Siamo più connessi, siamo più smart, facciamo le call, chattiamo su Whatsapp, usiamo le emoji, (stop con le emoticons). Poi i dati rivelano che è in sensibile aumento, specialmente tra gli adolescenti, il numero degli individui affetti da FOMO, letteralmente “paura di perdersi qualcosa”, che sentono il bisogno di svegliarsi di notte per controllare news e aggiornamenti di stato sui cellulari.
Non sarà troppo?
A chiederselo sono sempre più persone tanto che il fenomeno della Digital Detox è sulla bocca di tutti e sta diventando un business. Libri, vacanze disintossicanti, certificazioni aziendali antistress, seminari, ristoranti a tema, app che bloccano in modo irreversibile il telefono per un periodo prefissato, programmi di detox coaching che danno obiettivi di riduzione del tempo on line per una terapia graduale e tanti, tanti post, ovviamente on line, da leggere sullo smartphone.
Una recente ricerca pubblicata in Inghilterra afferma che un adulto trascorre quasi 2 ore su 24 da solo sui social network e controlla il cellulare circa 150 volte al giorno. Nel 2005 il tempo passato on line era di sole 9 ore a settimana che ora sono diventate 25 (report annuale sui media e le telecomunicazioni di Ofcom).
Il National Institute of Mental Health ha pubblicato una ricerca in cui risulta una forte correlazione nei giovani e negli adolescenti tra l’uso dei social network e i sintomi della depressione. Ma non sono solo famiglie e genitori a drizzare le antenne. Anche le aziende sono sempre più attente al fenomeno. Dopo il periodo a multare i dipendenti connessi a Facebook nelle ore di ufficio ora si ritrovano a proporre viaggi incentive detox per premiare le risorse migliori che hanno saputo conciliare il lavoro al cellulare.
Chi si occupa di human resources in azienda conferma ci sia un netto miglioramento nei dipendenti che riescono a staccare la spina (l’auricolare e il pollice) perchè sono più concentrati, più produttivi e meno stanchi. Richard Brandson, fondatore del Gruppo Virgin, per 2 ore a settimana obbliga i dipendenti a disconnettersi in orario di lavoro da pc, cellulare e mail per limitare lo stress degli impiegati.
C’è da chiedersi perchè debba arrivare un’imposizione dall’alto per sopravvivere off line dai contatti lontani e relazionarsi con le persone vicine, ritrovarsi alle macchinette del caffè e non in un gruppo su Whatsapp oppure scrivere mail solo quando servono e non mettere in CC tutti secondo il motto “non si sa mai, io intanto te l’ho detto”.
Gli americani sono tassativi e puntano a uno stacco e chiusura totale dei device, gli italiani capeggiati da Alessio Carciofi, fondatore della prima realtà in Italia ad occuparsi di Digital Detox, puntano alla Digital Felix per riprendersi il tempo, l’equilibrio e la rilassatezza di sognare e progettare. Gli argomenti della Digital Felix sono così scontati da essere imbarazzanti eppure tanto importanti da richiedere di essere ribaditi, studiati e seguiti per sopravvivere in un’epoca 4.0.
Il suo cavallo di battaglia sono le 5 R: Rallenta, Riduci, Ridisegna, Riprogramma, Ricarica.
Alcuni suggerimenti dal guru e fondatore della Digital Felix toccano anche l’energy management e il focus management per essere concentrati sul qui e ora. Ma consiglia anche di rallentare in un’epoca frenetica, saper gestire il tempo per essere produttivi, l’importanza del sonno, quello vero che permette di dormire bene, focalizzarsi sul lavoro, lavorare in monotasking, creare dei rituali di inizio e fine giornata e innestare delle routine per dare ritmo e continuità a ogni giorno.
Cosa si potrebbe aggiungere all’elenco?
Suggerirei di utilizzare carta e penna, fare qualche lavoro manuale, evitare di eccedere nelle opzioni per evitare il paradosso della liberà di scelta e decidere quali sono le priorità. Sembra semplice ma giunti al punto di iniziare, servono coach per supportare i pazienti durante la disintossicazione. E nei casi più eclatanti le persone, pur rendendosi conto di questa assuefazione, non vogliono smettere.
Meglio sentire cellulari fantasma che squillano di notte? O avere bisogno di postare foto di ogni cosa? Non saper parlare con chi abbiamo intorno per messaggiare al cellulare, controllare la mail anche fuori dall’orario di lavoro, isolandosi dalle persone pur credendo di essere connessi? Vivere nell’ansia delle cose da fare, sentirsi impegnati ma non concludendo nulla? Eppure in molti pur di non mollare lo smartphone preferiscono tutto questo.
Vivere per chattare o chattare per vivere? Non confondere gli strumenti con gli obiettivi? Le domande sono sempre le stesse, applicate all’ultima addiction dell’homo digitalis. Forse basterebbe conoscersi meglio per capire di cosa si ha davvero bisogno.
In tempi non sospetti mia nonna, che di certo non era un guru della comunicazione, mi consigliava di dormire almeno 8 ore al giorno, di fare una cosa per volta, di mangiare tranquilla che a pagare e morire c’è sempre tempo, di studiare e poi giocare secondo il motto prima il dovere e poi il piacere, di preparare la cartella la sera prima di scuola per non dover correre la mattina ed essere più calma, di non eccedere con le attività dopo cena che poi non avrei dormito bene, di fare una buona colazione la mattina che è il pasto più importante della giornata e che continuando a fare le cose in modo rutinario sarei diventata sempre più brava, perchè con la pratica si impara.
Mia nonna non era un guru della comunicazione, ma forse certe cose le sapeva. E poi, diciamocelo, non ci sono più le mezze stagioni e si stava meglio quando si stava peggio. 😛