In più occasioni ho avuto modo di affermare che uno stato alterato della coscienza non è necessariamente distinguibile dai classici stati alterati descritti in letteratura, ossia quegli stati in cui si osserva un chiaro distacco di un soggetto dalla realtà. Si osservino le estasi mistiche, in cui vi è la convinzione di entrare in contatto con uno spirito sovrannaturale, o le possessioni demoniache dove un soggetto crede di essere invaso da un’entità maligna così come gli stati alterati di natura patologica come quelli isterici, psicotici o epilettici.
Vi sono stati modificati della coscienza, quest’ultima intesa come quel processo di attenzione e consapevolezza della realtà circostante, alterati anche da un processo culturale straordinariamente potente che risponde al nome di ideologia che l’enciclopedia tedesca Brockaus definisce come un insieme di idee, valori e atteggiamenti spirituali artificialmente costruiti.
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Questo processo, come negli stati deliranti, è in grado di modificare la percezione della realtà circostante e di determinare una rilettura di essa sulla base di un’idea imperante di fondo, che rappresenta il cardine di questa ideologia. Così come non è facile modificare una convinzione dettata da un processo patologico, anche l’ideologia, che rappresenta una deviazione patologica non dell’individuo, ma di un intero gruppo culturale, non può essere modificata né dai fatti né dalla logica. Innanzitutto perché il sistema logico di una ideologia è completamente assorbito da essa, per cui, al suo portatore, appare coerente e straordinariamente giusta, mentre i fatti vengono riletti sulla base di questa apparente coerenza logica, tuttavia interna e delirante. E se i fatti non si accordano con l’ideologia c’è sempre un meccanismo di difesa che li fa riadattare, ossia la percezione di una cospirazione o di un complotto che fa quadrare ogni tassello del proprio pensiero.
In questi giorni, in occasione del ricordo delle tragedie di Auschwitz, si è riparlato dell’orrore del nazismo e delle sue macabre imprese riguardanti l’ormai troppo noto sterminio degli ebrei e/o di tutte le razze ritenute dal regime nazista inferiori. Ecco un esempio pratico di stato alterato di coscienza indotto da una deviazione culturale che ha colpito un intero popolo. Cos’è accaduto all’epoca? Guerra? Cattiveria dei nazisti? Certo, cattiveria in termini umani, ma se volessimo effettuare un’osservazione scientificamente più approfondita sotto l’aspetto psicologico, sociologico e antropologico, potremmo parlare di una patologia culturale dove il singolo ne è stato vittima a sua volta.
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L’aggressività che ne derivava rappresentava solo l’applicazione di un “ordine” (ovviamente delirante) dove tutto i tasselli avrebbero dovuto completare un puzzle ideale già pre-costituito nella mente collettiva del regime nazista. Grazie a questa visione alterata della realtà non era affatto possibile provare emozioni quali la pietà, il dispiacere o il senso di colpa. Il nazista vedeva la sua vittima un NON umano, un essere di una qualità inferiore che non poteva suscitare emozioni. La sua percezione era così offuscata dall’ideologia da ricevere, addirittura, una certa soddisfazione per le sue azioni. Quella soddisfazione dettata dal completamento di quel puzzle virtuale che, una volta completato, avrebbe dato quella sensazione di ordine e di pulizia che rappresentava il cardine del sistema ideologico di quella fetta di popolazione. A nulla sarebbero valsi i richiami all’amore e alla compassione, anche questi erano riformulati sulla base di quell’idea di fondo che faceva percepire certe azioni anche come una forma di amore verso l’ideale da conseguire.
Per approfondire:
L’ideologia rappresenta quindi una sorta di epidemia, una specie di virus in grado di modificare le capacità cognitive di un’intera popolazione e, come accade nella storie delle pandemie, è sempre pronta a mietere nuove vittime in persone anche predisposte. Il nazismo fu solo un esempio, oggi il rischio di una nuova epidemia ideologica è sempre presente in ogni campo, sociale, politico e addirittura medico, e verso il quale non bisogna mai abbassare la guardia, poiché le ideologie, come i virus, uccidono! Ma sa il lettore qual è la cosa davvero triste e pericolosa? Che il portatore di una ideologia è addirittura d’accordo con questo articolo, dal momento in cui non sa riconoscerla e continua ad essere convito della giustezza del suo pensiero.
Per approfondire:
Stati di coscienza, Astrolabio, 1978.
La realtà inventata, Feltrinelli, 1988.
Comunicare la scienza, Cicap, 2014.