“[…] non siamo sempre la stessa persona. Al variare del nostro umore (una cosa di cui siamo naturalmente consapevoli) variano anche alcuni tratti del nostro processo cognitivo (una cosa di non cui siamo pienamente consapevoli). Di fronte a un complesso problema di giudizio, l’umore del momento potrebbe influenzare il nostro approccio al problema e la conclusione a cui giungiamo, anche quando crediamo che il nostro umore non sia tanto influente o quando siamo in grado di giustificare con cognizione di causa la nostra risposta. Insomma, siamo soggetti al rumore”.
Questo paragrafo è ripreso da un libro che sto leggendo in questi giorni e che trovo davvero molto interessante e ricco di spunti (infatti è probabile che te ne parlerò in altri articoli): “Rumore. Un difetto del ragionamento umano” di Daniel Kahneman, Olivier Sibony e Cass R. Sunstein. In pratica, attraverso ricerche accurate ed esempi puntuali, nel libro gli autori dimostrano come le nostre decisioni, e quindi noi, possono risultare discordanti non da un anno all’altro, ma addirittura nel corso di una stessa giornata.
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Ogni giorno prendiamo migliaia di decisioni e non sempre abbiamo il tempo necessario per raccogliere tutte le informazioni necessarie per prendere la migliore decisione possibile. Proprio per sopravvivere a queste situazioni, facciamo involontariamente ricorso ai pregiudizi – ai bias – che intervengono nelle nostre scelte decisionali molto più spesso di quanto pensiamo.
Abbiamo la convinzione di essere sempre fedeli a noi stessi, di essere coerenti e razionali, e di avere lo stesso metro di giudizio, sia se parliamo della vita professionale che di quella privata. E invece poi scopriamo che basta che il nostro umore cambi anche solo attraverso la visione di un video di 5 minuti che ci mette di buon umore, per far cambiare la nostra percezione verso una data questione e farci propendere verso una decisione piuttosto che un’altra.
Il buonumore, ad esempio ci aiuta durante un negoziato, ma ci gioca contro se parliamo di pregiudizi. Infatti, quando siamo di buon umore, siamo anche più disposti ad assecondare i nostri pregiudizi. Di contro, quando siamo di cattivo umore possiamo interpretare in senso negativo una normale conversazione con una persona, ma, d’altro canto, potremmo essere più analitici se si tratta di considerare altre tipologie di informazioni.
Come vedi esistono molteplici variabili in grado di lavorare su noi stessi e sulla nostra capacità di emettere un giudizio. In questo breve spunto ho parlato solo di quelle relative all’umore, ma ce ne se tante altre. Quel che è certo è io, tu, noi, non siamo certamente sempre la stessa persona. Con buono pace di chi, ad esempio, afferma in ogni condizione “io la penso così“, “io sono fatto così”.
Non siamo sempre la stessa persona. Tienilo a mente quando prenderai la prossima decisione o un giudizio. Anche quando riguarda te in prima persona.
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