Cosa dobbiamo dire di questo anno che volge al termine che non sia stato già detto?
Potremmo parlare dei Mondiali in Qatar, fra i più visti e virali di sempre, ma anche fra i più iniqui e controversi; oppure potremmo parlare dell’epidemia da Coronavirus in Cina e dei circa 100 mila contagi dall’1 dicembre e degli oltre 5000 morti al giorno (secondo le stime di Airfinity), dati e statistiche riportati in un articolo del Guardian; o ancora potremmo parlare delle super performance raggiunte dalle Intelligenze Artificiali Generative capeggiate negli ultimi mesi prima da Midjourney e poi da ChatGPT; potremmo parlare della guerra in Ucraina che va avanti da oltre 10 mesi ormai, oppure, per restare all’estero, delle rivolte affogate nel sangue dal regime in Iran.
Ma non è per riportare notizie e di come sta il mondo che voglio parlarvi in questo mio editoriale di fine anno, ma piuttosto mi piacerebbe parlare di come vorrei che le cose andassero per ciascuno di noi nel nuovo anno.
Sono profondamente convinto che per cambiare il mondo, per prima cosa, bisogna cambiare se stessi, poi provare a cambiare le cose intorno a noi nella nostra comunità ed infine cercare di cambiare, tutti assieme, le cose nel mondo intero.
Gandhi diceva: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” e penso che avesse proprio ragione, spesso trascuriamo il peso che hanno le nostre azioni, la loro capacità di diventare “esempi” che, se perpetrati con continuità, possono essere “imitati” e diventare “virali” nel mondo reale e non solo in quello digitale.
Ma come bisognerebbe agire?
Per Alfred Adler, il padre della Psicologia Individuale, una delle strade più sicure da percorrere per cambiare se stessi ed il mondo è quella di quando ci rendiamo utili agli altri, quando partecipiamo al bene comune: solo allora diventiamo davvero degli individui compiuti e realizzati.
Era d’accordo con lo psicanalista e psichiatra austriaco anche un insospettabile Henry Ford, il grande imprenditore e magnate dell’industria, che in una delle sue citazioni più belle disse: “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”.
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Un anno non è mai solo un anno. E il tempo non ha le ali, non vola. Diventiamo padroni di noi stessi e riappropriamoci del nostro tempo.
Ma in concreto come do il mio contributo alla società?
Svolgendo il mio lavoro, assolvendo il mio compito con passione e continuità, direbbe sempre Alfred Adler, io contribuisco già al bene comune, perché le mie azioni hanno effetti a breve, medio e lungo termine e su scale geografiche che io non posso neanche immaginare.
Ma per fare il mio lavoro, per svolgere il mio compito, per aiutare gli altri, non devo aspettare l’inizio dell’anno e compilare la solita lista dei buoni propositi.
Il momento giusto è ora, il posto giusto è questo, l’attimo supremo adesso.
Perchè, dopo tanti filosofi, imprenditori, psichiatri, a dirci che “la vita è adesso” ci ha pensato anche un famoso cantautore italiano, Claudio Baglioni, che nel suo brano omonimo cantava:
“e ti domandi certo
chi sei tu
sei tu che spingi avanti il
cuore ed il lavoro duro
di essere uomo e non sapere
cosa sarà il futuro
sei tu nel tempo che ci fa più grandi
e soli in mezzo al mondo
con l’ansia di cercare insieme
un bene più profondo”
Quindi la lista dei miei buoni propositi per il 2023 è la stessa dell’anno scorso: certo, mi è rimasto da spuntare qualche voce, ma mi sono reso conto che i miei compiti ed il mio lavoro, come direbbe Adler, sono chiari, che il cambiamento, come direbbe Gandhi, comincia da me, che la cooperazione, come direbbe Ford, è già un successo e che la vita, come direbbe Baglioni, è adesso!
Auguro “Simply the best” a tutti voi!
Raffaello Castellano
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