C’è poco da fare.
Quando parliamo di intelligenza artificiale non possiamo non pensare alla vasta produzione cinematografica alla quale siamo stati esposti negli anni.
Sarà perché da sempre il cinema ha questa capacità di immaginare mondi paralleli o sarà perché l’intelligenza artificiale, i robot e tutto ciò che prende il nome di “futuro”, ha sempre prodotto un certo grado di fascinazione in noi “comuni mortali”, fatto sta che sono davvero tante le pellicole che hanno messo al centro questi temi. Film in grado di anticipare di molti anni gli sviluppi presenti tutt’oggi e di prefigurare realtà che allora risiedevano solo nel campo della fantascienza. Alcuni, anzi molti, sono stati realizzati in chiave distopica (cfr. l’uomo che viene sopraffatto dalle macchine); quasi la totalità sottendono anche questioni di tipo etico. In tutti i casi, sono comunque modi di approcciare il mondo dell’intelligenza artificiale da un punto di vista laterale. Proprio come piace a noi di Smart Marketing.
Analizziamo due film su tutti: Terminator e Her
TERMINATOR (1984)
Non credo ci sia qualcuno che non conosca Terminator. Ma per i pochi che non lo conoscesse, in questa pellicola l’intelligenza artificiale prende il nome di Skynet. Quest’ultima, dopo aver raggiunto l’autocoscienza, si ribella all’uomo e ingaggia uno scontro definitivo contro di lui. Film iconico per intere generazioni, il capolavoro diretto da James Cameron pone evidentemente l’accento sul rapporto (molto) conflittuale tra uomo e macchina e sulla capacità da parte di quest’ultima di eseguire efficacemente i comandi che le vengono dati.
Evidentemente quella parte conflittuale è relegata all’immaginario più pessimista, e per fortuna è ben lontana dal potersi verificare. Ma è indubbio che un conflitto uomo-macchina esista, anche se nei fatti serpeggia nell’uomo e non nella macchina. Mi riferisco all’annosa paura dell’uomo che la macchina possa erodere posti di lavoro e quindi soppiantarlo in tante attività. Paura, e quindi conflitto, che nasce ogni qualvolta vengono comunicate le stime sull’occupazione e sul futuro del lavoro; stime che vedono la perdita di milioni di posti di lavoro “a favore” dell’intelligenza artificiale. Quel che però non viene rappresentato, o per certi versi fa molto meno notizia, è che, a fronte di quei posti di lavori persi, se ne creeranno di più e di nuovi proprio per l’uomo. Si perderanno in sostanza i lavori più ripetitivi, dove le macchine sono evidentemente più performanti, e si creeranno lavori dove l’apporto dell’uomo sarà più qualitativo.
L’altra componente, che si lega proprio a quest’ultimo punto, ossia la capacità di eseguire molto bene precisi compiti, è più che mai attuale. La vera forza delle intelligenze artificiali è infatti quella di eseguire instancabilmente un comando e di migliorarne l’esecuzione con l’apprendimento continuo. Pertanto, così come – estremizzando – i due robot in Terminator 2 sono programmati per eseguire un solo compito (rispettivamente eliminare e proteggere), oggi le intelligenze artificiali sviluppano le loro maggiori potenzialità lavorando verticalmente su un singolo item. E lo fanno senza dover mai riposare, mangiare, etc.
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Le reti neurali, il machine learning e il deep learning, hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi 20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi umani in svariati, ma specifici, campi o compiti. Saremo mai sostituiti dalle macchine?
HER (2013)
A differenza che in Terminator, il film scritto e diretto da Spike Jonze (quello di “Essere John Malkovich” per intenderci) ci porta a vivere un’atmosfera molto più simile alla nostra.
L’ambientazione è comune, la IoT (l’internet delle cose) e i computer sono parte integrante della vita delle persone, così come gli smartphone. La novità è data da una nuova intelligenza artificiale immessa sul mercato in grado di entrare in empatia con le persone, di interagire e di imparare molto velocemente, e che arriva a provare sentimenti ed emozioni umane. Sarà proprio l’interazione tra questa intelligenza artificiale ed il protagonista maschile del film ad essere al centro della storia. “Her” è interessante per una serie di motivi. Oltre ad essere un film molto bello (la sceneggiatura è stata pluripremiata), racchiude in sé una serie di AI oggi ampiamente utilizzate da noi tutti: la IoT; i cosiddetti “speech to text”, ossia quegli strumenti che ci permettono di parlare e di trasformare la nostra voce in testo; e gli assistenti vocali. Di fatto “Her”, che nel film prende il nome di Samantha, è un’assistente vocale evoluta. Non solo comprende quello che le viene detto, ma coglie anche gli aspetti psicologici ed emotivi delle persone. Oggi gli assistenti virtuali vengono molto usati nel campo del marketing per dare informazioni ai clienti, h 24 e 7 giorni su 7. Non siamo ancora arrivati ai livelli di sofisticazioni rappresentati in “Her”, anche se ci stanno lavorando.
Il cinema è stato spesso precursore, e probabilmente sceneggiatori e registi, anche con l’aiuto di futurologi e studiosi della materia, stanno già lavorando a film che ci trasporteranno verso mondi che oggi fatichiamo ad immaginare. Quel che dobbiamo sapere è che il futuro dell’intelligenza artificiale passa dalle mani dell’uomo e che saremo noi stessi a determinare la direzione che prenderà. Quello che possiamo fare è restare aggiornati sui nuovi sviluppi tecnologici e sulle nuove applicazioni (in questo senso ci sono eventi che promuovono la diffusione della conoscenza su questi temi). E, perché no, recuperare qualche bel film. Come abbiamo visto, hanno tanto da insegnare.
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Ivan Zorico
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