“Ricominciamo” è un brano del 1979, interpretato da Adriano Pappalardo, che urla il desiderio di rinascita di un rapporto d’amore dopo una grande crisi ed esprime in modo palese la necessità di ricominciare.
Ma cosa c’entra un brano musicale di più di quarant’anni fa con la crisi dell’industria musicale al tempo dell’epidemia da Covid-19?
Apparentemente nulla, ma mi è venuto in mente perché non conosco amore più grande e duraturo di quello per la musica, non ricordo un giorno della mia vita senza musica, eppure questo idilliaco rapporto è andato in crisi nel momento in cui sono entrati in vigore i divieti per contrastare il contagio e la voglia di riavvolgere il nastro di questo periodo surreale cresce di giorno in giorno, in maniera esponenziale, così come il desiderio di ricominciare da dove ci si è fermati, proprio come quando non si riesce ad accettare che un amore sia finito.
Con il decreto del 4 marzo 2020, come me, tantissimi operatori dell’industria musicale hanno dovuto interrompere le proprie attività, nessun pubblico, nessuna possibilità di organizzare e promuovere concerti dal vivo, manifestazioni, eventi e spettacoli di nessun tipo, con gravi conseguenze soprattutto dal punto di vista occupazionale.
Il fermo non riguarda soltanto musicisti e performer, ma investe tutti i campi del variegato e ramificato mondo di lavoratori dello spettacolo, dai titolari ed i dipendenti di esercizi commerciali che vendono prodotti musicali, a quelli che lavorano in tutti i locali in cui si fa musica live, passando per tecnici e fonici delle sale di registrazione, fino ad arrivare agli operai, macchinisti e scenografi degli spettacoli dal vivo.
Un esercito tra le 300.000 e le 380.000 persone che, al momento, non stanno lavorando e che per un bel po’ di tempo non lavoreranno, parallelamente alle perdite di fatturato dell’intero comparto.
Assomusica, l’associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo, ha stimato che, fino alla fine della stagione estiva, le perdite per questo fermo forzato ammonteranno a circa 350 milioni di euro, solo settore del live mentre, se si considera anche l’indotto, le perdite potrebbero arrivare a circa 600 milioni di euro.
Stime che si avvicinano parecchio alla realtà e che potrebbero peggiorare col protrarsi dell’emergenza sanitaria ed i conseguenti divieti di tutte le manifestazioni che prevedono la presenza di un pubblico, basti pensare che l’intero comparto musicale vale quasi cinque miliardi di euro, ed occupa oltre 169 mila persone (Fonte: Italia Creativa).
A questa situazione drammatica, bisogna poi aggiungere i danni connaturati alla mancata riscossione dei diritti d’autore, che SIAE stima intorno ai 200 milioni di euro ed il crollo delle vendite di CD e vinili diminuite, secondo FIMI, del 70% tra marzo ed aprile, così come gli incassi derivanti dal digitale, diminuiti a causa dell’impossibilità di presentare nuovi prodotti sul mercato, che potrebbe valere oltre 100 milioni di mancati ricavi nel 2020.
Numeri impressionanti che ben delineano la situazione catastrofica in cui versa il comparto, gravato anche da una grossa crisi di liquidità, che merita maggior attenzione da parte del Governo.
La necessità di tutelare lavoratori ed aziende, ha spinto le associazioni dell’intera filiera musicale, AFI, Anem, Assomusica, FEM, FIMI e PMI, a firmare un documento congiunto di proposte complete, per evitare la situazione di crisi profonda in cui versa la musica.
Dieci punti per dieci proposte che affrontano da tutti i punti di vista il problema e suggeriscono azioni concrete, un mix di reintegrazioni in denaro per coprire in parte le perdite subite, tramite il “fondo emergenze” istituito dal Decreto Cura Italia e la sospensione dei tributi dovuti tramite un meccanismo di rateizzazione pluriennale, unito al ribasso dell’IVA a 4% ed all’estensione della tax credit per le opere musicali, insieme ad un ristoro economico anche per quei lavoratori con contratti atipici o precari, che non rientrano nel “reddito di emergenza”, ma anche proposte di rilancio del comparto come un bonus cultura per le famiglie, che incentivi la spesa, insieme all’apertura di un tavolo tecnico di confronto che definisca le modalità di ripresa delle attività live, ma soprattutto, tempi certi di ripresa delle attività, al fine di poter attuare un’adeguata programmazione.
È possibile visionare il documento completo sul sito di Assomusica nella sezione “News”.
Legittime richieste che andrebbero discusse e prese in considerazione dal Governo, non solo per il fatturato perso, ma anche per la mole di operatori ed attori coinvolti anche alla luce di quanto la musica sia stata importante in questo particolare periodo, come strumento di coesione ed incontro, seppur virtuale, grazie anche ai tanti musicisti che hanno cercato di rendere più leggero e solidale un momento così critico e di isolamento.
Scopri il nuovo numero > Reset
Dopo aver parlato, a febbraio, dell’interconnessione in “Virale” ed esserci interrogati a marzo sulla situazione attuale in “Tutto andrò bene (?)”, oggi, con “Reset”, vogliamo parlare di soluzioni concrete. L’online ed il digitale saranno quantomai utili per offrire soluzioni e creare nuove opportunità.
Le libere iniziative di tutti i musicisti, oltre ad intrattenere e contribuire enormemente alla diffusione del messaggio che è necessario restare a casa, si sono fatti promotori di tantissime iniziative benefiche di raccolta fondi, non solo in Italia ma anche all’estero.
Basti pensare all’iniziativa #musicacheunisce che ha raccolto fondi in favore della Protezione Civile italiana o del “One world together at home”, una sorta di “Live Aid” da casa organizzato da Lady Gaga per sostenere l’Organizzazione Mondiale della Sanità e che ha raccolto quasi 129 milioni di dollari, dimostrando ancora una volta, il grande potenziale del mondo della musica che, anche a distanza, riesce a movimentare ingenti capitali.
L’imminente avvento della “Fase 2”, dovrebbe far riflettere sul modo di fare ma anche di fruire la musica dal vivo in futuro e le proposte, dalle più fantasiose alle più concrete, non mancano.
Concerti da fruire chiusi in auto come al drive-in, oppure in teatro a posti distanziati, orchestre che non suonano gomito a gomito ma insieme con la dovuta distanza, applicazioni per suonare in simultanea, concerti in streaming, o forse, un mix di queste cose.
Una riflessione che, però, necessita di risposte concrete e nel più breve tempo possibile per non aggravare una situazione economica già duramente compromessa e che deve ridisegnare il comparto nella sua totalità, anche pensando al futuro, perché, dopo l’avvento del Covid-19, non è pensabile, né auspicabile, immaginare ad esempio, un concerto dal vivo con gente ammassata ed a stretto contatto.
Quel “Ricominciamo” che tutti aspettiamo di dire, prima possibile, deve essere supportato da protocolli concreti di distanziamento e sicurezza, tali da garantire la salute sia del pubblico, che dei lavoratori.
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