Forse nessuno ci ha mai pensato, eppure non è un caso se lo sport comincia ad assumere largo peso nella vita sociale con le Olimpiadi del 1896 ad Atene, cioè in pratica contemporaneamente al momento iniziale di diffusione del cinematografo. Infatti le riprese d’attualità giocano un ruolo primario, in questa prima fase di assestamento del linguaggio cinematografico, nel diffondere assieme alla popolarità del nuovo medium anche quella delle varie discipline sportive. Dunque lo sport, inteso con l’accezione moderna del termine, e il Cinema, inteso come forma d’Arte, sono coetanei e dalla loro unione hanno spesso creato cortocircuiti artistico-sportivi veramente notevoli. Inutile nascondere che la posizione preponderante, intesa come attività sportiva che si fonde con il Cinema, è appannaggio del calcio, soprattutto in Italia, dove ad onor del vero il calcio non ha mai trovato sullo schermo una messinscena che fosse in grado di renderne al meglio le peculiarità agonistiche. Ma non mancano di certo casi eclatanti, interessanti, professionali, rimasti nella memoria collettiva.
Così Totò è un delizioso presidente di calcio di una scalcinata squadra della provincia pugliese, nel film “Gambe d’oro”(1958). In quegli anni comunque, sul terreno del Cinema, il calcio si va affermando come pretesto per raccontare storie sviluppate all’interno di vari generi. In “Parigi è sempre Parigi” (1951) Luciano Emmer, dopo “Domenica d’agosto” (1950), continua a descrivere i desideri e i sogni della piccola borghesia narrando la trasferta francese di alcuni italiani al seguito della nazionale, dove a tenere le redini di tutto c’è la professionalità attoriale autoriale di Aldo Fabrizi. Mario Camerini, in “Gli eroi della domenica” (1952), utilizza Raf Vallone, ex giocatore del Torino, per portare in scena un giocatore corruttibile in una squadra che ha la possibilità di passare in serie A. In “L’inafferrabile 12” (1950) di Mario Mattoli, Walter Chiari fa la parte di un portiere della Juventus con un gemello che scatenerà la commedia degli equivoci. Nel film di Mattoli compaiono i ‘veri’ giocatori della squadra dando il via a un fenomeno che diventa in breve una caratteristica del film calcistico: la costante apparizione di calciatori o operatori del settore nel ruolo di sé stessi.
Ben riuscita appare anche la parodia del cinema di Sergio Leone nella regia accorta di un calcio di rigore contenuta nel divertente film “Don Franco e don Ciccio nell’anno della contestazione” (1970) di Marino Girolami, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia deliziosi mattatori della pellicola. E in quello stesso anno Alberto Sordi convince nei panni del “Presidente del Borgorosso football club”. Nell’omonimo film Sordi è perfetto nel tratteggiare questo carnale e sanguigno presidente, che dapprima disinteressato, piano piano si appassiona al calcio e alla sua squadra, diventandone il più accanito tifoso. Storie del passato, in chiave nostalgica, ambientate nel mondo del calcio e del consumo che gli ruota attorno sono messe in scena in “Italia-Germania 4 a 3” (1990) di Andrea Terzini e in “Figurine” (1997) di Giovanni Robbiano. In “Pane e cioccolata”(1974) di Franco Brusati, Nino Manfredi ha il ruolo di un cameriere emigrato in Svizzera, il quale, pur essendosi tinti i capelli di biondo per apparire più simile al modello nordico, non si contiene di fronte a un gol della nazionale italiana, denunciando così le proprie origini. Questa scena codifica una situazione tipica del film ad argomento calcistico: l’incapacità di autocontrollo emotivo da parte del tifoso. Il tifoso semplicemente non riesce a contenere umori e rabbie.
Degni di nota, nell’ambito di una comicità grezza, al passo con l’involuzione culturale degli anni ’70 e ’80, sono da evidenziare sia “I due maghi del pallone”(1970), con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, sia “L’allenatore nel pallone”(1984), con Lino Banfi. Il suo personaggio di Oronzo Canà,ha avuto talmente tanto successo, da essere rimasto nella memoria collettiva del nostro Paese. Struggente e nostalgico è invece “Ultimo minuto”(1987), film di alta scuola diretto da Pupi Avati e interpretato da Ugo Tognazzi, in una delle sue ultime memorabili interpretazioni.
Invece l’episodio sportivo più in generale, malgrado la curiosità sociale sempre crescente verso la vita privata di divi-calciatori o ciclisti e l’interesse generalizzato per lo spettacolo dello sport, ha sempre faticato a decollare. Alcuni esempi però se non sono memorabili, poco ci manca.
E’ il caso di “Totò al Giro d’Italia” (1949), dove al fianco del grande Totò sfilano Boblet, Coppi, Bartali e tutti i più grandi ciclisti dell’epoca; e poi la coppia Vianello-Tognazzi è utilizzata nel film “Le olimpiadi dei mariti” (1960), girato in contemporanea con le Olimpiadi di Roma ’60 e che contiene alcune scene di repertorio di quei Giochi Olimpici italiani. Lo spunto delle Olimpiadi è un pretesto per sviluppare la storia da pochade francese di due mariti che spediscono le mogli in villeggiatura ( Sandra Mondaini e Delia Scala) per potersela spassare con due turiste giunte a Roma appunto per le Olimpiadi. A questo punto va citato, necessariamente, Bud Spencer, che inaugura nel cinema italiano la figura dell’atleta-attore. Lui che era stato campione italiano e internazionale di nuoto e pallanuoto, aveva poi, quasi per caso sfondato nel mondo del cinema, e allora il suo utilizzo si legherà spesso allo sport, su tutti “Lo chiamavano Bulldozer”(1977), in cui interpreta un ex campione di rugby e “Bomber”(1982), in cui interpreta un ex campione di boxe. Due film quasi in fotocopia, che sfruttano il fisico e la simpatia di Bud Spencer, oltre che la sua estesa popolarità.
Permettetemi poi una citazione della saga di “Fantozzi”, che di fronte ad una partita della Nazionale in tv prepara il suo programmino irrinunciabile con “ infradito, mutande, canotta rigorosamente macchiata, frittatone di cipolle, familiare di birra ghiacciata, tifo indiavolato e rutto libero”. Non mancano nei vari capitoli delle avventure di Fantozzi, numerosi, memorabili ed esilaranti episodi che riguardano lo sport,tra cui quella della partita di calcio tra scapoli e ammogliati; quella della Coppa Cobram e la favolosa gara di ciclismo; oppure quella della gara di atletica leggera. Tutte sopra le righe, grottesche, esagerate, ma dotate di un’irriverente carica comica davvero eccezionale.
Lo sport ha dunque influenzato e continua ad influenzare il Cinema, anche quello italiano, spesso riottoso a fondersi con esso. Lo sport rimane assolutamente comunque come cultura popolare del nostro paese, basti pensare, in conclusione, che in “Notte prima degli esami”(2006), il regista Fausto Brizzi, per raccontare i giovani degli anni ’80, ha ambientato il film proprio durante le epiche notti mondiali dell’82, in cui l’Italia vinse il suo storico terzo mondiale di calcio. E l’anno dopo nel trasferire ai giorni d’oggi l’esame di stato,cosa fa? Ambienta “Notte prima degli esami-oggi”(2007), proprio nell’estate del 2006, l’anno dell’incredibile quarto mondiale azzurro.