Armando De Vincentiis (29)
Secondo diversi assunti di alcune correnti sociologiche moderne determinate patologie psicologiche sono alimentate dal contesto e, soprattutto, da una cultura di fondo che, spesso, si appropria della sintomatologia di questa malattia e la adatta alla sua dimensione. Appare chiaro che se uno psicotico ha un tipo di allucinazione essa deve necessariamente essere presenta nella memoria e nell’esperienza di chi se ne fa portatore. Sarebbe difficile, se non impossibile, avere l’allucinazione di essere rapito da un alieno e trasportato su una navicella spaziale per subire esperimenti se questo scenario non facesse parte della memoria del soggetto. Che sia una credenza culturale, che sia la conseguenza di un film, un racconto o qualcosa di simile non può nascere nella mente del nostro soggetto se in maniera diretta o indiretta non sapesse cosa sia un alieno e una navicella spaziale. Ci sono anche alcune forme di patologie che sono favorite, se non create, da un sistema sociale che ne consente l’espressione. La nostra, nonostante la paventata crisi (quest’ultima ripetuta come una sorta di mantra da chiunque) è una società dell’abbondanza che, in campo alimentare, non ha eguali. Crisi economica ovunque tranne nei ristoranti. Le prove? Beh basti fare un giro la sera nei ristoranti delle varie città e ci si accorgerà che essi sono sempre pieni. La gente, crisi o non crisi, ha un unico settore in cui non smette di investire, quello della buona tavola e della pancia piena. Si può rinunciare ad un viaggio, ad un capo di abbigliamento firmato (anche qui, in una prossima sezione, ci sarebbe da discutere), rinuncia addirittura ad una visita specialistica per questioni di salute, ma non rinuncerà mai ad una “sana” (si fa per dire) abbuffata tra amici o al ristorante. Il lettore si chiederà quale sarà il nesso con le patologie culturali? Eccolo accontentato. In una società dell’abbondanza le patologie che vengono favorite se non costruite dal contesto sono proprio quelle legate ai disturbi del comportamento alimentare.
Vi immaginereste un obeso o un bulimico in un paese del terzo mondo? Sarebbe un paradosso, un sistema patologico assolutamente non contemplato. Come potrebbe? Così come non è contemplata l’anoressia (intesa come rifiuto del cibo) dal momento in cui ci sarebbe poco da rifiutare se questo scarseggia. Ed è proprio grazie ad un contesto che favorisce la presenza di cibo che esso crea i maggiori problemi psicologici. Un conflitto interiore o una dinamica distorta all’interno di un sistema famigliare possono usare le armi che la società mette a disposizione per potersi esprimere. Ed ecco che per imporre la propria personalità un adolescente rifiuta il cibo per colpire i genitori. (Se il cibo scarseggiasse tale conflitto non utilizzerebbe di certo l’anoressia per esprimersi).Così come per gratificare la propria vita dopo un rifiuto, un vuoto o una delusione, l’obeso e il bulimico sfoderano le armi dell’abbuffata contro la loro esperienza negativa.
Questo è l’inevitabile rapporto psicologico che lega l’uomo con i suoi prodotti. Esiste una sorta di influenza reciproca in cui ciò che è creato dall’uomo influenzerà, inevitabilmente, quest’ultimo. E sarà proprio il suo creato che influenzerà, addirittura, l’espressione delle proprie malattie. Qui abbiamo esposto quelle che hanno una inevitabile relazione con l’abbondanza di cibo, per non parlare di quelle organiche (colesterolo, diabete e così via), ma altre relazioni esistono tra attività umana e l’influenza di quest’ultima sull’uomo stesso.
Tuttavia questo articolo non ha la minima intenzione di effettuare una propaganda morale sui pericoli delle nostre azioni, dal momento in cui non si possono evitare, ma vuole solo effettuare una fotografia di come stanno le cose, perché ci sono anche le conseguenze positive delle nostre azioni ma che qui non sono contemplate. Perché? Perchèanche chi scrive è un essere umano e come tale ricorda solo le cose negative per poterne parlare. Ecco, questo si che è un monito morale, ossia non facciamo altro che parlare di cose negative e questo articolo ne è un esempio. Dal momento in cui dovremmo essere solo felici che sul cibo la crisi non si vede e che di esso ce ne in abbondanza, noi dove ci soffermiamo? Sulle malattie che questa abbondanza produce. Non siamo mai contenti.