Sciopero della fame. Quando la politica si fa a tavola.

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(FromL) Members of anty-poverty group OxNella sua magistrale opera La santa anoressia lo storico Rudolph Bell descrive come il rifiuto del cibo, da parte di numerose mistiche medioevali, rappresenti, in realtà, una vera scelta politica carica di significati sociali e relazionali,anziché una scelta legata a  dimensioni mistiche di sacrificio e purificazione. All’epoca di Santa Caterina da Siena la classe femminile non poteva permettersi alcuna decisione di natura famigliare, tantomeno sociale  e politica, gli stessi matrimoni erano già decisi dai genitori e le giovani donne, loro malgrado, dovevano ammogliarsi con individui verso i quali non provavano alcun amore o interesse e, in molti casi,provavano addirittura disgusto. La scelta del compagno era decisa, innanzitutto, per questioni economiche e politiche, per rinforzare un legame con altre famiglie grazie al quale si potevano ottenere vantaggi di ogni genere.20150307_saldi

I figli erano “costretti” a partecipare a questo gioco come una sorta di pedine o merce di scambio. Appariva alquanto difficile sottrarsi al destino scritto dai propri genitori tranne che per motivi religiosi. L’unica scelta consentita era di tipo ecclesiale e rappresentava l’unica via di fuga da un legame con qualche signorotto poco attraente. Molte vocazioni dell’epoca celavano, in realtà, dei rifugi da un destino verso il quale non c’era la minima intenzione di piegarsi. Gli stessi digiuni da parte delle mistiche erano le uniche forme di protesta consentite poiché questa pratica, se contornata da significati religiosi, suscitava reazioni solidali. Tale comportamento era  interpretato come il superamento di un bisogno terreno, il raggiungimento di una “perfezione” spirituale e, soprattutto, un controllo mistico dei propri bisogni corporali. Ma il cibo rappresentava e tutt’oggi rappresenta, simbolicamente,  dei bisogni non personali ma di una società allargata che decide come ci si debba  nutrire e, soprattutto, di cosa.

Marco Pannella, (all'anagrafe Giacinto Pannella, classe 1930), è il politico italiano che ha usato più spesso lo sciopero della fame come forma di protesta non-violenta.
Marco Pannella, (all’anagrafe Giacinto Pannella, classe 1930), è il politico italiano che ha usato più spesso lo sciopero della fame come forma di protesta non-violenta.

Il rifiuto mistico del cibo celava, in realtà, una protesta, ossia il rifiuto delle regole imposte dalla famiglia, ma bisognava etichettarlo con qualcosa di spiritualmente  più elevato affinché potesse essere espresso senza alcuna contestazione. Oggi molti comportamenti anoressici rispecchiano lo stesso significato di un tempo. Il rifiuto del cibo è, in realtà, un comportamento politico, una protesta verso un sistema di regole famigliari ritenuto inaccettabile, una vera punizione verso chi sta vicino, inflitta con il proprio sacrificio corporeo e con le emozioni negative che questo suscita nei propri cari. Lo sciopero della fame rappresenta, inoltre, il tentativo di avere un controllo sulla propria vita e, quindi, sulle proprie esigenze. Proprio quel controllo che il sistema famigliare e sociale non consente. “Se non posso farlo con il mondo esterno allora lo farò con i miei bisogni”. Non per nulla il rifiuto del cibo è spesso accompagnato da un rifiuto della resizersessualità e da un estremo controllo dei propri appetiti sessuali.  Anche in questo caso, tuttavia, vi è la necessità di etichettare questa scelta (protesta) per far si che passi con minor conflitto o, meglio, che venga per lo meno compresa. Se per i mistici era quella religiosa, per i digiunatori moderni è la “malattia”. Infatti alcuni studi clinici hanno evidenziato proprio come il dispiegamento di questo meccanismo possa, addirittura, risolvere questa “patologia”.

Il lettore non potrà fare a meno di pensare agli scioperi della fame di alcuni dirigenti politici, che con la deriva del proprio corpo ed il rischio di un danno fisico cercano di imporre la propria idea e di “punire” il contesto che lo ha costretto ad un gesto così estremo. Basti riportare lo stesso meccanismo in ambito famigliare per comprendere come le dinamiche anoressiche abbiano una substrato politicamente identico!

1898719_635892556446390_1077954441_oMa se allargassimo la nostra osservazione a scelte meno drastiche, differenti  dallo sciopero della fame, come il vegetarianismo e il veganismo, ci renderemmo conto che esse non sono affatto scelte salutari bensì scelte ideologico-politiche,  che celano una protesta (ecologica, animalista) che ha anch’essa la necessità di essere etichettata per poter meglio veicolare. Quindi, sotto forma di una fantasiosa pulizia del corpo da scorie ed elementi dannosi, si cela la propria idea di come il mondo dovrebbe andare a discapito della biologia umana e dei naturali processi evolutivi.

 

Per un approfondimento:

Rudolph M. Bell La santa anoressia. Laterza, 2010.

Nardone G. et al. Le prigioni del cibo. Tea, 1999.

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