Se siete tra i pochissimi che non hanno ancora visto la serie Netflix scritta e diretta da Zerocalcare, “Strappare lungo i bordi”, correte subito a rimediare. Sei episodi da venti minuti circa e avrete guardato anche voi uno dei migliori prodotti di questo 2021 quasi al termine.
Prima di parlare della serie animata di cui tutti parlano, conosciamo un po’ meglio l’autore. Zerocalcare, nome d’arte di Michele Rech, è un fumettista che vende milioni di copie dei suoi libri, finalista nel 2015 al Premio Strega Giovani con la bellissima graphic novel “Dimentica il mio nome”; i personaggi dei suoi libri sono diventati miniature 3D uscite in edicola; nel 2016 le storie pubblicate sulla rivista Internazionale vengono raccolte nel volume “Kobane Calling”, il reportage in forma grafica del viaggio che l’autore ha intrapreso al confine tra la Turchia e la Siria, vicino la città di Kobane; nel 2018 esce l’omonimo adattamento cinematografico del suo primo libro “La profezia dell’armadillo”; durante la pandemia è ospite fisso del programma Propaganda Live dove ironizza con intelligenza sull’attuale situazione di pandemia con i video animati “Rebibbia quarantine”, che diventano da subito un fenomeno seguitissimo anche sui social.
Ci sarebbe ancora molto da dire, tra premi, progetti e successi letterari, ma torniamo alla serie “Strappare lungo i bordi” uscita il 17 novembre, stabile al primo posto nella classifica italiana del catalogo Netflix.
Tanto attesa e accolta positivamente da pubblico e critica, la serie mostra l’autore in tutta la sua geniale ironia, con un pensiero calato totalmente nei problemi della sua generazione. Attraverso citazioni nerd e momenti di risate assolute, Zerocalcare racconta un difficile viaggio, reale ed emotivo, che il personaggio che rappresenta se stesso, Zero, intraprende con i suoi due fraterni amici Secco e Sarah. Dalla conoscenza di Alice ai tempi della scuola fino ad oggi in cui il protagonista si affanna alla ricerca di un lavoro “vero”, il fumettista, che doppia anche il suo personaggio, mostra tutte le fragilità dei trentenni/quarantenni di oggi e il peso che si sente ogni giorno, quando tutti intorno a te cercano di convincerti che la vita va vissuta percorrendo una linea ben precisa da seguire, in cui però non sempre ci si rispecchia. Una storia con dei risvolti anche drammatici, come è poi la vita, che insegna a lasciare andare il peso di tante, tantissime cose, e a liberarci di quell’egocentrismo dilagante che spesso offusca la percezione e la comprensione della realtà e dell’altro.
In tutto il racconto immancabile presenza, punto di forza della serie, è la coscienza di Zero, che assume le sembianze di un armadillo che vive con lui e che quotidianamente lo mette dinanzi alla cruda realtà, personaggio con la voce dell’attore romano Valerio Mastandrea, sempre puntuale ed esilarante.
Bellissima anche la colonna sonora della serie, composta dalle canzoni inedite del cantautore Giancane, autore anche della sigla “Strappati lungo i bordi”, da pezzi tormentoni come “Perdono” di Tiziano Ferro, “Clandestino” di Manu Chao e da “Un battito ancora” e “Ragazzo malato” canzoni del gruppo romano Gli Ultimi.
Destinato a diventare un cult, l’opera di Zerocalcare ha ricevuto una sola sterile critica, basata sull’uso eccessivo del romanesco nella serie che, non solo è facilissima da capire e seguire, ma credo che non sarebbe stata neanche la stessa senza questa caratteristica, tipico marchio di fabbrica del creatore.
Imperdibile, quindi, questa serie che si riesce a guardare in un solo giorno, per poi lasciarsi un po’ di tempo per poter dire, in tutta serenità, “Annamo a pijà er gelato?”
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