#ripartItalia – L’editoriale di Raffaello Castellano

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2028

Ed eccoci qua con il consueto numero di settembre che, per il 4° anno successivo, si intitola #ripartItalia ed al quale, come i nostri lettori sanno, siamo particolarmente affezionati.

Il perché di questo affetto che sfocia sovente nella passione è presto detto: il periodo di settembre è il mese delle ripartenze per antonomasia (scuola, imprese, lavoro). Inoltre ci pervade la volontà di ricominciare dopo le vacanze estive, fatte sì di relax e divertimenti, ma veicolo anche di un certo intorpidimento della voglia di fare e delle nostre energie psicofisiche. Infine, arriva quella smania di buoni propositi e precetti (voglio iscrivermi ad un corso, mettermi a dieta, frequentare una palestra) che ci prende in questo periodo e all’inizio dell’anno.

Tutto ciò accade senza una motivazione apparente o una qualche ragione particolare. Volendo, potremmo ripartire e ricominciare a lavorare, studiare, re-innamoraci, amare, amarci e vivere in qualunque periodo dell’anno. Ma tant’è: visto il vizio tutto umano di cadenzare la nostra esistenza con i ritmi di un qualche tipo di oggetto atto alla misurazione del tempo (orologi, agende, calendari), il mese di settembre sembra fatto apposta per noi, per mettere finalmente in atto quel sogno nel cassetto al quale tanto sentiamo il bisogno di abbandonarci.

La verità però è un’altra, come ci ricorda il filosofo Lucio Anneo Seneca: “Si volge ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente”.

E molto spesso preferiamo rimandare il nostro vivere aspettando il “momento giusto” per ripartire, per desiderare, per amare.

Ma cosa ci spaventa così tanto del futuro e dei cambiamenti che naturalmente ci impone?

Siamo esseri abitudinari, perfino il nostro cervello tende organicamente al risparmio energetico ed al massimo risultato con il minimo sforzo; lo sanno bene e tragicamente quelle persone che re-imparano ad usare i propri arti o l’uso della parola dopo un ictus, ma anche tutti quelli che provano ad imparare una nuova lingua o a suonare uno strumento in età adulta: le architetture neuronali del cervello sono ormai consolidate e creare nuove connessioni fra i neuroni, ci dicono i neurologi, è molto difficile.Brain

Difficile! Ma non impossibile, perché se è vero che le ricerche sul cervello umano dimostrano quanto sia abitudinario, d’altro canto mettono in evidenza la sua incredibile plasticità, la sua capacità di adattarsi e riorganizzarsi anche quando viene devastato da un trauma come un’ischemia.

Ciò che ci frega, in realtà, sono le nostre paure, i nostri dubbi che perennemente ci portiamo appresso come un fardello più o meno pesante a seconda dei casi. Ed allora, come posso augurarvi ed anche “spronarvi” al meglio, perché questo sia un autunno di riprese, propositi, studi, lavoro, successi professionali e voglia di fare?

Insomma che questo sia davvero un Autunno Caldo, nella accezione più positiva del termine?

Innanzitutto vi invito a leggere i contributi dei nostri collaboratori: Christian Zorico, Simona De Bartolomeo, Domenico Palattella, Stefania Alvino, Cristina Skarabot, Alessandra Zarzana, Anna Carla Cunego e la new entry Luca Guerrasio.

Poi voglio lasciarvi, come faccio sempre, aiutandovi a riflettere sulle parole di una massima, sentenza, citazione celebre. Massima che questa volta sembrerà, ai lettori che conoscono le mie preferenze, una scelta decisamente mainstream e radicale, ma una recente hit della cantante Alessandra Amoroso, scritta dalla collega Elisa, ha tutto quel brio e un testo molto bello che ben condensa tutto ciò che fino ad ora vi ho raccontato.

La canzone è “Comunque andare”, triplo disco di platino nel 2016, con un videoclip, diretto da Antonio Usbergo & Niccolò Celaia, che è un omaggio al video “Ironic” di Alanis Morissette, uscito 20 anni prima (1996).

Vi trascrivo il testo integrale che vi invito a leggere ed ad ascoltare, o ri-ascoltare, con occhi ed orecchie nuove.                                                                                                                        

 “Comunque andare
Anche quando ti senti morire
Per non restare a fare niente aspettando la fine
Andare perché ferma non sai stare
Ti ostinerai a cercare la luce sul fondo delle cose

Comunque andare
Anche solo per capire
O per non capirci niente
Però all’amore poter dire ho vissuto nel tuo nome
E ballare e sudare sotto il sole
Non mi importa se mi brucio la pelle
Se brucio i secondi, le ore
Mi importa se mi vedi e cosa vedi
Sono qui davanti a te
Coi miei bagagli ho radunato paure e desideri

Comunque andare anche quando ti senti svanire
Non saperti risparmiare ma giocartela fino alla fine
E allora andare che le spine si fanno sfilare
E se chiudo gli occhi sono rose e il profumo che mi rimane
E voglio ballare e sudare sotto il sole
Non mi importa se mi brucio la pelle
Se brucio i secondi le ore
Mi importa se mi vedi e cosa vedi
Sono qui davanti a te
Coi miei bagagli ho radunato paure e desideri

Comunque andare perché ferma non so stare
In piedi a notte fonda sai che mi farò trovare
E voglio ballare e sudare sotto il sole
Non mi importa se mi brucio la pelle
Se brucio i secondi le ore
E voglio sperare quando non c’è più niente da fare
Voglio essere migliore finché ci sei tu
E perché ci sei tu da amare

Dimmi se mi vedi e cosa vedi
Mentre ti sorrido io coi miei difetti ho radunato paure e desideri”

Raffaello Castellano

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