“Siamo nel ventitreesimo secolo e la tecnologia sulla Terra ha fatto passi da gigante (come è lecito aspettarsi). Gli Stati Uniti della Terra ed il pianeta tutto, sono scossi da una misteriosa forza preponderante che un mese prima degli eventi ambientati nel gioco aveva distrutto con estrema semplicità un intero avamposto spaziale. Parte una missione di ricognizione ma questa non ha esito positivo: la navicella viene distrutta inesorabilmente da una forza aliena soverchiante. La triste conferma è agghiacciante: la Terra è minacciata…Un manipolo di navette ed un pilota dovranno servire per portare a termine una missione suicida per salvare l’umanità” [cit]
E’ la trama di remote life, videogioco che ha spopolato nel 2019 che come da tradizione dei videogames, individua il miglior pilota del pianeta (il giocatore) per spedirlo allo sbaraglio con l’obiettivo di distruggere tutto ciò che si muove.
In remote life c’è una guerra in atto, il pianeta è in pericolo, l’umanità va salvata, il giocatore è l’eroe che dovrà uscirne vincitore.
Dite la verità, non vi sentite anche voi come se stesse da troppo tempo intrappolati in un videogioco provando la stessa frustrazione di quando dovete ripetere per l’ennesima volta lo stesso livello perché non riuscite ad andare avanti?
Da circa un anno abbiamo messo la nostra vita in pausa, a tratti prendiamo la nostra ora d’aria quando con il cambio di colore si riesce a fare qualche km in più o una passeggiata, per poi ritornare in quella che è la nostra quotidianità che per alcuni sta diventando una prigione: le quattro mura domestiche.
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A distanza da un anno dal primo lockdown, siamo ancora qui a confrontarci con chiusure più o meno generalizzate e con abitudini di vita e di lavoro che fatichiamo ancora a fare nostre. Ecco i nostri suggerimenti per la vostra remote life.
Una situazione assurda, vicina al paradossale specialmente per una generazione abituata a viaggiare, a non avere limiti negli spostamenti e nelle scelte, che si ritrova a vivere e a fare qualsiasi cosa da fermi, sempre nella medesima posizione.
La nostra dinamicità soppiantata dalla staticità, il nostro continuo moto bloccato dal divieto, la nostra apertura frenata dalla chiusura.
Se ci si ferma davvero a pensare lucidamente a come stiamo vivendo, un brivido percorre la schiena perché per quanto può essere comodo avere tutto a disposizione in un click, collegare il mondo in tempo reale, avvicinare le distanze; resta comunque una vita in remoto, ferma sulla stessa sedia, chiusa nella stessa casa.
Eppure passano i giorni e sembra come abituarsi alla nuova normalità quella fatta di smart working e di DAD.
Se avessimo utilizzato questo acronico qualche anno fa avremmo sentito solo eeeeee? Cosa???? Che vuoi dire? Adesso neanche più spendiamo le parole per definirla didattica a distanza, questo è ciò che significa piano piano, abituarsi alla nuova normalità.
Le conversazioni di quest’anno si riassumono in Mi senti? Riesci a sentirmi? Attenzione hai il microfono in mute? Mi vedi? I nostri sensi messi in discussione: un udito sviluppato a percepire “noice” di sottofondo, lunghe chiacchierate fatte in solitario per aver dimenticato di accendere il microfono, video di facce sconvolte in ogni angolo di casa che vagano nella rete.
E’ la remote life quella che nemmeno nei film di fantascienza o nei videogames avremmo immaginato di vivere in prima persona. Solo che questa volta, però, il joystick non è nelle nostre mani, non ci siamo noi a tentare di superare gli ostacoli ed arrivare a meta, questa volta noi siamo nel gioco, e qualcuno per noi ne sta muovendo i tasti.
Superiamo ostacoli quotidiani fatti di distanze tra amici e parenti, l’assenza di viaggi, la mancanza di socialità, lontani da chi ci sta a cuore, vivendo separazioni non decise; la cosa triste è che ci stiamo abituando a non superare il livello, a ripetere lo stesso momento più e più volte.
Dobbiamo evitarlo, dobbiamo riacquistare gli spazi persi anche solo ricordandone le emozioni e i piaceri che lo stare insieme e le piccole cose ci fanno provare, la nostra vita è stata messa in pausa, e anche se il nostro eroe sembra essere bloccato sempre allo stesso stadio la verità, è che bisogna reagire e puntare alla meta.
Mentre Remote Life è solo un gioco, quella che necessariamente dobbiamo riprendere a vivere è la nostra vita. Sì è vero anche qui c’è una “guerra” in atto, il pianeta è in pericolo, l’umanità va salvata, e anche qui il giocatore è l’eroe che dovrà uscirne vincitore, non in un gioco ma nella vita reale anche se sarà diversa, anche se sarà nuova.
Nella novità, spesso, si nasconde l’opportunità di vedere le cose con occhi nuovi, l’importante è spalancarli nuovamente al mondo della socialità e non tenerli chiusi nell’individualità per arrivare a leggere presto la parola GAME OVER.
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