Nel corso dell’ultimo ventennio, si è progressivamente affermata in diversi ambiti sociali l’idea, o il concetto, di sussidiarietà. Si tratta di un principio guida nella regolazione dei rapporti tra soggetti che agiscono a vario titolo sullo stesso territorio, in quanto espressione di natura, funzioni ed obiettivi differenti (tipicamente organi di governo pubblico ed organizzazioni private della società civile).
Da un punto di vista prettamente normativo il principio di sussidiarietà è stato introdotto a livello comunitario dal Trattato di Maastricht nel 1992, al fine di regolare le complesse relazioni che intercorrono tra la Comunità Europea e gli Stati membri.
Nel nostro ordinamento giuridico, invece, la sussidiarietà è stata costituzionalizzata con la L. 3 del 2001 di Riforma del Titolo V della seconda parte della Costituzione. L’art. 118, comma 4, della Carta Costituzionale stabilisce, in particolare, che “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.
Negli ultimi anni si sono diffuse, nella dottrina giuridica e scientifica, differenti declinazioni del principio di sussidiarietà, ricorrendo anche a geografie, o geometrie, variegate di distribuzione dei poteri.
Si è così parlato, prima di tutto, di sussidiarietà verticale per esprimere la ripartizione delle competenze amministrative tra i diversi livelli di governo (sovra-nazionale, nazionale, regionale, provinciale e comunale) e di sussidiarietà orizzontale per indicare invece le relazioni tra autorità e libertà, tra istituzioni e società civile, pubblico e privato. Più di recente si sta invece diffondendo, una terza idea di sussidiarietà, ovvero la sussidiarietà circolare. Si tratta di un’evoluzione delle prime due che, superando la dicotomia pubblico-privato (Stato-mercato) e postulando la triconomia pubblico-privato-civile, promuove la cooperazione fra i tre pilastri che operano sul territorio: le amministrazioni pubbliche, le imprese e la società civile.
Al di là delle geometrie di distribuzione di poteri e responsabilità, la portata dell’idea di sussidiarietà è notevole per lo sviluppo sociale ed economico dei territori. I benefici che possono, infatti, scaturire dalla effettiva applicazione ed implementazione del principio di sussidiarietà interessano tutti gli attori locali.
Tuttavia, pur essendo in atto nel nostro Paese un processo di progressiva affermazione della sussidiarietà, ad ormai più di dieci anni dalla sua formalizzazione normativa, l’idea non ha ancora raggiunto, nei contesti territoriali locali, livelli di diffusione e radicamento particolarmente significativi.
Alcuni sostengono che la ragione sia da ricercare nel timore di molti amministratori locali di dover rinunciare a parte delle prerogative inerenti l’azione di governo del territorio, trasferendo alla collettività ruoli e responsabilità tradizionalmente propri. Altri evidenziano invece una scarsa indipendenza e capacità propositiva del settore non profit, ancora troppo ancorato alle amministrazioni pubbliche. Chi non pone l’accento sulla elevata dipendenza del non profit dalle politiche pubbliche, sottolinea comunque l’esigenza per le organizzazioni non orientate al profitto di rafforzare la propria capacità imprenditoriale e di leadership, per affermare con maggiore impulso la propria identità all’interno del territorio.
Se quelli appena introdotti sono gli orientamenti prevalentemente espressi sulle cause di una lenta affermazione della sussidiarietà nelle comunità locali, poche sono invece ancora le riflessioni condivise sul fronte delle imprese tradizionalmente orientate alla massimizzazione del profitto soprattutto, in ordine ai benefici che la sussidiarietà apporterebbe per le organizzazioni profit oriented.
Ulteriori possono, invero, essere le considerazioni al riguardo se si pensa che l’innovazione che caratterizza l’introduzione della sussidiarietà è un’innovazione di tipo strutturale postulando, come già osservato, il passaggio da una visione della società disegnata nella contrapposizione pubblico-privato ad una visione della stessa di tipo poliarchico, in cui tutte le sfere sociali (senza esclusioni alcuna) si organizzano ed operano in quanto responsabili del bene comune.
Sarebbe dunque opportuno fare luce sui benefici, correlati all’affermazione del principio di sussidiarietà, che investirebbero tutti i soggetti che operano all’interno di un contesto locale – non solo le pubbliche amministrazioni e le organizzazioni non profit – poiché in ultima istanza nessuno dovrebbe essere considerato in forma esclusiva il detentore unico della responsabilità del bene comune.
Per le Pubbliche amministrazioni i benefici derivanti dall’implementazione del principio di sussidiarietà sono indubbiamente da ricercare in una maggiore efficacia nel perseguire gli obiettivi di governance del territorio, di rafforzamento del rapporto con i cittadini e di efficacia degli interventi volti a favorire politiche bottom up.
Le organizzazioni non profit potrebbero invece cogliere nel principio di sussidiarietà un’opportunità per promuovere con maggior forza le relazioni che hanno consolidato negli anni sul territorio e capitalizzare la conoscenza delle istanze sociali che caratterizzano il contesto locale. La sussidiarietà sarebbe allora per tali soggetti uno strumento in grado di favorire il recupero di condizioni operative e di risorse finanziarie capaci di attribuire a tali enti autonomia e identità proprie.
Si dovrebbe poi insistere, sulle opportunità e i benefici che potrebbero interessare anche le imprese profit oriented in caso di adesione all’idea di sussidiarietà, poiché una maggiore consapevolezza in merito a tali benefici indurrebbe senza dubbio la business community ad interrogarsi sulle modalità di attuazione del principio sia all’interno che all’esterno delle imprese.
Come già evidenziato in alcuni studi, l’introduzione del principio di sussidiarietà all’interno dell’azienda porterebbe ad una maggiore valorizzazione della persona favorendo l’affermazione di un sistema organizzativo in cui le identità, gli ideali, i legami e le relazioni rappresentano un valore in sé riconosciuto nella comunità in cui l’impresa agisce. La dimensione della sussidiarietà esterna all’azienda sarebbe invece un input alla costruzione di un sistema di relazioni di cooperazione in grado di valorizzare la contiguità territoriale e perseguire con maggiore efficacia economie ed efficienze altrimenti non raggiungibili.
L’implementazione del principio di sussidiarietà potrebbe rappresentare per le imprese uno strumento di adesione a modelli organizzativi capaci di fondare la competizione sulla produzione di beni relazioni e la promozione del bene comune. Questa condizione favorirebbe lo sviluppo di circuiti virtuosi in grado di premiare le governance orientate alla sostenibilità sociale ed ambientale.
Le comunità locali, in primis le pubbliche amministrazioni ma anche le organizzazioni profit e non profit, dovrebbero dunque considerare positivamente l’implementazione di modelli organizzativi capaci di favorire la competizione nella produzione di beni a fondamento relazionale, e sostenere lo sviluppo di circuiti virtuosi in grado di restituire centralità alla persona.
Per fare questo sarà necessario sostenere con coraggio e coerenza le azioni orientate alla creazione di valore sociale e, in un’ottica di sostenibilità economica, alla promozione di uno sviluppo integrale.