Quante volte leggendo un libro abbiamo rappresentato nella nostra mente le immagini della storia che stavamo vivendo da lettori?
E’ una sensazione comune, a volte più leggera, talvolta più travolgente, ed improvvisamente ci ritroviamo ad immaginare volti, abiti, movenze e cattive abitudini dei più svariati personaggi e a vederli muovere in mondi disegnati solo dalla nostra fantasia.
Se questo accade a noi “comuni mortali”, come può non accadere ad un regista cinematografico, che di immaginazione si ciba ogni giorno, rendendo tangibili individui e situazioni totalmente inventati.
Ed è così che un regista decide di dar vita ad una pellicola tratta da un libro: opere di ogni genere vengono trasportate sul grande schermo e trasformate, a volte più fedelmente, a volte meno, in film che metteranno lo spettatore davanti all’arduo compito di decidere se è meglio la carta o la pellicola.
I film da citare sono tantissimi, ma qui vi lascio solo qualche suggerimento.
Uno ci arriva dal lontano 1955, da uno dei registi più amati, discussi e studiati del mondo, Stanley Kubrick, con il suo poliziesco “Rapina a mano armata”. E’ la storia di Johnny che, uscito dal carcere, mette a punto un minuzioso piano per una grossa rapina in un ippodromo che frutta due milioni di dollari. Quest’opera portò la critica americana a parlare di Kubrick come un secondo Orson Welles. Il film, dal ritmo incalzante e forte suspense, è stato tratto dal romanzo “Clean Break”, dello scrittore Lionel White.
Arrivando a tempi più vicini a noi, c’è il film “Chocolat” (2000), del regista svedese Lasse Hallström, che narra la storia di Vianne, esperta nel preparare cioccolatini e di sua figlia Anouk, giunte in un piccolo villaggio francese, ancora un po’ arretrato, dove la donna apre un peccaminoso negozio di cioccolata che risveglia gli appetiti repressi degli abitanti della cittadina; tratto dal romanzo omonimo della scrittrice Joanne Harris.
Del 2006, il film autobiografico “Guida per riconoscere i tuoi santi”, del regista americano Dito Montiel, autore anche dell’omonimo romanzo del 2003, da cui poi ha realizzato questa pellicola. Dito Montiel è un giovane scrittore che vive lontano da New York, dove è cresciuto. La madre lo richiama a casa perché il padre è malato e Dito dovrà, quindi, affrontare il rapporto conflittuale con lui, la sofferta storia d’amore con Laurie e i fantasmi dell’estate dell’86.
Sempre del 2006, ma dai toni decisamente più leggeri, c’è la commedia “Il diavolo veste Prada” di David Frankel, che racconta la storia di una giovane assistente neolaureata (Anne Hathaway) al servizio della crudele direttrice (Meryl Streep) della più importante rivista di moda al mondo; la pellicola è tratta dal romanzo omonimo della scrittrice Lauren Weisberger, che in passato è stata realmente l’assistente personale di Anna Wintour, direttrice della bibbia della moda, la rivista Vogue America.
“Mangia prega ama” (2010) diretto da Ryan Murphy, invece, è un film basato sul libro autobiografico di Elizabeth Gilbert “Mangia, prega, ama – Una donna cerca la felicità”: è la storia di una scrittrice di successo, che lascia la sua agiata ma triste vita, per andare alla ricerca di se stessa, attraverso il cibo in Italia, la meditazione in India ed, infine, l’amore in Indonesia. La parte dedicata all’Italia è un mix di luoghi comuni dove la presenza di Luca Argentero serve solo a rappresentare le bellezze del luogo, senza riuscire a salvare l’immagine di noi all’estero.
C’è anche l’italiano “La scoperta dell’alba” del 2013, tratto dall’omonimo romanzo del politico Walter Veltroni; il film è scritto, diretto ed anche interpretato dalla regista e attrice Susanna Nicchiarelli; siamo nel 1981 e il professor Mario Tessandori viene ucciso da due brigatisti, muore tra le braccia di Lucio, suo amico e collega, che poco dopo scompare; siamo nel 2011 e Caterina, figlia di Lucio, dalla vecchia casa al mare messa in vendita, chiama per scherzo la casa di città della sua infanzia e inspiegabilmente le risponde una voce di bambina. E’ il film che consiglio più di tutti.
Dopo la commedia, il poliziesco ed il dramma, chiudo con un film per ragazzi: “Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali” del 2016, ultimo capolavoro del visionario regista Tim Burton. E’ l’adattamento cinematografico del romanzo “La casa per bambini speciali di Miss Peregrine” del giovane scrittore americano Ransom Riggs e racconta la storia di Miss Peregrine, un’eroina dark che protegge un gruppo di bambini dotati di strani poteri, anzi, speciali “peculiarità”, e tra loro un giorno arriva anche Jake, per salvarli da inquietanti nemici.
Questi sono solo alcuni esempi di stimoli che grandi artisti dell’immagine hanno ricevuto avvicinandosi alla lettura di opere di grandi artisti della parola, ma io credo fortemente che, a prescindere dallo strumento, sia esso film, libro, note musicali o pennellate su una tela, l’importante nella vita sia riuscire a tenersi stretta la capacità di immaginare, fantasticare, di ritrovarsi in un personaggio e di appassionarsi alle sue scelte, che a volte, possono anche condizionare le nostre, perché come dice lo scrittore Daniel Pennac
“Un libro ben scelto ti salva da qualsiasi cosa, persino da te stesso”.