Simona De Bartolomeo (108)
Il romanzo “La casa per bambini speciali di Miss Peregrine” dello scrittore americano Ransom Riggs, dopo la fortunata invasione delle librerie, ispira l’ultimo film del regista Tim Burton “Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali” (www.youtube.com/watch?v=2J2-2KAzK38), uscito nelle sale il 15 dicembre 2016. Non è la prima volta che il regista ci regala una favola dark per le feste di Natale, ricordiamo “Edward mani di forbice” nel 1990 e “Nightmare before Christmas” da lui scritto e prodotto nel 1993, film diventati cult del periodo natalizio.
Nel cast di Miss Peregrine attori come Samuel L.Jackson, Judi Dench, Rupert Everett, Asa Butterfield, appena diciannovenne, già protagonista di molte famose pellicole, tra cui “Hugo Cabret” di Martin Scorsese e l’ipnotica Eva Green, alla sua seconda collaborazione con Tim Burton, dopo “Dark Shadows” del 2012, che pare aver preso il posto di Johnny Depp, attore feticcio del regista americano. La storia racconta del timido adolescente Jacob, che ha difficoltà a farsi degli amici e a rapportarsi con i genitori, cresciuto col nonno Abraham, che riuscì a sfuggire alle persecuzioni naziste e fu accolto in un orfanotrofio. Jacob vede in suo nonno un punto di riferimento e ascolta le bizzarre storie sul suo passato e su una certa Miss Peregrine ed i suoi bambini speciali, dotati di strane peculiarità. Alla misteriosa e improvvisa morte del nonno, Jacob sconvolto vuole indagare sulle cause della sua scomparsa e cercare tracce di quella casa fantastica, che ospitava i ragazzi di cui il nonno conservava vecchie fotografie al limite del credibile.
Parte con il padre per questo viaggio in un paesino del Galles e presto si accorge che tutti i racconti del nonno erano reali, trova la casa di Miss Peregrine e tutti i bambini: Emma, una ragazza capace di fluttuare nell’aria; Millard, un ragazzo invisibile; Fiona, con la capacità di comandare le piante; Horace, con il dono dei sogni premonitori che proietta su uno schermo; i gemelli, completamente coperti da un inquietante costume bianco; Bronwyn, una bambina con una forza mostruosa; Hugh, un ragazzo con delle api che vivono dentro di lui; Olive, capace di controllare il fuoco; Claire, una dolce bambina con un’enorme bocca dietro la testa ed infine Enoch, un ragazzo che sa donare la vita ad ogni oggetto.
Miss Peregrine è una Ymbryne, creatura capace di governare il tempo e creare anelli temporali, per proteggere gli “speciali”, che, infatti sono intrappolati in un’eterna giovinezza, nel giorno 3 settembre 1943, un giorno “tutto sommato” tranquillo. La ymbryne ha il compito di proteggere i bambini da malvagie creature chiamate Vacui, capitanati da Mr.Barron, che vogliono impossessarsi dei loro occhi. Rispetto al romanzo il regista, pur seguendo sempre la storia originale, ha apportato numerose modifiche, tutte approvate dallo scrittore Riggs. Due tra tutte: i poteri delle speciali Emma e Olive per il film sono state scambiate e il personaggio di Mr. Barron è stato creato appositamente per il film, per creare una maggiore tensione e con la sua caccia spietata agli occhi dei bambini, ha sottolineato ancor di più quel significato che l’immagine dell’occhio ha spesso richiamato in molti film, il simbolo dello sguardo dello spettatore e della sua attenzione verso lo schermo (ricordiamo “Un cane andaluso” di Luis Buñuel).
Il regista in questa pellicola cita spesso se stesso, non solo in un lontano richiamo alla trama di un suo altro film “Big Fish – Le storie di una vita incredibile” (2003), ma anche nella scena nel giardino di Miss Peregrine, dove c’è una siepe a forma di dinosauro, che cita le creazioni di “arte topiaria” di Edward mani di forbice. Burton verso la fine del film appare anche in un cameo, nella scena del luna park. Mi piace pensare, inoltre, che nella scena in cui Jacob aiuta Emma a non volare via tenendola con una corda, ci sia una citazione al quadro “La passeggiata” del pittore Marc Chagall. Questa pellicola non è stata accolta molto positivamente dalla critica e dal pubblico, che accusa Burton di essersi abbassato al cinema commerciale, fatto solo di effetti speciali, di aver perso la magia dei suoi capolavori passati e di aver lasciato da parte le emozioni.
Eppure in quella “spaventosa Mary Poppins” (così ha definito il regista il personaggio di Miss Peregrine) e in quegli scenari dark e fiabeschi (una su tutte la scena sott’acqua), io ritrovo il Tim Burton che abbiamo sempre amato, il regista che ha sempre saputo raccontare storie di creature al limite della realtà, diversi agli occhi della società, speciali e particolari, ognuno a suo modo. La sensazione di essere “particolare” Burton la conosce molto bene e riesce ad esprimerla con tutta la poesia che lo caratterizza, proprio perché sin dall’infanzia ha vissuto questa condizione di bambino un po’ diverso dagli altri, solo perché appassionato di film di mostri e non facilmente catalogabile come gli altri ragazzi.
Il messaggio che il regista vuole comunicare con quest’opera si evince dalle sue parole: “Per me era importante che questi bambini speciali fossero principalmente bambini con tutte le loro emozioni, il loro disagio, i propri sogni e paure…Essere diversi oggi è forse ancora più difficile perché chiunque può dire quello che vuole contro di te: esiste un bullismo senza nome e senza faccia che mi disturba moltissimo. La tecnologia…ha limitato la possibilità di apprezzare quello che viviamo…non godiamo il presente perché lo viviamo mutuato da un telefono. I ragazzi di oggi valutano se stessi dal numero di like che ottengono su Facebook e questo è triste e allarmante”.
La frase promozionale del film è stata “Stay peculiar” e credo che da sola basti a cogliere tutto ciò che c’è di “speciale” in questa storia.