Essere lucidi non è operazione facile. Essere ancorati al presente non è un compito semplice. Avere visione non è esercizio agevole. Queste tre espressioni sono vere sempre e lo sono ancor di più in un momento, e in un mondo, completamente stravolto da una pandemia, iniziata mesi fa, e la cui fine si fatica a vedere.
Sentirsi destabilizzati è la più ragionevole delle reazioni. Vale sia per chi un lavoro ce l’ha (i timori per una recrudescenza della crisi, o in generale per un futuro incerto, hanno fatto crescere i depositi bancari durante il lockdown e non solo, sia per i privati che per le imprese) e, neanche a dirlo, per chi un lavoro l’ha perso o è messo fortemente a rischio. Per non parlare poi delle ripercussioni psicologiche che gli effetti della pandemia porta inevitabilmente con sé.
Quella che stiamo vivendo è una partita – un round – tra le più difficili che abbiamo mai vissuto. Sono ormai decenni che noi occidentali non dobbiamo preoccuparci di malattie capaci di causare milioni di morti, che non dobbiamo fare troppi sforzi per procurarci del cibo e che non abbiamo a che vedere con le guerre.
Eppure, se quello che abbiamo detto è vero – e lo è – dobbiamo riuscire a fare della lucidità, del “qui e ora” e della visione i nostri punti fermi.
Lucidità.
Vivere pensando che il Covid-19 faccia le valigie e tolga presto il disturbo è un’utopia. Come lo è, o lo è stato, immaginare che dopo l’estate questo virus non facesse quello per cui è nato: propagarsi. Molta dell’insoddisfazione e della frustrazione che stiamo vivendo oggi è proprio figlia di questa falsa aspettativa. Per cui restiamo lucidi, prendiamone atto ed accogliamo la situazione che stiamo vivendo.
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Quella che stiamo vivendo è una partita – un round – tra le più difficili che abbiamo mai vissuto sotto tutti i punti di vista: economico, sanitario e sociale. In questo contesto i progetti relativi ai fondi europei del recovery fund potranno e dovranno essere un volano di crescita e di rinnovato benessere.
Qui e ora.
Cosa posso fare oggi per migliorare la mia giornata lavorativa e personale? Quale abitudine potenziante (anche piccola) posso inserire da subito nella mia vita? Cosa mi può rendere migliore del giorno precedente? Poche chiacchiere: in un momento come quello che stiamo vivendo, bisogna essere pratici. Non impiegare le energie in pensieri logoranti: “se le cose fossero andate diversamente”; “se non ci fosse stato questo virus, allora avrei potuto…”. I movimenti sono limitati ed il contesto intorno a noi è cambiato; ricordiamoci che il digitale ci offre opportunità incredibili. Cogliamole: formazione e opportunità di crescita sono a portata di click.
Visione.
La pandemia ha accelerato trend e dinamiche che in condizioni normali ci avrebbero messo anni a vedere la luce. L’Europa si è ricompattata e, nel mezzo della crisi, ha mostrato quel lato del volto “sociale” che troppo spesso è stato oscurato da quello “burocratico”. È stato varato il cosiddetto recovery fund, un piano d’aiuti di 750 miliardi di euro dei quali oltre 200 sono destinati al nostro Paese. A partire dai prossimi mesi arriveranno i primi fondi che saranno destinati a progetti relativi a sanità, ambiente, formazione, digitale e infrastrutture. C’è chi l’ha paragonato al Piano Marshall e c’è chi invece ne ha sottolineato le differenze, fatto sta che gli anni a venire saranno fortemente interessati da cambiamenti del modo di fare business e di vivere.
Non stiamo a guardare.
A guardare le risorse a disposizione e i cluster nei quali saranno impiegate, c’è quindi da poter scorgere quantomeno un barlume di speranza. Ma attenzione, non dobbiamo stare alla finestra ed aspettare che ci arrivi l’aiuto salvifico dell’Europa o del Governo. Non funziona così. Quelle potranno essere al massimo delle opportunità per fare impresa o per decidere di lavorare in settori in crescita.
Quello che dobbiamo fare è essere consapevoli, vivere il presente e costruire passo dopo passo il nostro prossimo futuro. Non attendiamo tempi migliori per fare la prima mossa. Il momento, come sempre, è adesso.
Ivan Zorico
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