Nei giorni in cui, con il mio amico e socio Ivan Zorico, ragionavamo sulla tematica di questo numero e decidevamo per la “Pet economy”, stava passando in TV uno spot dell’ennesimo SUV, che cominciava con una coppia in partenza che sistema sui sedili posteriori della propria auto tre peluche e lasciava gli sportelli aperti.
Adesso, tutti noi – o almeno la maggior parte – ci saremmo aspettati che su quei sedili posteriori si andassero a posizionare altrettanti bambini ma, ed è qui la sorpresa dello spot, quelli che vediamo correre per salire a bordo della macchina sono tre cani di diversa taglia e razza.
Lo spot della nuova Volkswagen Tayron, non lo nascondo, mi ha lasciato, se non proprio l’amaro in bocca, quantomeno perplesso. Credo che si tratti di una fotografia reale e abbastanza impietosa, per chi vuole leggerla in profondità, della nostra società contemporanea.
La prima cosa che questa fotografia cattura è l’interesse, per il mondo del marketing, del fenomeno DINKs (Double Income No Kids), ossia le coppie che hanno due stipendi ma non hanno figli. Un trend globale in crescita, sviluppatosi anche in Italia in concomitanza con il calo della natalità.
In secondo luogo, la crescita della Pet economy riflette una trasformazione sociale profonda.
Ma vediamo qualche numero.
Come spesso – ma non troppo, in verità – ci raccontano i media, negli ultimi anni l’Italia ha assistito a un’esplosione della Pet economy, con una spesa per gli animali domestici che ha superato quella per i figli. Nel 2023, il mercato degli animali da compagnia ha generato oltre 3 miliardi di euro, trainato principalmente da alimenti per cani e gatti, accessori e cure veterinarie.
La popolazione di animali domestici ha raggiunto i 65 milioni, con un incremento significativo di cani e gatti, riflettendo il fenomeno dell’“umanizzazione” dei pet. I costi annuali per il mantenimento di un animale oscillano tra 600 e 2.000 euro, con una crescente preferenza per prodotti premium e naturali. Questo trend è sostenuto anche da incentivi come il “Bonus Animali Domestici”, che offre detrazioni fiscali sulle spese veterinarie.
Parallelamente, l’Italia vive un inverno demografico sempre più grave. Nel 2024 sono nati solo 370.000 bambini, con un tasso di fertilità di 1,18 figli per donna, tra i più bassi in Europa. La popolazione femminile in età riproduttiva è diminuita drasticamente negli ultimi decenni, passando da 14,3 milioni nel 1995 a 11,4 milioni nel 2025. Le cause del calo delle nascite non sono solo economiche, ma includono fattori culturali e professionali: molti giovani rinviano o rinunciano alla genitorialità per timore di compromettere la carriera o per difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia.
Anche se il divario di costi fra il crescere un figlio o un cane è ancora abbastanza accentuato, per mantenere un bambino nei suoi primi 12 mesi di vita il costo complessivo può variare da un minimo di 7.431,58 euro fino a un massimo di 17.585,78 euro (fonte: Federconsumatori).
Mentre crescere e mantenere un cane può arrivare a 1.562 euro all’anno, secondo un’indagine di Altroconsumo del 2021.
Il fatto che in Italia, l’anno scorso, si sia speso “complessivamente” più per gli animali domestici che per i figli è qualcosa che non può e non deve lasciarci indifferenti, e dovrebbe farci riflettere.
Come ho affermato sopra, secondo me, la crescita della Pet economy riflette una trasformazione sociale profonda. Gli animali domestici diventano sempre più centrali nelle famiglie italiane, spesso sostituendo il ruolo tradizionale dei figli.
E credo che questo fenomeno evidenzi una crisi demografica che non è solo numerica, ma anche culturale: mentre la spesa per i pet aumenta, la natalità continua a calare. L’inverno demografico rappresenta una sfida strutturale per il futuro economico e sociale del Paese, mentre la Pet economy sembra rispondere a un bisogno di affetto e compagnia che la genitorialità non riesce più a soddisfare.
È per provare a riflettere su queste questioni – che riguardano tutti noi, che abbiamo figli o meno, animali domestici o no – che abbiamo deciso di dedicare questo numero al fenomeno della Pet economy, parlandone alla nostra maniera e cercando di esercitare quel pensiero critico che ci contraddistingue.
E tu cosa ne pensi della Pet economy in crescita e della natalità in decrescita?
Pensi siano due fenomeni correlati, oppure no?
Faccelo sapere nei commenti.
Buona lettura.