Parafrasando Zygmunt Bauman: “Ognuno di noi è brand della propria vita, che lo sappia o no, che lo voglia o no, che gli piaccia o no”.
Lo so, può sembrare un po’ una forzatura ma, se proviamo a guardare bene il mondo in cui viviamo, ci accorgeremo che tutti noi – nessuno escluso – siamo immersi in uno o più universi narrativi – storiversi – nei quali la nostra riconoscibilità viene formata dalle azioni che facciamo e non facciamo, da cosa e come comunichiamo e, soprattutto, dal perché.
Scrivo “nessuno escluso” in quanto, anche chi pensa di sottrarsi alle logiche mediatiche non portando attivamente avanti alcuna comunicazione o addirittura respingendola, di fatto sta comunque comunicando – come affermava Paul Watzlawick nel suo primo assioma della comunicazione – e, quindi, rientra a pieno titolo nel sistema mediale. In ogni caso, nelle altre persone si formerà una certa idea. Solo che, comportandoci in questo modo, non saremo noi a gestirla.
Questa certa idea, se vogliamo tradurla in termini più tecnici, prende il nome di reputazione. Ed è proprio quello della reputazione il campo nel quale oggi – per aziende e persone – si gioca la partita più importante.
Una partita che ha visto nel tempo un cambio di paradigma: siamo passati da una narrazione fatta da messaggi chiave ad una composta da emozioni chiave. Quest’ultime rendono i messaggi molto più potenti ed in grado di instaurare una relazione molto più forte con i pubblici.
Di tutto questo e molto altro abbiamo parlato in questa video intervista con Andrea Fontana, sociologo della comunicazione, TEDx Speaker e presidente di Storyfactory, rilasciata durante l’evento &Love Story 2024 di cui Smart Marketing è stato media partner anche quest’anno.