Ivan Zorico (348)
Ogni anno, milioni di persone, vengono in Italia da ogni parte del mondo attirati dai nostri bellissimi paesaggi. Paesaggi fatti di lunghe distese di sabbia, di mare cristallino e di vette che sembrano sfiorare il cielo. Vengono per ammirare i nostri monumenti ed i centri storici che parlano di vite passate e dove si è fatta (e non è eufemismo) la storia. Vengono anche per lasciarsi coccolare dal nostro saper vivere e per godere del nostro bel clima mediterraneo.
Nel mondo, insomma, c’è molta richiesta di Italia. E per fortuna non solo riferita al settore turistico, ma anche a tutti quei prodotti di grandissima qualità che da sempre ci distinguono rispetto alla concorrenza e che sono portatori di valori (a seconda del prodotto) di genuinità, eleganza e raffinatezza. Prodotti nati dalle mani sapienti di artigiani, produttori ed artisti che si tramandano, di generazione in generazione, le tipicità della nostra cultura. Manodopera che, da sola, è sinonimo assoluto di garanzia e pregevolezza. Ed è proprio grazie a questa richiesta che molte imprese italiane stanno riuscendo a fronteggiare questi anni di crisi. Già perché con un mercato interno ormai bloccato e stagnante come il nostro, l’unico sbocco che le nostre aziende hanno per fare ancora un fatturato di rilievo, è l’estero. Esportano il cosiddetto Made in Italy. E sotto questa denominazione c’è tutta la qualità di cui ho parlato poc’anzi ed anche tutta la nostra storia. C’è il nostro mare ed i nostri colori. Ci sono le tante genti che hanno attraversato, nel corso dei secoli, il nostro stivale e c’è tutta la nostra inventiva. Un settore in cui tutto questo si verifica è, indubbiamente, quello della moda e del lusso. I nostri stilisti sono da sempre i più affermati ed i loro abiti sono indossati dal jet-set internazionale. Paesi ormai alla ribalta, come Cina e Russia, amano in maniera totale le linee dei nostri stilisti ed apprezzano i ricami dei nostri artigiani. Ma non c’è solo la moda. Un altro grande settore la cui qualità è riconosciuta in tutto il mondo è quello dei alimentare. La nostra cucina, d’altronde, è un vero e proprio fiore all’occhiello. Ed è una verità che ha oltrepassato i confini nazionali ormai da tantissimo tempo. Tutto ciò ha
ovviamente del positivo. Annualmente milioni di prodotti italiani, come il parmigiano, la pasta ed il vino (solo per citarne alcuni),
sono distribuiti nei supermercati dei vari angoli del mondo e vanno ad impreziosire le tavole di tutti quei consumatori che vogliono gustare prodotti di elevata qualità. Si parla di un fatturato complessivo di svariati miliardi di euro e, ovviamente, del
lavoro di tantissime donne e uomini. Immagino che leggendo queste righe vi starete chiedendo: come mai è tutto così bello? E in effetti c’è qualcosa che non va. Quello che magari non sapete è che, ogni anno, solo nel territorio europeo, perdiamo qualcosa come 26 miliardi di euro. E se estendiamo questi valori a tutto il mondo arriviamo a quasi 60 miliardi di euro. E adesso vi starete chiedendo: come è possibile? La risposta è semplice ed ha il nome di contraffazione. E sono altrettanto semplici le motivazioni che spingono le aziende straniere a camuffare i loro prodotti facendoli passare come di origine italiana. Infatti è indubbio il vantaggio competitivo che le imprese estere hanno, rispetto ai loro competitor, dall’inserire sui loro prodotti un’etichetta che rimanda ai colori del nostro paese. I consumatori, tra due prodotti, magari anche dello stesso prezzo, sceglieranno sicuramente di acquistare quelli che riportano l’immagine del Made in Italy, anche se non hanno alcun collegamento con il nostro sistema produttivo ed i nostri standard di qualità.
Per chi di voi mi legge (e ringrazio) dall’inizio di questa avventura editoriale, so che vi ho abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno partendo, però, dalla metà vuota. In questo caso ho invece voluto raccontarvi di una eccellenza italiana (bicchiere mezzo pieno), come il settore agroalimentare, mostrando successivamente anche le crepe che lo circondano (bicchiere mezzo vuoto). E l’ho fatto perché, a pochi mesi dalle elezioni europee, che storicamente non hanno mai entusiasmato i cuori degli elettori, sarebbe bello sapere cosa stanno facendo i nostri europarlamentari per difendere i nostri prodotti, e le nostre aziende, dalla concorrenza sleale che quotidianamente devono subire. Basterebbe far approvare una legge che obblighi tutte le aziende, che insistono sul territorio europeo, ad inserire sulle etichette l’origine e la provenienza dei prodotti alimentari ed anche delle materie prime utilizzate. Lo dico perché dobbiamo rammentare che se è vero che eleggiamo dei rappresentanti affinché facciano i nostri interessi, è altrettanto vero che dobbiamo anche informarci per poter chiedere i risultati delle loro azioni, avendone cognizione di causa. Dice uno spot istituzionale (in programmazione sulle emittenti generaliste ormai da qualche tempo) che di Europa si deve parlare. Alla luce di quanto detto, aggiungerei anche Fare.