. C’è stato un vincitore, certo, ma nessun perdente. Le città che non ce l’hanno fatta devono continuare a fare il meglio per la cultura, i valori e i principi in cui hanno creduto“. Dopo l’accettazione formale di Franceschini, a metà 2015 l’Unione Europea proclamerà ufficialmente Matera Capitale europea della Cultura 2019.
La Capitale europea della cultura è un’istituzione nata nel 1985 per promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico e culturale dei Paesi membri dell’Ue. La prima è stata la capitale greca Atene, mentre l’Italia è stata rappresentata in passato da Firenze nel 1986, Bologna nel 2000 e Genova nel 2004. Il titolo viene attualmente assegnato a turno a due degli Stati che fanno parte dell’Unione Europea. Nel 2019 toccherà dunque all’Italia, insieme a Plovdiv per la Bulgaria. Quest’anno, la scelta è caduta invece su Umea (Svezia) e Riga (Lettonia). Nel 2015 sarà invece la volta di Mons (Belgio) e Plzen (Repubblica Ceca), nel 2016 di San Sebastian (Spagna) e Breslavia (Polonia), nel 2017 di Aarhus (Danimarca) e Pafo (Cipro), mentre nel 2018 di Leeuwarden (Paesi Bassi) e La Valletta (Malta).
Come cambierà dunque la città famosa per i suoi Sassi? L’idea è di pensare Matera come un enorme palcoscenico all’aria aperta che ospiterà iniziative, performance artistiche, un museo di nuova concezione e una open school di design. Ma sarà anche l’occasione per riportare alla luce un progetto che Renzo Piano ideò nel 1984, l’Arca di Prometeo, un teatro mobile che, dopo essere rimasto in soffitta per vent’anni, troverà una nuova sistemazione proprio nella capitale della cultura.
In una recente intervista su Artribune.com, l’architetto Joseph Grima – direttore artistico dell’evento – espone la sua idea per Matera 2019. “Lo slogan che abbiamo scelto per la candidatura è Open Future, in riferimento a tutto il movimento della condivisione, dell’open source, della produzione artistica, culturale, collaborativa. Ci troviamo in una città che non è neanche collegata alla rete ferroviaria nazionale. Dobbiamo ripensare a un nuovo modello per le arti performative, in maniera che si possa usare la città stessa come un’enorme teatro. Si tratta di trovare altri metodi per produrre cultura, per attivare i luoghi al di fuori delle istituzioni. Poi c’è questa idea della cultura che attiva l’economia, ma non attraverso semplicemente l’affidarsi ai beni storico-culturali e a quello che è stato il turismo di massa. La monetizzazione del turismo, che è stato il modello adottato da alcune città come Assisi, dove io sono cresciuto, non ci interessa. Vogliamo trovare un nuovo modello in cui la cultura fa parte dell’economia, della vita quotidiana e non sia disconnessa, come una sorta di entertainment, uno svago che si fruisce solo nel tempo libero, ma sia parte integrante del nostro modo di guardare la città e la vita quotidiana”.
E sugli elementi che caratterizzeranno maggiormente il progetto, Grima ne espone due in particolare. “Il primo è l’Open Design School, una scuola di design aperta. Non un’istituzione pedagogica classica ma una sorta di modello orizzontale che si occuperà di tutte le arti performative, dal cinema al design all’architettura. Tutte queste discipline sono accomunate dall’idea che possano arricchirsi a vicenda. Se vuoi è una sorta di citazione del Bauhaus, però con i criteri del XXI secolo in cui siamo tutti collegati in rete con grande velocità di comunicazione. La seconda idea è di fondare un nuovo tipo di museo che, invece di acquisire una collezione permanente propria, diventa l’epicentro di una rete regionale che fruisce di tutti gli archivi preesistenti sul territorio. Un po’ come i grandi musei internazionali come il Louvre e il British Museum. Il problema degli archivi è che solitamente sono off limit, noi gli offriremo un luogo in cui si possano incontrare ed essere visibili a un pubblico internazionale”.
Cultura e turismo quindi diventano in questa occasione temi cruciali per il futuro del Paese, nel quale il patrimonio culturale, sociale, ambientale diviene una delle leve fondamentali per lo sviluppo dell’Italia. In tutta Europa la cultura è una componente sempre più rilevante delle strategie di rigenerazione e di sviluppo urbano; strategie generalmente riconducibili a processi di:
- aggregazione delle attività artistiche e culturali presso grandi strutture polifunzionali;
- offerta culturale attorno ad alcune funzioni od organizzazioni già esistenti e in grado di catalizzare professionalità e risorse del territorio.
Il successo di questi processi è quasi sempre legato alla presenza di solide partnership tra amministrazioni pubbliche, imprese private e comunità locali e alla capacità di tutti di fare sistema.
Matera Capitale della Cultura può rappresentare, se ben gestita e coordinata, un’occasione di rilancio del nostro Paese.
Il 2014 è terminato. Ora, non ci resta che attendere il 2019.