Sarebbe corretto associare al termine turismo il concetto di “gratificazione” dal momento in cui il viaggio è, appunto, ricerca di gratificazione. La ricerca di un luogo che ci rinfranchi dallo stress quotidiano, il recarsi presso una città carica di cultura e di arte o la classica vacanza scaccia pensieri – o almeno l’illusione che ciò possa accadere -.
Il più delle volte questa ricerca assume dimensioni estreme in cui forme di gratificazione meno concettuali è più carnali vengono ricercate ed è il caso del cosiddetto turismo sessuale. Ossia quella ricerca di luoghi in cui i costumi sessuali sono contornati, o meglio NON sono contornati, da tabù – giusti o sbagliati che siano – ma culturalmente determinati.
All’altro estremo vi è la ricerca di luoghi cosiddetti “sacri” il cui scopo, al contrario del turismo sessuale, è quello di ripulire corpo e “spirito” mediante penitenza, preghiera e la costruzione di nuovi tabù orientati a creare maggiori sensi di colpa! E’ il cosiddetto turismo religioso in cui altri tabù, molto più potenti della mercificazione del corpo, vengono infranti, ossia la mercificazione del sacro! – Per chi ne attribuisce un valore del genere, ovviamente -.
Nei luoghi sacri la circolazione delle immagini che raffigurano la maggiore divinità del luogo è l’elemento centrale dell’economia locale – nulla da ridire – molto ci sarebbe, invece, sull’idea di uscire da questi luoghi purificati e con la convinzione di portare con sé un pezzo di sacralità- e anche qui nulla da ridire- ma il lettore, giustamente, si starà chiedendo, ma allora cosa vuole evidenziare questo scritto? Vuole segnalare che il bagno di sacralità di questi luoghi si trasforma, in realtà, nella totale immersione in una dimensione di irrazionalità! E cosa ci sarebbe di male anche in questo? Tutto! Potremmo rispondere dal momento in cui la ragione e la razionalità sono la massima conquista dell’intelletto umano, quella conquista che ha consentito all’uomo di sopravvivere a malattie gravi, di raggiungere luoghi lontani nello spazio e, addirittura, di leggere questo articolo via web. Una conquista completamente occultata – in questi luoghi – in cui si ha la percezione che essi siano una sorta di anticamera verso una dimensione sovrannaturale dove si trova un contatto privilegiato con il divino, dove le leggi della natura scompaiono (si veda il sole rotante di Medjugorje e le immersioni nella acque gelide che poi si asciugano all’istante a Lourdes) e dove si è davvero convinti che malattie gravi possano sparire all’istante. E ciò che appare paradossale è che il turista religioso accusa la ragione di superbia quando questa mette in discussione la sacralità del luogo. Quella stessa superba ragione che, tramite la scienza tecnologica, ha addirittura permesso al turista (con aereo o treno) di recarsi in quel luogo. Quindi il turismo religioso è quell’azione che spinge un uomo a regredire nel passato all’epoca oscura dell’intelletto, invalidando le conquiste del pensiero umano e mettendo in discussione le fatiche della scienza e di quegli uomini che hanno sacrificato la loro esistenza per meglio comprendere e migliorare quella degli altri.
Che ben vengano forme di business orientate a migliorare l’economia di un paese, che ben vengano forme di spiritualità che diano l’idea di un benessere psicologico al turista, ma che siano abbastanza criticabili i concetti di fondo che insultano l’intelligenza dell’uomo e che invalidano le conquiste della ragione. Effettuare un viaggio in un luogo sacro con l’intento di incontrare il sovrannaturale equivale, dal punto di vista dello scrivente, ad un viaggio indietro nel tempo in epoche buie e irrazionali.