No Wi-fi zone! – L’editoriale di Ivan Zorico

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Nella settimana dal 12 al 18 agosto ho trascorso mediamente 2 ore e 24 minuti al giorno sul mio smartphone, per un totale settimanale di 16 ore e 52 minuti. In pratica, se escludiamo le 8 ore canoniche per dormire, un intero giorno di quella settimana l’ho passato con la faccia rivolta sullo schermo. In particolare, ho aperto Instagram in media 40 volte al giorno (app più usata) e 21 volte quella di WhatsApp. Inoltre, durante quella settimana, ho anche guardato video su YouTube per un’ora e 31 minuti, contro una media di 48 minuti impiegati nelle tre settimane precedenti.

Tenendo sempre monitorato il consumo digitale su smartphone tramite l’applicazione “Benessere digitale”, posso dire che sono totalmente in linea con quei risultati: se infatti scorporassi l’extra utilizzo di YouTube (dovuto alla visione di più contenuti su una passione crescente: la difesa personale), il tempo medio di utilizzo si attesterebbe intorno alle 2 ore al giorno, come da consuetudine. Che, in una settimana, equivalgono a circa 14 ore, minuto più minuto meno.

Come detto, tendo a monitorare il consumo digitale per avere un’idea di quanto tempo passo all’interno dello smartphone, ma è la prima volta che metto nero su bianco la quantità di tempo che destino puntualmente a quel rettangolo nero. E il risultato non mi piace per niente.

2 ore al giorno, 14 ore alla settimana, sono davvero tanto tempo. Tempo che potrei dedicare a qualsiasi altra cosa. Un bel bagno di consapevolezza… non c’è che dire.

Andando un po’ più in profondità, oltre al quanto, quello che mi fa riflettere è anche la modalità di fruizione: estremamente frammentata e dilatata. Manciate di minuti, sparse qua e là, lungo tutto il corso della giornata. E questo aspetto, forse, mi piace ancora meno del precedente.

Piccole dosi di “smartphone” per tutto il giorno. Questo è. E, in molti casi, vista anche la breve durata temporale delle varie aperture dello smartphone, è evidente che il più delle volte ci entro per cose totalmente inutili. Do una sbirciatina indiscriminata e poi chiudo.

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Ormai è tutto completamente automatico e involontario: azioni lo smartphone, leggi un contenuto, apri un’app, vedi una notifica, guardi un video, poi un altro, e intanto il tempo passa senza che tu te ne renda conto. E, inoltre, anche la tua attenzione verso quello che stavi facendo è scemata. Recuperarla significherà altro tempo. E via così sino alla prossima notifica, quando il circolo vizioso riprenderà.

Quei pochi minuti sullo smartphone apparentemente innocui, oltre a rappresentare complessivamente un bello spazio di tempo recuperabile, sono soprattutto dei killer dell’attenzione. Mantenere il focus su quello che si sta facendo diventa sempre più difficile. Azionare frequentemente lo smartphone per controllare se ci sono notifiche et similia è un gesto ormai automatico. Poi una volta acceso, ci passi qualche istante dentro, vieni magari catturato da un contenuto, poi da un video, da un altro, e in un niente sono passati 5-6 minuti. Un’inezia, siamo d’accordo, se solo non fosse compiuta ripetutamente.

La situazione appena descritta è abbastanza comune: ti invito a controllare il tuo consumo digitale e a vedere quanto tempo passi sul tuo smartphone.

Per questo si parla tanto di digital detox, ossia una sorta di disintossicazione digitale, un periodo nel quale prendersi una pausa dai dispositivi digitali, dai social media e dalle notifiche. Periodo da intendersi, non solo e non tanto come occasionale (ad esempio, una settimana perché si è in vacanza), ma di inserire nelle proprie giornate delle pratiche quotidiane che ci consentano di razionalizzare il consumo digitale.

Ecco, io voglio partire da qui. Razionalizzare l’uso di consumo digitale. Non eliminarlo. Anche perché con lo smartphone oggi si lavora, si studia, si legge e quant’altro. Tutte attività ad alto valore aggiunto. Quello che voglio fare è separare nettamente la parte superflua da quella utile. Così da ottimizzare il tempo impiegato sullo smartphone e, perché no, dedicare magari del tempo consapevole anche ai contenuti più leggeri.

Come direte voi? Al momento ho deciso di utilizzare un metodo analogico: ogni volta che proverò ad accedere allo smartphone, conterò sino a 10 secondi. Se al termine del conteggio vorrò ancora accedervi, sarà perché in quel tempo avrò riflettuto su tale azione, ritenendola necessaria e quindi consapevole. In caso contrario, tornerò a fare quello che stavo facendo.

Vi terrò aggiornati.

Buona lettura,

Ivan Zorico

 

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