Entrando nella suggestiva Chiesa Ortodossa di San Nicola, nel centro storico di Locorotondo (BA), la prima sensazione che si prova è di essere colpiti da molteplici stimoli visivi ed emozionali: è il tuo giocattolo d’infanzia che vedi in veste nuova ed è il bagliore di un’icona del cinema, è un cantante pop da milioni di mi piace ed è la Vespa dell’Italia dei nostri genitori, è il vintage ed è il futuro. E’ lo spazio dell’umanità di Marco Lodola e Vincenzo Mascoli: due artisti, una galleria di colori, un vortice di ispirazioni.
Questa è “SpaceOfHumanity”, la bipersonale d’arte contemporanea degli artisti Marco Lodola e Vincenzo Mascoli, a cura di Avangart, con testo critico di Vittorio Sgarbi; evento collaterale del Locus Festival 2017, inaugurata il 9 Luglio scorso nella viva Locorotondo.
Vincenzo Mascoli, espone in varie personali e collettive in diverse importanti città, tra cui New York, Milano, Barcellona, Mosca; si dedica anche all’attività di scenografo-costumista e direttore di scena in diversi teatri e produzioni teatrali. Ha partecipato alla Copertina d’Artista di questo magazine per il mese di febbraio 2017.
Marco Lodola, fondatore, agli inizi degli anni ottanta, del movimento del “Nuovo Futurismo” con un gruppo di artisti; dal 1983 espone in grandi città italiane ed europee; le sue sculture luminose sono la scenografia di numerosi concerti, arricchiscono location per programmi televisivi, cinema e serie tv.
Abbiamo chiesto a Vincenzo Mascoli perché nelle sue opere si mescolano sempre icone del passato e idoli attuali, come il ricorrente Fedez, e ci ha raccontato come nascono queste tavole: l’artista utilizza riviste accumulate negli anni, si lascia colpire dalle immagini e, inserendole anche nel contesto socio-politico attuale, parte da un personaggio, da un’ispirazione, da cui nascono altri pensieri, per arrivare, infine, a nuove immagini ed icone, in una reazione a catena che tiene uniti elementi, suggestioni, citazioni.
Proprio in questo gioco di citazioni, Mascoli ci spiega come l’inserimento nelle sue opere di grandi artisti senza tempo, come Warhol o Van Gogh, che fanno capolino tra lampi di colore e simboli moderni, gli trasmettano un senso di conforto, di rassicurazione. A me piace pensare che questi simboli che fanno da sfondo al personaggio in primo piano, che sia una bambina o una scimmia, siano anch’essi spettatori di tutto ciò che li circonda; spesso si ritrovano a guardare qualcosa di molto lontano da loro, per tempo e stile, altre volte sono accostati a frasi ed immagini in un legame, caotico solo in apparenza.
Parlando di questa accoppiata con il maestro Lodola, Mascoli ama della sua arte proprio l’utilizzo della luce e dei colori, elemento che salta all’occhio ad un primo sguardo, ma aggiunge anche che la forza di queste opere risiede proprio nella semplicità delle forme, nell’efficace accostamento tra figura, forma e colore; pochi elementi, che colpiscono e al contempo trasmettono serenità. L’artista pugliese mira nelle sue opere a raggiungere questo sinergico scambio e contatto tra immagini e colori.
Presenti al vernissage anche i due curatori di Marco Lodola, Sebastiano Pepe e Nicolò Giovine di Avangart.
Quest’ultimo dell’artista dice che si definisce un “elettricista”, per lui la luce è fondamentale, è quella cosa che tutti cercano sin da bambini quando si ha paura del buio e si cerca nella luce la salvezza. Caratteristica di Lodola è la sua concezione dell’arte: lui vorrebbe che la sua arte arrivasse a tutti ed è per questo che possiamo trovarlo, tanto in una galleria quanto in un concerto pop, in una trasmissione di Renzo Arbore, ma anche nell’ultimo film con Toni Servillo “Lasciati andare”. Proprio per il suo modo di fare, vivere e concepire l’arte, Lodola rende fruibili le sue opere anche attraverso prezzi accessibili e merchandising.
Aggiunge Giovine “Lodola vorrebbe fare una mostra in un supermercato”, quale luogo migliore per arrivare proprio a tutti, per essere, appunto, “popolare”.
Guardando “SpaceOfHumanity” e ascoltando le parole dei protagonisti, inevitabilmente la mia mente è andata ad uno dei grandi esponenti della pop art, Keith Haring e alle sue illuminanti parole, sicuramente condivise da Lodola e Mascoli: “Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi. L’arte è per tutti, e questo è il fine a cui voglio lavorare”.
Mi auguro, quindi, che l’arte possa essere sempre di libero accesso a tutti e possa divenire sempre più strumento di ribellione, cambiamento e unione e vi invito a visitare questa splendida mostra, con l’animo di un bambino capace ancora di giocare.
SpaceOfHumanity: 09 Luglio-20 Agosto 2017, aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 13.00, dalle 16.00 alle 24.00 – Chiesa di San Nicola, Locorotondo (Bari)