È senza dubbio significativo che la serie “The Boys”, ideata da Eric Kripke (già regista della serie Supernatural), prodotta da Amazon Prime Video, ispirata all’omonima serie a fumetti scritta da Garth Ennis e disegnata da Darick Robertson, pubblicata in USA per la prima volta nel 2006, esca proprio adesso, in questo infuocato fine luglio 2019.
Siamo ancora scossi e portiamo il lutto per la morte di Iron Man, e la – quasi fine – con il film “Avengers: Endgame”, della Terza Fase del Marvel Cinematic Universe, andata in scena nei nostri cinema a fine aprile, e Amazon rilascia sulla sua piattaforma video questa interessante e al tempo disturbante serie che indaga il mondo degli eroi da un punto di vista decisamente diverso rispetto a quello della Marvel.
L’assunto di partenza è interessante: che cosa fanno i supereroi quando non proteggono i deboli e salvano il mondo?
Ed ancora: ma davvero i supereroi sono solamente esempi di levatura morale e civica?
E se invece i supereroi avessero i nostri stessi difetti?
Se fossero capricciosi, insicuri, vanitosi, cinici, sessualmente deviati e vendicativi?
Cosa potrebbe fare un individuo dotato di superpoteri se fosse stato contestato, offeso, umiliato e fosse deciso a vendicarsi?
L’assunto in realtà non è del tutto originale, avevamo visto, sui fumetti ed al cinema, gli effetti “dell’umanità” dei supereroi già nella celebrata trilogia del “Cavaliere Oscuro” (2005, 2008, 2012) di Christopher Nolan, nella divertente e dissacrante commedia “La mia super ex-ragazza” (2006) di Ivan Reitman, nel cupo e disilluso “Watchmen” (2009) di Zack Snyder, e nel crudissimo e sconvolgente “L’Angelo del male – Brightburn” (2019) di David Yarovesky, uscito un paio di mesi fa, che riscrive in salsa horror l’infanzia di un piccolo Superman sociopatico.
Ma la novità di “The Boys” sta nel mostrarci le perversioni dei supereroi senza insistere sugli aspetti più orrifici e splatter, ma piuttosto nel farci vedere il male quotidiano, quello fatto di interessi, gelosie, meschinità, insomma, quella banalità del male, di cui ha anche parlato la filosofa Hannah Arendt.
Infatti, al netto di alcuni comportamenti davvero deviati e criminali di alcuni dei discutibili supereroi della serie come il Patriota (magistralmente impersonato da Antony Starr) e A-Train (interpretato da Jessie Usher), potremmo concludere che solo in virtù della natura sovrannaturale dei protagonisti tutti quei comportamenti tanto vituperati ma sicuramente “umani” assumono una connotazione decisamente sinistra.
Molti critici hanno visto nella serie “The Boys”, soprattutto in alcuni personaggi come “Patriota”, la cartina di tornasole dell’America di oggi, dell’intolleranza, estremismo e guerrafondaismo che, soprattutto dall’elezione di Donald Trump, sta caratterizzando gran parte dello spirito e del carattere degli Americani.
Ma veniamo alla trama della serie: i “Boys” non sono i supereroi, come qualcuno potrebbe erroneamente pensare, ma una squadra di uomini comuni, quasi tutti ex combattenti, uniti dal comune intento di fermare lo strapotere dei super che si sono macchiati di orribili atti. A comandare questo plotone troviamo Billy Butcher (il sempre bravo Karl Urban), che scopriamo avere un conto in sospeso soprattutto con Patriota, il giovanissimo Hughie Campbell (interpretato da un brillante Jack Quaid), che nell’incipit della serie perde la sua ragazza in un incidente provocato da A-Train, il granitico Marvin Milk (l’attore Laz Alonso), il risoluto Frenchie (interpretato da Tomer Kapon) e la letale e misteriosa Kimiko Miyashiro, soprannominata “Femmina” (interpretata da Karen Fukuhara).
https://www.youtube.com/watch?v=06rueu_fh30
Dall’altra parte abbiamo la multinazionale Vought Iternational, guidata dalla cinica, risoluta e manipolatrice Madelyn Stillwell (nella straordinaria caratterizzazione di Elisabeth Shue), che detiene i diritti sui tutti i supereroi del mondo, fra i quali il gruppo più importante è costituito da quello dei “Sette” capitanati da Patriota, e di cui fa parte anche il già citato A-Train, ma dove spiccano anche altri membri come “Abisso” (ottimamente interpretato da Chace Crawford) un erotomane, cinico, e complessato eroe, parodia surreale di Aquaman, “Starlight”, ossia Annie January (interpretata da Erin Moriarty), giovane eroina idealista ultima arrivata nel gruppo, e Queen Maeve (magistralmente interpretata da Dominique McElligott), una Wonder Woman disillusa e affranta, terrorizzata dal crescente delirio di onnipotenza di Patriota.
Lo scontro fra queste due fazioni è raccontato senza il ricorso ad una banale retorica buonista che antepone i cattivi “Sette” ai buoni “Boys”; in questa serie non si salva nessuno, né i supereroi, che scendono dal loro piedistallo dorato mostrandosi non più paladini senza macchia e dalla condotta morale incrollabile, ma semplici esseri umani pieni di difetti, insicurezze e miserie, né i Boys, che nel loro ruolo di vigilanti non si fanno problemi a tradire amici, calpestare diritti e divengono spesso e volentieri spietati.
La serie, come il fumetto, rappresenta una vera satira nei confronti dei supereroi, una satira feroce, piena di scene al limite della censura, connotate da note splatter, morbosità sessuale e un sano e crudele umorismo, e ci mostra tutta l’ambiguità morale di cui è capace l’uomo. Ma la critica più aspra che emerge dalla scrittura dei personaggi e della storia sembra quella all’America contemporanea. L’ideatore e showrunner della serie Eric Kripke si sofferma soprattutto sugli aspetti capitalistici della società americana, con le ingerenze nella politica delle lobby delle multinazionali, la manipolazione dell’informazione, il culto dell’immagine e l’ossessione e strumentalizzazione della religione.
La prima stagione della serie è composta da 8 episodi, tutti pubblicati, come già detto, sulla piattaforma Prime Video il 26 luglio scorso, ma, a dimostrazione di quanto Amazon creda nel progetto, il 19 luglio, una settimana prima della messa in onda, è stata annunciata una seconda stagione.
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