Stravince il NO con quasi il 60% e Matteo Renzi si dimette dopo 1000 giorni di governo.

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Raffaello Castellano (543)

 

 

 

Con il 59,11% al NO e il 40,89 al SI, si è chiusa questa tormentata ed esacerbata tornata elettorale sul Referendum Costituzionale. Un’affluenza record: il 69% degli aventi diritto si è recato nei seggi per votare, anche se non era necessario un quorum, anche se al precedente referendum costituzionale del 2006, nonostante i due giorni di votazioni, la percentuale dei votanti si era fermata al 53%. Nella notte il premier Matteo Renzi, che tutto si era giocato sulla vittoria del SI, ha tenuto una conferenza stampa, durante la quale ha riconosciuto la propria personale sconfitta, ha annunciato che la propria esperienza di governo finisce qui e che rassegnerà le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.

Nella conferenza stampa il premier ha pure dichiarato: “questo voto consegna ai leader del fronte dei NO, oneri ed onori”, facendo intendere che il fronte, molto eterogeneo, del NO dovrà ora esprimere se non proprio un premier, quanto meno una proposta “condivisa” di governo del Paese.

In apertura Piazza Affari sbanda, ma niente panic selling in avvio (-1,26% a 16.871 punti l’indice Ftse Mib), alla luce dell’esito del voto e dell’ampio margine con cui la riforma costituzionale è stata bocciata.

Lo spread Btp/Bund sale a 177 punti base ed anche il tasso del decennale italiano al 2,07%, ai massimi da fine novembre, contro l’1,91% della chiusura di venerdì.

Fra poche ore il premier, Matteo Renzi, salirà al Quirinale per formalizzare le dimissioni del suo esecutivo. Questa nuova fase di incertezza politica difficilmente si potrà risolvere, almeno nel breve termine, anche nel caso auspicato da molti, della rapida formazione di un nuovo governo ad interim.b07824105064927d4ce69746b023d8da-kbkD-U1100176287452iv-1024x576@LaStampa.it

Di certo preoccupano i sondaggi che dicono che in questo momento, se si andasse alle elezioni anticipate, il primo partito risulterebbe il Movimento 5 Stelle, che intende promuovere un referendum sulla permanenza dell’Italia nella zona euro, anche se i sondaggi dicono che solo il 13% degli italiani vorrebbe abbandonare la moneta unica. L’ultimo anno, però, ci ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che non c’è da fidarsi molto di quello che dicono i sondaggisti.

Per il banchiere centrale francese e membro della BCE, Francois Villeroy de Galhau, la vittoria del NO al referendum, peraltro già data per scontata dai mercati, non può essere confrontata con quella della Brexit nel voto della scorsa estate nel Regno Unito.

Comunque sia, il messaggio degli italiani è stato inequivocabile, non solo per il NO al referendum costituzionale e a Renzi, ma è stato anche una dichiarazione di partecipazione democratica; è stato un voler battere i pugni sul tavolo del governo e dei politici. È suonata la sveglia! Ora bisogna non solo svegliarsi, ma anche lavorare per costruire una proposta di futuro. Per una volta non ce lo chiede l’Europa, ma ce lo chiedono gli italiani, e forse, anche la Storia.

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