Musica dal vivo: il futuro dei concerti live è già in realtà virtuale

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Una delle cose che più ci manca in questo anno di distanziamento sociale è sicuramente la possibilità di fruire degli spettacoli dal vivo, teatrali e musicali, come la possibilità di poter condividere una visione cinematografica con il resto del pubblico presente in sala.

Tra le proteste e l’avvilimento dei lavoratori dello spettacolo, che ancora dopo un anno dall’inizio della pandemia non vedono riconosciuti i propri diritti, e gli spettatori, orfani di una qualsiasi fruizione culturale in presenza, ci sono aziende che guardano al futuro ed hanno sviluppato nuove tecnologie per godere di un concerto senza uscire di casa ma, allo stesso tempo, senza rinunciare al tipico bagno di folla delle performance dal vivo.

Ma come si può andare ad un concerto senza alzarsi dal divano di casa?

Abbiamo ampliamente trattato le potenzialità dello streaming (L’evoluzione del mercato della musica dal vivo nel 2020: i vantaggi dello streaming per utenti ed inserzionisti), ma se alla possibilità dello streaming aggiungessimo un’esperienza completamente immersiva ed in condivisione con altri utenti?

In questo caso, avremmo scoperto la Realtà Virtuale e le sue enormi potenzialità ancora inespresse, soprattutto in Italia, dove questa tecnologia è in crescita ma non è ancora mainstream come in altri paesi europei (ad esempio, in Francia, dove nell’ultimo anno si sono moltiplicati gli eventi virtuali grazie anche a sostenitori d’eccezione come Jean-Michel Jarre, pioniere della musica elettronica e performer da centinaia di migliaia di visualizzazioni).

Si conta che in America siano circa 40 milioni le persone che utilizzano app o dispositivi di virtual reality e che eventi virtuali, come ad esempio i concerti dello scorso aprile del rapper Travis Scott sulla piattaforma Fortnite, abbiano raggiunto 45,8 milioni di visualizzazioni, così come il concerto che si è tenuto lo scorso novembre sulla piattaforma Roblox, del trapper Lil Nas X, che si stima abbia raggiunto oltre 33 milioni di visualizzazioni.

Ma come si partecipa in remoto ad un concerto in Realtà Virtuale (VR) o in Realtà Aumentata (AR)?

Per fruire di un’esperienza che coinvolga tutti i sensi, al pari di una performance dal vivo, è necessario dotarsi della tecnologia adatta: cuffie performanti, visori ottici o smartphone che supportino app per AR, e poi potrebbero essere utili applicazioni come Peex, che permette di mixare gli strumenti che suonano live sul palco, offrendo un’esperienza completamente personalizzata.

Per i musicisti, invece, è fondamentale esibirsi con alle spalle il classico green screen, riprendere le performance e servirsi di app come Melody VR, che ricostruisce l’ambiente perfetto del concerto in realtà virtuale, fruibile da tutti gli utenti comodamente da casa.

Ci sono poi aziende che non hanno aspettato la pandemia ed il distanziamento sociale per fare il salto tecnologico: è il caso di Wave, azienda fondata nel 2016 a Los Angeles, che mira a mettere insieme il meglio della musica dal vivo, dei videogiochi e della tecnologia per creare spettacoli live, interattivi e coinvolgenti.

La piattaforma, in continua crescita, utilizza la grafica 3D per creare avatar dei performer e scenari avveniristici che rendono unico qualsiasi evento musicale, ed ultimamente è diventata punto di riferimento del settore ospitando live di artisti internazionali come John Legend.

La VR investe tutti i campi della musica, e non solo la musica pop: è il caso della piattaforma Sensorium, che sta trasformando i dj-set in show di culto e sta profondamente rivoluzionando la musica elettronica.

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A distanza da un anno dal primo lockdown, siamo ancora qui a confrontarci con chiusure più o meno generalizzate e con abitudini di vita e di lavoro che fatichiamo ancora a fare nostre. Ecco i nostri suggerimenti per la vostra remote life.

Le potenzialità di un mercato, come questo, in forte espansione sono infinite e potrebbero investire diversi settori, soprattutto quelli ad alto impatto creativo, aprendo a possibilità di nuovi business ed investimenti.

La possibilità di raggiungere in modo coinvolgente ed interattivo una fetta di pubblico sempre maggiore potrebbe spingere le aziende ad investire in sponsorizzazioni di eventi musicali in VR o in AR, o a servirsene per pubblicizzare un prodotto.

Del resto, ci sono già esempi di questo tipo, che a noi sembrano il futuro, ma negli U.S.A. appartengono già al passato.

È il caso della nota marca di gelato Häagen-Dazs (che i giovanissimi ricordano perché citata nella canzone “Trinità” di Gue Pequeno), che nel 2013 lanciò il suo “Concerto Timer” in Realtà Aumentata; bastava inquadrare con una app il coperchio del gelato per assistere ad un concerto di musica classica virtuale, della durata di 2 minuti; tanto infatti era il tempo di attesa consigliato per permettere al gelato di raggiungere la consistenza ideale per essere gustato.

E mentre marketing e musica si organizzano per offrirci esperienze sempre più immersive e personalizzate, tanto da non distinguere più la linea sottile tra arte e commercio, resta l’interrogativo su quanto diventerà preponderante il virtuale nella vita di tutti, se ci costringerà al distanziamento anche quando la pandemia sarà sconfitta o ci sarà d’aiuto nel lavoro o nell’apprendimento, se ci aiuterà a tenere rapporti con chi è lontano o ci isolerà, se sarà “moltitudine o solitudine”.

Se lo chiede Vasco Brondi, indagando tra le tante anomalie della rete, nella sua “Iperconnessi”, ce lo chiediamo anche noi, certi che, passato questo periodo di costrizione, non sarà tutto come prima e dovremo fare i conti con l’enorme salto tecnologico, che, a torto o a regione, sta cambiando le nostre vite, i nostri rapporti ed il modo di fruire la musica e le arti in generale.

Il futuro, non solo dei live, è già arrivato ed è nel virtuale; siamo pronti per questo cambio di paradigma?

 

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