Con questo numero, che esce, come di consueto, a fine mese, è possibile fare qualche previsione e bilancio (provvisorio) sul turismo dell’estate appena trascorsa. È ovvio che per lo più si tratta ancora di stime, visto che i dati veri e propri saranno disponibili solo dopo la fine di settembre, che sempre di più sta diventando un mese importante per il turismo interno ed estero del nostro Paese.
Ma, cosa c’entrano, starete pensando, i dati del turismo con l’argomento di questo numero di Smart Marketing il cui titolo recita: “No Wi-fi zone!”?
C’entra, e pure tanto, visto che le due tipologie di vacanze che presentano un trend positivo, a parte le prime 3 in classifica che sono e restano mare, montagna e città d’arte, sono due.
Da una parte abbiamo il campeggio di lusso, il cosiddetto Glamping, l’ennesimo neologismo anglosassone nato dalla contrattura dei due termini “glamour” e “camping”, che cerca di portare sotto una tenda hi-tech tutte le comodità e gli agi di una stanza d’albergo almeno a 4 stelle. Una scelta che in qualche maniera tradisce la filosofia alla base del campeggio stesso, che prevede il contatto con la natura, il rinunciare a molte comodità, lo sporcarsi le mani, per ritrovare uno spirito più rustico e selvaggio.
Dall’altra parte, come tendenza in crescita dal forte appeal (e da qui lo spunto per l’argomento di questo mese), troviamo le vacanze in Digital detox, ennesimo termine inglese che designa quelle vacanze dove la prima cosa da fare è liberarsi dello smartphone e quindi della tirannia delle notifiche e della seduzione dei social. Una cosa che, a chi come il sottoscritto ha più di 40 anni, ricorda, e molto, le vacanze in agriturismo che conobbero un forte successo dalla metà degli anni ‘90 ai primi anni del 2000, proprio quando cominciarono a diffondersi i telefonini GSM e UMTS dotati di fotocamera che già presagivano, con il loro fascino irresistibile, quello che poi sarebbe successo con l’avvento degli smartphone dal 2007 in poi.
Disconnettersi per tornare a godere di ciò che si vede direttamente e non attraverso il filtro onnipresente degli schermi dei nostri smartphone, disconnettersi per fare esperienza del mondo senza il bisogno di postare tutto, disconnettersi per relazionarsi con l’altro di persona, così come siamo davvero, senza il bisogno di fare gli splendidi per apparire sempre all’altezza e sul pezzo, disconnettersi per tornare a vivere quel mondo reale e fisico che pare abbiamo dimenticato e trascurato per vivere solamente quello digitale.
Lo so, molti di voi mi diranno: ma tu sei il direttore di un mensile online, hai una bella faccia tosta a parlare, ed infatti credo che abbiate ragione a pensarla così, eppure solo chi è parte del problema o lo sperimenta di continuo durante la giornata può prendere coscienza del tempo che gli smartphone ci rubano ogni giorno, anche quando andiamo in vacanza e il nostro bisogno di connessione ci spinge a condividere “la qualunque” dalla colazione al mattino fino alla cena, passando per ogni esperienza, anche insignificante, che però sentiamo l’urgenza di far vedere alle nostre cerchie, o forse sono bolle, di contatti.
Come a dire che se non posti il reportage delle tue vacanze minuto per minuto gli altri penseranno che sei sfigato e che non meriti il viaggio che stai facendo.
Ma quando è successo che abbiamo abdicato al nostro mondo fisico in favore, quasi esclusivo, di quello digitale?
Attenzione, sono veri e reali entrambi, e da persona normale (e per di più direttore di un mensile online) non mi sognerei mai di dire che quello digitale sia una finzione; non lo è!
Il mondo digitale è vero e, come quello fisico, è reale, produce, inventa, ama, odia e sogna, ma, per quanto pregnante ed invasivo, non dimentichiamo che è sempre e solo metà del Mondo che viviamo.
L’altra metà è il mondo fisico e reale che ci permette di sperimentare esperienze “diverse” da quelle che facciamo online: attenzione, ho detto diverse, non migliori o peggiori, ma appunto “altre”, che di sicuro rendono più ricca la nostra vita, qualunque sia il nostro lavoro.
Come ha detto molto bene in un intervento di qualche anno fa lo psichiatra Vittorino Andreoli (il video è quello qui sotto): “Lo smartphone permette emozioni ma non sentimenti. L’emozione è la risposta che ciascuno di noi ha di fronte ad uno stimolo, che dura più o meno finchè c’è lo stimolo. Il sentimento è un legame. Il telefonino non permette legami sentimentali. Cosa significa? Che sempre di più, vivendo il mondo digitale, usiamo emozioni ma non sentimenti”.
Scopri il nuovo numero: “No Wi-fi zone!”
Ormai è tutto completamente automatico e involontario: azioni lo smartphone, leggi un contenuto, apri un’app, vedi una notifica, guardi un video, poi un altro, e intanto il tempo passa senza che tu te ne renda conto. E, inoltre, anche la tua attenzione verso quello che stavi facendo è scemata. Recuperarla significherà altro tempo. E via così sino alla prossima notifica, quando il circolo vizioso riprenderà.
Ecco, credo che il trend in crescita delle vacanze in Digital detox sia il sintomo ed allo stesso tempo il campanello di allarme che ciascuno di noi sente risuonare dentro se stesso quando, alla fine dell’ennesimo post della nostra splendida colazione in riva al mare o in montagna, ci rendiamo conto che quel post con il caffè, il succo d’arancia, il cornetto in primo piano, con la foto professionale, la luce giusta, le parole scelte con cura per il copy e magari una citazione d’autore, non ci dice nulla di quel che abbiamo “provato” a vivere quel momento, ricordiamo poco o nulla, forse neanche il profumo del succo o il sapore del cornetto.
Ecco che ancora una volta, invece di vivere un sentimento, abbiamo preferito un’emozione, un’emozione da poco verrebbe da dire citando il titolo di un celebre brano di Anna Oxa.
E voi cosa avete vissuto in vacanza, emozioni o sentimenti?
Fatemelo sapere nei commenti.
Vi auguro una buona lettura del nostro nuovo numero, ma solo dopo le vacanze.