Ivan Zorico (353)
La figura professionale del Sommelier è da sempre vista come portatrice sana di competenza, eleganza ed un pizzico di magia. Già perché abbiamo tutti negli occhi l’immagine di questo professionista che, con degli apparenti semplici piccoli sorsi dati ad un calice di vino, riesce ad illustrarne le caratteristiche e ad intuirne sagacemente tutte le sfumature. Ma, non solo. La vera magia si estrinseca nella capacità di trasportare il cliente proprio lì, dove quel vino è stato prodotto. Attraverso la sua narrazione, ci sembra quasi di fare la conoscenza del produttore, di respirare l’odore della terra e di essere accarezzati sul viso dallo stesso flebile vento che, dolcemente, ha lambito il vigneto. Insomma, il sommelier professionista è capace di farci vivere un’esperienza sensoriale, che va ben oltre la semplice degustazione e che possiamo definire: emozione.
Per conoscere più da vicino questa figura professionale abbiamo intervistato un giovane sommelier professionista, Riccardo Oliva, che da anni esercita la professione, attraversando un po’ tutto il mondo.
Ciao Riccardo, presentati ai nostri lettori.
Ciao a tutti, sono Riccardo Oliva, ho 30 anni e sono originario di Giaveno, in provincia di Torino.
Sono un sommelier professionista da otto anni, ossia un esperto di vino con ruolo manageriale all’interno di una struttura alberghiera, in grado di gestire gli acquisti di vino, creare profitti sulla vendita di alcolici e gestire una brigata di sala all’interno di un ristorante.
Raccontaci un po’ la tua storia professionale e, soprattutto, il percorso formativo.
La carriera ha inizio molto giovane, nel 1998, come cameriere in un ristorante della mia città natale, assunto come apprendista durante il fine settimana o durante i tre mesi estivi di vacanza.
Nel 2005, a seguito del diploma al liceo scientifico, con sperimentazione linguistica in inglese e francese, ho deciso di iscrivermi all’università di design a Torino, con progettazione di esterni di auto (car design).
Dopo il primo anno di studi però, data l’imminente crisi automobilistica, decido di intraprendere un viaggio negli Stati Uniti per poter trovare delle opportunità lavorative e, ad Aspen in Colorado, mi appassiono al ruolo di sommelier. Tornato in Italia, decido così di iscrivermi all’AIS (Associazione Italiana Sommelier) Piemonte e di frequentare il percorso formativo a Torino, trovando anche un impiego al ristorante dell’Hotel “Castello di Santa Vittoria”, 4 stelle, a Santa Vittoria d’Alba (CN).
L’estate 2007 mi vede impegnato, per la stagione estiva, all’Hotel “Biodola”, 5 stelle, all’Isola d’Elba, dove proseguo il secondo anno del corso da sommelier.
Nell’inverno successivo intraprendo il terzo anno AIS a Torino, prestando anche servizio presso il ristorante “All’Enoteca” a Canale (CN), 1 stella Michelin, come apprendista sommelier.
Finalmente a Marzo 2008 conseguo il diploma professionale in sommelier e, conseguentemente, decido di richiedere un permesso lavorativo VISA per studenti e di ritornare al ristorante di Aspen, dove la mia passione dei vini era sbocciata nel 2006, per mettere in pratica le competenze acquisite durante gli anni di formazione.
All’inizio del 2010 riparto per l’Europa, destinazione Londra, al ristorante “Locanda Locatelli”, 1 stella Michelin, collaborando ed imparando da due sommelier professionisti, quali Virgilio Gennaro e Loris Propedo: fin d’ora ancora i miei più validi maestri in materia. Con loro si susseguono degustazioni e corsi di approfondimento, sia nell’ambito degli alcolici che nella fabbricazione di cocktail.
A inizio 2011 mi trasferisco però sulla Costa Azzurra, a Cannes, con il desiderio di rimanere in Francia qualche anno e collaborare con i sommelier francesi, da tempo considerati i massimi esponenti mondiali dell’enologia. Dopo aver vissuto varie esperienze lavorative, che mi hanno visto lavorare anche al ristorante 3 stelle Michelin, “Guy Savoy” di Parigi, trovo l’occasione che aspettavo da tanti anni: un progetto appassionante in un ristorante 2 stelle Michelin, “Les Morainieres”, a Jongieux, proprio in Savoia, neanche troppo lontano dalle mie origini professionali a Torino.
Quando e come hai capito che questa tua passione potesse diventare un lavoro a tutti gli effetti?
Certamente la mia passione è nata durante il mio primo viaggio negli Stati Uniti, ma posso tutt’oggi affermare che Londra, e il locale dove ho lavorato, sono stati essenziali alla mia formazione e che da quell’esperienza non ho potuto che trarre delle immense conoscenze.
Cosa consiglieresti a chi, come te, vorrebbe intraprendere questa professione?
Posso dire che durante questi otto anni intensissimi, trascorsi tra Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia e Svizzera, ho potuto imparare molto da colleghi ed amici, senza mai perdere il fervore che c’è in me e la passione che mi porta ogni giorno a migliorarmi, sia come persona che come professionista.
Quindi, a tutti coloro che intendono oggigiorno intraprendere questa professione, consiglio di non perdersi mai d’animo, di imparare a coltivare le proprie passioni, sapere aspettare anche tanti anni prima di poter raggiungere un traguardo preposto e non essere mai sazi di quello che si fa quotidianamente. Soltanto tramite valori quali l’amicizia, la generosità e la stima del prossimo, potremo rimanere per sempre umili e poter così imparare da grandi maestri, quali per me i sommelier.
Senza dimenticare un grande segreto: viaggiare per scoprire nuovi orizzonti!
Da queste parole si può desumere una grande verità: la passione muove il mondo. E Riccardo è appunto un esempio che si può fare della propria passione, un lavoro. Basta crederci, volerlo tanto ed insistere. Non importa pertanto quale sia il campo d’azione, l’importante è perseguire con tenacia i propri obiettivi. E, riprendendo in parte le parole di Riccardo, può essere utile viaggiare (che non significa andare in vacanza, ma conoscere nuovi mondi) sperimentare e mettersi alla prova, per trovare la propria strada.