Facebook, oggi Meta, ha compiuto da poco 20 anni (fondata il 4 febbraio 2004) e il primo Iphone a breve compirà 17 anni (lanciato sul mercato il 29 giugno del 2007). Due delle maggiori componenti della rivoluzione digitale – social network e dispositivi mobili – iniziano ad avere qualche anno e, dopo la sbornia iniziale, oltre alle potenzialità ed alle opportunità che queste innovazioni hanno sviluppato, adesso riusciamo a vedere anche i rischi e alcuni riflessi negativi.
Una vita spesa online.
Tutti giorni passiamo tra le 6 e le 7 ore connessi e la maggior parte di questo tempo lo trascorriamo sui social network. Tempo che in precedenza era evidentemente impiegato in altre attività ed in altri luoghi, soprattutto fisici.
Pensare di possedere dei super poteri.
Oggi, abbiamo la possibilità di essere sempre reperibili, di accedere ad infiniti contenuti e di intrecciare relazioni, fare acquisti, pianificare viaggi, potenzialmente in qualsiasi momento. Attraverso uno schermo abbiamo accesso a “qualsiasi cosa” desideriamo: un po’ come una moderna lampada di Aladino, ci basta strofinare il nostro smartphone con un dito per avere ciò che “desideriamo”.
Nuove forme di assuefazione e malessere.
In questi anni hanno iniziato a circolare termini come fomo, nomofobia et similia: parole, o meglio acronimi, che usiamo per rappresentare dipendenze e difficoltà a gestire i dispositivi mobili e tutto quello che ne deriva.
Nell’ultimo periodo sto molto riflettendo e scrivendo su questi temi e sto monitorando anche l’uso che faccio dei social, del tempo speso online e delle volte che, per noia, mi ritrovo a sollecitare lo schermo dello smartphone per farmi intrattenere (cfr. scarica di dopamina). Non a caso, mi stanno sempre più appassionando le ricerche e gli spunti di riflessione su questi temi.
In tal senso, l’ultima notizia su cui mi sono imbattuto è quella degli effetti di internet e della tecnologia all’interno di una popolazione di 2000 persone in Amazzonia. In sostanza, i giovani sono diventati più pigri da quando, 9 mesi fa, hanno potuto avere accesso ad internet, agli smartphone, ai social e ad un’infinità di contenuti anche non proprio educativi, tramite i satelliti Starlink di Elon Musk. Certo, la connessione, come riportano i giornalisti del New York Times che hanno realizzato il servizio, ha portato anche dei benefici. Ma quelli, come detto anche inizialmente, li conosciamo bene. Meno, invece, gli aspetti negativi. Cosa che vale un po’ a tutte le latitudini. Un uso consapevole resta, per me, l’unica soluzione. C’è da lavorare.