“Metteranno in vendita il colore dei tuoi occhi come dati statistici”: e se in futuro ci guadagnassimo anche noi?

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Nell'immagine la mano di una donna scrolla sullo smartphone - Smart Marketing
Photo by Rob Hampson on Unsplash.

Quando, nel 2010, Le luci della centrale elettrica pubblicarono “Per ora noi la chiameremo felicità”, mi colpì molto un verso di “Le petroliere”, che recitava “metteranno in vendita il colore dei tuoi occhi come dati statistici”.

Inserito in una tipica canzone d’amore alla Vasco Brondi, il verso mi sembrò allo stesso tempo futurista ed attuale, il 2010 è il boom della crescita esponenziale dell’utilizzo della rete Internet in Italia nel bel mezzo di una crisi economica.

All’epoca gli Italiani che utilizzavano la rete stabilmente erano diventati 22 milioni grazie anche all’impennata dell’utilizzo dei Social Network, ma pochi sapevano che tutto quell’intrattenimento apparentemente gratuito aveva un costo: i nostri dati personali, ceduti per niente e rivenduti a peso d’oro.

Provate ad immaginare quanto potrebbero valere sul mercato quei dati in Italia oggi che, su una popolazione residente di circa 60 milioni di persone, esistono 77,7 milioni di contratti di telefonia mobile (il 129% della popolazione), 50,5 milioni di persone connesse a Internet (l’83,7%) e 41 milioni di utenti attivi (il 67,9%) iscritti ad almeno un social media (dati aggiornati a dicembre 2021 – fonte ISTAT).

Fino ad ora, la maggior parte di noi ha ottenuto da questo surplus di ricchezza poco o niente, se non il vantaggio di non dover pagare per informarsi, utilizzare i social, l’e-mail e ogni altro servizio che risultasse gratuito, e, a pensarci bene, non solo abbiamo ceduto gratuitamente i nostri dati, ma abbiamo anche pagato il servizio con minuti preziosi del nostro tempo in cui siamo stati costretti a subire informazioni pubblicitarie per cui avevamo precedentemente dato il nostro consenso, pena l’impossibilità di utilizzare gratuitamente il servizio prescelto.

Nell'immagine animata la schermata principale dell'app WeWard - Smart Marketing
Nella Gif la schermata principale dell’app WeWard.

E se in futuro decidessimo consapevolmente di vendere i nostri dati ed i nostri comportamenti per ottenere in cambio un vantaggio economico?

Il futuro esiste già e molti utenti nel mondo ne stanno già approfittando: il 2021 infatti, ha registrato il boom di tutte quelle App che offrono una ricompensa (sotto forma di buoni o di denaro) per tracciare alcuni nostri comportamenti, chiedere la nostra opinione sotto forma di ricerche di mercato, guardare video pubblicitari e molto altro ancora.

Esiste una App che ti paga se cammini (es. WeWard), ma se non ti piace farlo esiste un’altra App che ti ricompensa se ti metti alla guida della tua auto (es. Payver), un’altra ancora ti premia per aver guardato dei video (es. RoundApp) e ne esiste una che ti paga per ascoltare la musica che più ti piace (es. Current) e persino per giocare al tuo gioco preferito (es. Mistplay), scattare fotografie e video (es. Foap), dare la tua opinione rispondendo a dei sondaggi (es. Ipsos iSay), portare a termine delle missioni per alcuni brand (es. BeMyEye e Swagbucks) e molto altro.

La lista sarebbe lunghissima, tant’è che ogni giorno ne esce una nuova, allora perché non approfittarne?

La maggior parte delle cose che ci sono richieste, in fondo, le facciamo già, allora perché non guadagnarci?

Ad onor del vero, c’è da dire che le ricompense sono bassissime in proporzione al tempo richiesto per portare a termine le varie missioni proposte, anche se, a pensarci bene, è pur sempre tempo che utilizziamo comunque connessi in rete.

Seppur non si può parlare di un vero e proprio stipendio, queste App ci possono essere d’aiuto per arrotondare, a patto però di avere abbastanza tempo da dedicargli.

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È questo, forse, il punto focale di tutta la questione: non sono i dati personali, la nostra opinione, i nostri comportamenti, ma il tempo che sottraiamo alla vita reale a favore del mondo virtuale, il tempo che dedichiamo alle relazioni in rete a discapito degli affetti tangibili, il tempo che, come diceva il maestro Battiato, “non ritornerà più”.

Forse prima di utilizzare una di queste App dovremmo chiederci se effettivamente ci remunera per il tempo che le abbiamo dedicato o ci sottrae solo energia mentale e minuti preziosi che avremmo potuto dedicare ad altro.

Che siano questi minuti del nostro tempo, preziosi perché irripetibili, la merce di scambio della rete in un futuro che è già presente?

 

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