Con le ultime 4 proiezioni e un interessante talk, si è conclusa la due giorni della Settimana Internazionale della Critica a Taranto promossa dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), dal Comune di Taranto e dall’Apulia Film Commission.
L’evento, fortemente voluto dalla critica cinematografica Gemma Lanzo, ha riunito un contenuto ma appassionato ed irriducibile gruppo di spettatori che, nelle giornate del 26 e 27 giugno, hanno sfidato temperature torride e rinunciato al mare ed alle partite della nazionale pur di scoprire quelle nuove “geografie cinematografiche” che stanno ottenendo tanti premi e riconoscimenti in festival e rassegne.
Domenica 27 il primo film in programma è stato “Non odiare”, di Mauro Mancini, una produzione italo-polacca passata anche nelle sale italiane lo scorso settembre, che vede protagonista Alessandro Gassmann. Il film racconta la storia di Simone, uno stimato chirurgo di origine ebraica, che conduce una vita tranquilla a Trieste. Un giorno si trova a soccorrere per strada un uomo, ma una volta scoperta sul petto di quest’ultimo una svastica tatuata decide di non prestargli soccorso.
Secondo film in programma è stato il crudo e visionario “Topside” dei registi Logan George e Celine Held. Il film comincia con un vero e proprio rastrellamento nei tunnel sotterranei della metropolitana di New York, in una gelida notte d’inverno: una madre, Nikki, interpretata da Celine Held (impegnata nel doppio ruolo di regista ed attrice), e sua figlia di 5 anni, Little, sono costrette a scappare ed a lasciare quella fatiscente e precaria condizione che loro chiamano casa. Attraverso un ampio uso della videocamera a mano, dello steadycam, dell’illuminazione naturale e di un montaggio veloce spesso nervoso, i due registi ci consegnano una visione totalmente inedita della Grande Mela, dove dominano degrado, sporcizia, vite al margine ed un’umanità cinica e smarrita. Il film sembra dirci che il “sogno americano” è ormai sepolto nel profondo ed oscuro abisso di New York.
Terzo lungometraggio in programma è stato il tesissimo e sincopato poliziesco danese “Shorta” dei registi Frederik Louis Hviid e Anders Ølholm. Siamo a Svalegården, l’immaginario quartiere di Copenhagen abitato in maggioranza da immigrati non occidentali, che diventa il teatro ideale per ospitare la rivoluzione “dal basso” che esplode nel corso del film. Tutto accade perché un ragazzo fermato dalla polizia (shorta in arabo) è morto per le brutalità subite. Siamo in Danimarca, ma potrebbe benissimo essere la Minneapolis del caso George Floyd; in realtà la pellicola, che sembra un instant-movie, prende ispirazione dal caso molto simile di Benjamin Christian Schou, vittima di un altro arresto violento avvenuto nel 1992 proprio in Danimarca.
Il film si incentra sul viaggio attraverso il ghetto di Svalegården di due poliziotti rimasti a piedi ed isolati, che attraverso la loro fuga metteranno in crisi le loro convinzioni etiche e morali. Girato con un ampio uso della ripresa a mano, con una fotografia calda e fortemente contrastata e con un montaggio frenetico, il film ci proietta direttamente nell’azione, dove anche noi spettatori facciamo i conti con le nostre convinzioni e la paura dell’altro.
Alle 21:30 è andato in scena il talk, che ha visto dialogare Gemma Lanzo con gli altri due critici cinematografici SNCCI presenti, Massimo Causo e Davide Di Giorgio, che hanno parlato dell’importanza che per il cinema mondiale hanno tutte quelle “geografie cinematografiche” solo all’apparenza minori e che tanti premi e riconoscimenti stanno ottenendo nei festival e nelle manifestazioni cinematografiche di mezzo mondo.
Proprio ai due critici ospiti della SIC a Taranto noi di Smart Marketing, media partner dell’evento, abbiamo chiesto due dichiarazioni in merito ai film della Settimana Internazionale della Critica.
A chiudere il programma di questa due giorni di visioni cinematografiche è stato il documentario “The Rossellinis”, di Alessandro Rossellini, che con un piglio ironico ma veritiero e documentato esplora la vita, anzi l’epopea, della famiglia Rossellini, soffermandosi soprattutto sulla figura del grande Roberto Rossellini, che qui viene visto innanzitutto nella sua dimensione umana più che artistica. La nostra contributor Simona De Bartolomeo, presente alla SIC, presto recensirà questo interessante documentario.
Il filo rosso che univa i film proiettati è stato quello di una visone cupa della condizione umana, fra povertà, emarginazione, razzismo, violenza e mancanza di speranza. Val la pena ricordarlo, tutti i lungometraggi sono stati prodotti nel 2020, e quindi presumibilmente girati fra il 2018 e il 2019, cioè prima dello scoppio della pandemia da Coronavirus. Questi film hanno, quindi, risentito più della crisi sociale innescata dalle politiche di Trump e compagnia bella e della radicalizzazione del pensiero e della generale crisi di valori che degli effetti della pandemia da Covid-19.
Chissà, allora, cosa dobbiamo aspettarci dopo un anno come quello che tutti abbiamo vissuto; alla prossima SIC, io spero che la speranza accompagni la visione e la riflessione sia dei registi che dei critici selezionatori, perché, dopo il 2020, il cinema quest’anno deve tornare a farci sognare sia di mondi possibili che di orizzonti probabili.
Si chiude quindi, in questo torrido fine giugno 2021, la due giorni della SIC a Taranto, che ha proposto 7 lungometraggi selezionati dal SNCCI all’ultima Biennale di Venezia, quella del 2020, che arrivano allo Spazioporto con 8 mesi di ritardo e due rinvii a causa della pandemia da Coronavirus, che per fortuna non hanno fermato l’entusiasmo e la determinazione di Gemma Lanzo, risoluta come non mai a non far saltare il secondo anno della SIC a Taranto.
L’evento ha visto la sinergia del SNCCI, del Comune di Taranto e dell’Apulia Film Commission e, come successe nel 2019, ha permesso ai Tarantini di scoprire e godere di due giorni di visioni e suggestioni appartenenti ad “altre geografie cinematografiche”, diverse, variegate ed estremamente vitali.
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