Vi ricordate di Haley Joel Osment, l’attore, bambino prodigio del film “Il sesto senso” del 1999, scritto e diretto dal talentuoso regista indiano M. Night Shyamalan?
All’epoca del film aveva solo 11 anni, quasi la stessa età (9 anni) del personaggio che interpretava, Cole Sear, e la sua magistrale performance lanciò non solo la sua carriera, ma fu anche fra le principali ragioni del successo del film che, con 672.806.292 dollari al botteghino, è non solo uno dei più grandi incassi della storia del cinema, ma anche il film horror di maggior successo di sempre fino al 2017, quando è stato superato da “It”.
Perché ve ne sto parlando?
Perché, l’anno dopo il successo del “Sesto senso”, Haley Joel Osment recita in un altro film, “Un sogno per domani”, di Mimi Leder (qui la nostra recensione). Se non lo avete visto, dovete assolutamente recuperarlo perché questo film mi sembra lo spunto ideale per parlare dell’argomento di questo numero di Smart Marketing, che, come sapete, ogni settembre, da sei anni ormai, è #ripartitalia.
Nel film Osment interpreta Trevor McKinney, uno studente di scuola media intelligentissimo, sensibile e un po’ impacciato che, ispirato da un professore di scienze sociali, Eugene Simonet, interpretato da un intenso e sempre all’altezza Kevin Spacey, decide di rispondere al compito del professore “Cosa vuole il mondo da noi?”, proponendo una sua particolare formula per cambiare in meglio il mondo.
La sua formula si chiama “passa il favore” e prevede che lui dia il suo aiuto a tre persone in difficoltà per risolvere un problema che li affligge senza chiedere nulla in cambio, se non l’impegno di fare lo stesso con altre tre persone. Mentre Trevor McKinney, descrive ad una classe incredula ed ad un affascinato professore il suo metodo, alla lavagna, piano, piano, si delinea uno schema a crescita esponenziale che in soli 5 passaggi raggiunge 243 persone.
Il metodo “passa il favore” del piccolo Trevor mi sembra quello di cui noi Italiani, e non solo, abbiamo bisogno per ripartire; più in generale il concetto “chiave”, che mi pare evidente abbiamo smarrito, è quello del “dono”, ossia di fare qualcosa di gratuito per gli altri per il semplice fatto di rendere migliore il mondo in cui abitiamo.
Come mi pare di aver già detto in altri articoli, la mia formazione ed esperienza è maturata principalmente nelle associazioni culturali (anche Smart Marketing nasce da una militanza ed amicizia in un’associazione fra me ed Ivan, poi confluita in una nuova realtà); faccio promozione culturale dal 1997, quindi da 22 anni, per me è un vero e proprio lavoro ed è il lavoro che faccio da più tempo. Organizzando eventi, promuovendoli e collaborando con tante persone, posso testimoniare che la “cultura del dono”, il metodo del “passa il favore” è un metodo che funziona e che personalmente mi ha fornito la rete di professionisti, colleghi ed amici con cui ancora oggi opero professionalmente. Insomma ciò che era gratuito e pro bono nei primi anni, negli ultimi si è rilevato remunerativo sia in termini economici che di conoscenze e contatti.
Come sappiamo bene e come ci ricordano le architetture ed il funzionamento dei social network, conoscenze e contatti (sostanzialmente informazioni) sono nel mondo contemporaneo più importanti degli stessi soldi. Perché, come ci insegnano Google, Amazon, Facebook e Apple, i nostri dati sono la vera “moneta” del terzo millennio.
Ho cominciato e poi sempre operato nel mondo della promozione culturale pensando di condividere con altre persone i film, i libri, la musica, l’arte che più mi appassionavano e dei quali volevo assolutamente fare partecipi i miei simili; questo piano, piano ha delineato una rete sociale (reale, non solo digitale) intorno a me, fatta di esseri umani, con le mie stesse passioni ed interessi, con i quali ho cominciato a collaborare prima gratuitamente, in seguito professionalmente. Quello che era una semplice passione è diventata una vera professione.
Le nostre azioni, sia quelle buone che quelle brutte, ve lo posso garantire, hanno delle conseguenze. Alle volte sono immediate, alle volte a breve termine, alle volte, quelle più profonde ed importanti, a lungo, lunghissimo termine. Sta a noi decidere che mondo vogliamo: come il piccolo Trevor nel film “Un sogno per domani”, siamo chiamati, non importa che età abbiamo, a rispondere alla domanda del professor Simonet: “Cosa vuole il mondo da noi?”, perché è una domanda dalla quale non possiamo esimerci e che prima o poi busserà prepotentemente alla porta della nostra attenzione e, cosa più importante, della nostra coscienza.
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Penso che in un clima esasperato sul piano politico, ambientale, sociale ed economico come quello attuale riscoprire la cultura del “dono”, il mettere in pratica il metodo “passa il favore” del piccolo Trevor, non possa che rendere il mondo migliore, anche se i passaggi non arriveranno al 5° ma, diciamo, si fermeranno al 3°, avremo comunque aiutato, ciascuno di noi, 27 persone; mettiamo che questo articolo lo stiate leggendo o lo leggerete in 500, moltiplicando 500 X 27 si ottiene l’impressionante cifra di 13.500 persone, più o meno un paese di piccole dimensioni della provincia italiana, un piccolo spicchio, una parte del tutto, che sarà diventato un posto ed un mondo migliore.
Non scappiamo dalle nostre responsabilità, non nascondiamoci dietro la scusa che lo Stato è cattivo, la politica è inutile, siamo al verde e che noi non abbiamo potere per influenzare il mondo: il piccolo Trevor e ancora di più Greta Thunberg, ci dimostrano “inequivocabilmente” che abbiamo torto e che ciascuno di noi, se vuole, può fare la differenza.
Lo ha detto più chiaramente e prosaicamente Gandhi, detto il Mahatma (grande anima), che liberò un popolo ed una nazione intera, l’India, dal più potente regime coloniale di ogni epoca, quello Britannico, non attraverso una sanguinaria guerra (questo lo potevano fare in tanti), ma attraverso la pratica della “non violenza” che, anni dopo, avrebbe ispirato altre tre grandi anime (il piccolo Trevor sarebbe stato contento) come Martin Luther King, Nelson Mandela e Aung san Suu Kyi:
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
E voglio lasciarvi con questo augurio e con la preghiera di applicare nelle vostre vite il metodo “passa il favore” del piccolo Trevor. Provateci, gli effetti sugli altri e, soprattutto, su voi stessi saranno incredibili, addirittura magici, fidatevi!
Buona lettura, buona ripartenza e buone azioni a tutti voi.
Raffaello Castellano
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