Tranquilli… le AI non sostituiranno i programmatori: parola di Sundar Pichai, CEO di Google

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Nell'immagine Sundar Pichai CEO di Alphabet e Google - Smart Marketing

Sundar Pichai, CEO di Alphabet e Google, ha recentemente delineato una visione ottimistica per il futuro dei programmatori, durante un intervento presso la Carnegie Mellon University di Pittsburgh.

Parlando dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul settore della programmazione ha sfatato molti timori. Invece di vedere l’IA come una minaccia per i programmatori, Pichai ha proposto di considerarla come uno strumento in grado di potenziare il loro lavoro, trasformando il modo in cui interagiamo con il codice.

“La realtà più probabile è che l’IA aiuterà le persone”, ha affermato Pichai, ribadendo che l’intelligenza artificiale non sarà un sostituto del programmatore umano, ma un alleato che gli permetterà di concentrarsi su compiti più creativi e stimolanti. Secondo lui, l’IA sarà in grado di automatizzare processi ripetitivi come la correzione di bug, migliorando l’efficienza e permettendo agli sviluppatori di dedicarsi a “compiti più elevati”. Questo significa che i programmatori non solo non saranno superati, o peggio licenziati, dall’IA, ma ne trarranno vantaggio, aumentando la qualità del loro lavoro e riducendo i tempi di esecuzione.

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Uno degli aspetti più interessanti del discorso di Pichai riguarda il concetto di democratizzazione del codice. Grazie all’IA, infatti, chiunque potrebbe avvicinarsi al mondo della programmazione. Il CEO di Google ha spiegato che l’uso dell’intelligenza artificiale sta abbassando le barriere d’ingresso, permettendo a un numero sempre maggiore di persone di programmare anche senza competenze tecniche avanzate. Attraverso l’interazione con il codice tramite il linguaggio naturale non sarà più necessario essere esperti per scrivere un software o sviluppare una soluzione tecnologica.

Il messaggio di Pichai è chiaro: l’IA non sarà solo una risorsa per gli sviluppatori esperti, ma potrebbe allargare il panorama delle professioni tech, aprendo le porte a chi finora non aveva accesso a queste competenze. In un mondo sempre più digitalizzato, l’abilità di programmare sta diventando una skill fondamentale. L’intelligenza artificiale, quindi, non solo renderà i programmatori più efficienti, ma abbatterà le barriere che separano le persone dal mondo del codice, offrendo nuove opportunità per tutti.

Quindi, dobbiamo stare tranquilli? Oppure no?

Le raccomandazioni di Sundar Pichai ai professionisti della programmazione sembrano, almeno al sottoscritto, le stesse che i primi produttori di automobili fecero ai cocchieri, allevatori di cavalli e maniscalchi, che all’indomani dell’introduzione delle prime autovetture si sentivano minacciati e temevano di perdere i loro profitti o, peggio, il loro lavoro.

Sappiamo tutti com’è andata, vero!?

Voi cosa pensate succederà ai programmatori con l’avvento di Intelligenze Artificiali, sempre più performanti, veloci e affidabili?

Fatemelo sapere nei commenti.

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