“Odio l’estate” è l’ultima fatica del leggendario trio composto da Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti. Una pellicola che restituisce al trio i fasti del proprio glorioso passato. Quando si parla di Aldo, Giovanni & Giacomo, si tende sempre a paragonare una loro novità cinematografica con i loro grandi successi come Tre uomini e una gamba, Chiedimi se sono felice o Tu la conosci Claudia?. E questa volta non si rimane delusi. Odio l’estate ha qualcosa di ognuno dei film storici del trio: ti fa pensare, ti fa ridere e alla fine lascia una velatura di malinconia. Nel film si ritrova il solito Aldo fanfarone, il solito Giovanni pignolo e il solito Giacomino perfezionista maniacale con il punto di forza di un affiatamento collaudato e di un’amicizia sincera che dura da sempre, quasi a voler smentire, una volta per tutte, i soliti detrattori, che avevano preannunciato o sperato in un disfacimento del trio. E invece no, Aldo, Giovanni & Giacomo, dopo alcune scialbe prove sono tornati più convinti di prima al cinema, con una sceneggiatura importante, ben scritta, e con un ritorno al passato.
A dirigerli infatti, torna Massimo Venier, il regista dei primi immortali film del trio. Aldo, Giovanni e Giacomo, insomma, sono tornati a fare ciò che riesce loro meglio: raccontare l’amicizia che li lega da decenni attraverso una storia semplice che attinge alle loro esperienze personali. Semplicità che forse è la chiave del loro successo. Quando sono semplici, ma non semplicistici, il trio funziona. E’ dalla semplicità che il trio trae linfa per i propri film. Il trio dunque, torna a ciò che sa fare meglio: raccontare con spontaneità una rassicurante e affettuosa amicizia. Il grande ritorno di Aldo Giovanni e Giacomo non ha deluso e infatti gli incassi sono stati altissimi, ben oltre i 20 milioni di euro: risultati che li riportano ai fasti d’un tempo. Un film divertente, fresco, gioioso, con tutto il sapore dell’estate e di quelle atmosfere leggere e sognanti che spesso si accompagnano alle vacanze estive. La sceneggiatura è ben fatta. Le spiagge sono incantevoli. Il regista è stato bravo a miscelare nelle giuste dosi i tre personaggi molto diversi nella caratterizzazione, inconciliabili sembrerebbe fra di loro e con le rispettive famiglie, eppure con lo scorrere del film si crea un filo sempre più forte fra i vari personaggi e si crea spazio per tante gustose risate, situazioni comiche nelle quali molti di noi si immedesimeranno.
Ma non è solo un film comico, c’è anche la solidarietà e l’amore tenero e pulito che coinvolge in parte gli adulti ma soprattutto i giovanissimi di questa storia, figli delle coppie protagoniste. Un film che esalta l’umanità della gente comune che spesso vive chiusa a riccio, dimostrando che basta aprirsi agli altri per essere più felici. Le mogli dei tre protagonisti (Lucia Mascino, Carlotta Natoli e soprattutto l’irresistibile Maria Di Biase) non sono affatto in secondo piano, reggendo bene la scena con divertenti caratterizzazioni. Giovanni e Giacomo sono veramente esilaranti nella loro incapacità a trovare il ruolo di bravo genitore, ma un gradino in più se lo ritaglia Aldo Baglio, personaggio poliedrico, eterno Peter Pan, capace di impazzire per il concerto di Massimo Ranieri, felice con un cuore bambino, che forse è questo il segreto della felicità, una felicità da vivere e far vivere necessariamente a coloro che lo circondano, anche a costo di nascondere il terribile segreto di una grave malattia. Insomma tantissime risate a cuor leggero, ma anche motivi di riflessione sui problemi di coppia e sulla costante ricerca di felicita’. “Sono fatti così”, come dice la canzone che li accompagna, e seguire le loro avventure è fare una passeggiata verso casa con i compagni di sempre di cui conosciamo vizi e virtù, debolezze e tormentoni.
Questa volta si aggiungono alla storia alcuni elementi di contemporaneità che rendono i loro personaggi riconoscibili non solo nei manierismi cui ci hanno abituati, ma anche nelle preoccupazioni della nostra epoca: un’attività di famiglia che chiude, un figlio sempre attaccato all’IPad, una società in cui le regole sono inesplicabilmente a volte ferree, a volte flessibili. Tante le autocitazioni della coppia: la partitella in spiaggia, le schitarrate di sottofondo (la musica è di Brunori Sas ma ci sono anche Bruno Martino e Vinicio Capossela), le trasferte in macchina in quell’Italia estiva che si snoda lungo l’autostrada come grande equalizzatore, inseguendo una geografia impossibile. Impeccabile anche il maresciallo interpretato da Michele Placido, il quale ha un ruolo delizioso che fa leva sui suoi impeccabili tempi comici. Nessuno in questo film è stupido o demenziale, pur nell’esagerazione comica, nessuno è troppo lontano dal vero, dal doloroso e dall’umanamente fragile. Il finale triste, lascia l’amaro in bocca, perché il trio e la puntualità della regia, ti porta ad immedesimarti con i tre teneri protagonisti e condividere emotivamente con loro gioie e dolori. Ma in fondo questa è la vita, la nostra vita, descritta da un trio che dimostra quanto ancora hanno da dirci, e che è ancora grado di regalarci splendidi squarci di poesia e rassicuranti antidoti agli squallori del presente.