A pochi giorni dalla fine degli europei di calcio che hanno visto trionfare i nostri azzurri guidati da Mancini, ripercorriamo la bellissima storia d’amore e condivisione che lega la musica italiana allo sport più diffuso del mondo.
Due mondi apparente lontani, ma uniti da forte passione: non si conosce squadra di calcio, o tifoso, che non abbia un suo inno o una canzone di riferimento, mentre si contano a decine le canzoni pop dedicate a questo antico gioco ed ai campioni che lo hanno reso grande.
Diciamolo senza paura, mai ci saremmo aspettati di vincere ai rigori nello stadio di Wembley, pieno zeppo di tifosi Inglesi che fischiano la nostra nazionale ad ogni possesso palla ed intonano cori quando a dominarci è la squadra inglese, eppure, nonostante lo svantaggio iniziale, la nazionale italiana riesce a tenere testa agli avversari ed a vincere meritatamente.
A fare la differenza non è il puro tecnicismo, o un rigore, ma la determinazione e la passione, capaci di ribaltare qualsiasi risultato negativo e qualsiasi goal subito.
Il gioco del calcio per gli Italiani è una cosa seria, molto più seria di leggi e decreti che regolano la loro vita, più importante di qualsiasi altra cosa.
Quando a giocare è la nazionale, soprattutto partite come quest’ultima, la nazione si ferma: lo raccontano bene e con la loro immancabile ironia Elio e le Storie Tese ne “La terra dei cachi”, ma la verità è che dietro a questo gioco apparentemente stupido di uomini che corrono dietro ad una palla c’è il genio, la creatività dei fuoriclasse, ma anche la passione smisurata di una nazione che corre in campo con i suoi giocatori, ce la mette tutta, prega, ama, si dispera, subisce, si rialza, scatta e fa goal!
Quei fuoriclasse e grandi campioni che in Italia sono venerati come santi, quegli uomini eccezionali, quasi più importanti del Presidente della Repubblica, veri e propri miti che hanno fatto la storia del calcio italiano, come Roberto Baggio, al quale sono state dedicate numerose canzoni (l’ultima è di Antonio Diodato, “L’uomo dietro il campione”), come Francesco Totti, monumento e simbolo della romanità al pari del Colosseo, il capitano per antonomasia, raccontato da Daniele Silvestri ne “La vita splendida del capitano”.
Per non parlare di calciatori come Diego Armando Maradona, veneratissimo non soltanto nel napoletano, e che proprio in Italia toccò l’apice dei successi calcistici, restando mito indiscusso ed al qual sono state dedicate tantissime canzoni, non solo nel nostro paese, ma di cui ci piace ricordare “Maradona y Pelè” dei Thegiornalisti.
Ma in Italia non mancano anche le canzoni dedicate a chi resta in panchina con il cuore in campo, come “L’allenatore” di Gianni Morandi e “La coscienza di Zeman” di Antonello Venditti, che racconta il travagliato rapporto tra l’allenatore e la società giallorossa, ma che sono, in fondo, allegoria della vita stessa e del modo di affrontarla.
Lo sanno bene Luciano Ligabue e Francesco De Gregori, che più volte utilizzano questo gioco per raccontare il modo di rapportarsi alla vita; in particolare lo fanno con due capolavori come “Una vita da mediano” e “La leva calcistica della classe ‘68”.
Chissà quante volte nella vita abbiamo dovuto lavorare sodo ma cedere la palla al compagno di gioco affinché potesse finalizzare e fare il tanto agognato goal, oppure abbiamo sentito la pressione e la paura di tirare quel famoso calcio di rigore, come se la grandezza di un uomo si misurasse in un singolo istante di gloria; e chissà se anche noi, in fondo, non abbiamo dovuto subire “La dura legge del gol” (cantata, anni orsono, dagli 883) perché a mancarci era una squadra che ci sostenesse.
Non ci si deve meravigliare se il gioco del calcio è spesso preso a modello per raccontare la vita, in fondo in quei 90 minuti c’è tutto quello che si può vivere in una esistenza intera: il primo tempo come la giovinezza ed il secondo come la maturità, la sportività, la competizione, la vittoria, la sconfitta, la squadra che ci sostiene, l’antagonista, il ruolo che per forza di cose si deve giocare nella società, i falli che subiremo ma anche quelli che spesso commetteremo, il risultato che sarà la summa dell’impegno e della costanza, ma anche frutto di fortuna ed estro e di quella capacità di saper cogliere l’attimo.
E poi, gli amici, la vittoria, la sconfitta, le “Notti Magiche” passate ad inseguire un goal che non dimenticheremo mai, le stesse raccontate da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato nella loro “Estate italiana”, inno dei mondiali di Italia ’90, oppure le “Luci a San Siro” di Roberto Vecchioni, che ci riporteranno indietro a pensare ad un amore passato che ha segnato un goal dritto al nostro cuore, come nella partita in cui “Eravamo in 100.000” di Adriano Celentano, perché, in fondo, anche la nostra vita si può riassumere nell’ ”Estate addosso” raccontata da Jovanotti:
La musica che soffia via da un bar
Cuccurucu paloma
L’amore di una sera
Gli amici di una vita
La maglia dei mondiali scolorita
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