Cosa hanno in comune queste tre recenti notizie di questo mese di giugno?
Un SUV Lamborghini, guidato dallo youtuber Matteo Di Pietro con a bordo tre suoi amici, tutti membri del canale youtube The Borderline, che a oltre 120 km l’ora si schianta contro una Smart Forfour su cui si trovava anche il piccolo Manuel, che muore nell’incidente a Casal Palocco, a Roma.
La chat skype “degli 80” composta da soli dipendenti uomini della nota agenzia milanese We Are Social, che dal 2016 al 2017 “classificava” con commenti sessisti e machisti l’aspetto dell colleghe donne con il racconto dettagliato delle fantasie erotiche spinte e la classifica con tanto di votazioni e file Excel costantemente aggiornato sul loro lato B o sul loro seno.
Il presunto, e tutto da dimostrare, golpe contro i vertici del potere russo da parte dei mercenari della Wagner guidati da Yevgeny Prigozhin, si è arrestato nella città russa di Voronez, a soli 200 km da Mosca.
Il filo rosso che unisce tutti questi fatti è, a torto o ragione, che si tratta di tre atti comunicativi e tre modalità di comunicazione.
Nel caso dell’incidente di Casal Palocco a Roma, la comunicazione è multimediale e social e riguarda la trasmissione in diretta streaming di una challenge che avviene nel modo fisico.
Abbiamo tutti gli elementi della comunicazione classica: il mittente, il ricevente, il messaggio, il canale ed il feedback.
Nel caso della “chat degli 80” dell’agenzia We Are Social, la comunicazione è prevalentemente testuale e visiva e riguarda esclusivamente un servizio di messaggistica privata, in cui i vari utenti, tutti maschi, si scambiavano opinioni sessista sulle colleghe donne.
Anche qui abbiamo tutti gli elementi della comunicazione classica: il mittente, il ricevente, il messaggio, il canale ed il feedback.
Nel caso del presunto golpe in Russia, la comunicazione è prevalentemente di tipo visivo e multimediale, i video girati da Yevgeny Prigozhin che documentavano l’avanzata delle truppe della Wagner nel cuore della Russia.
Ed ancora, anche in questo esempio abbiamo tutti gli elementi della comunicazione classica: il mittente, il ricevente, il messaggio, il canale ed il feedback.
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Maneggiare con cura: la comunicazione, ed i suoi strumenti, sono una cosa seria.
Ma, assodato che in tutti questi 3 casi presi ad esempio la comunicazione è alla base, la seconda domanda che dovremmo porci è: cosa altro li accomuna?
Personalmente credo sia il livello di “amplificazione”, tutte e tre queste notizie, benché di natura diversa, sono pervenute e si sono imposte alla nostra attenzione anche e soprattutto grazie allo scalpore che hanno suscitato e alla conseguente condivisione delle stesse che le hanno rese dei fatti con una definizione, passatemi il termine, 4K.
Cosa rende una notizia in definizione standard, una notizia 4K?
Se sapessi la risposta a questa domanda avrei scoperto, finalmente, il segreto che mi farebbe diventare ricco e di successo.
La realtà è che studiando, ed applicando, il marketing e la comunicazione da oltre 30 anni, posso dirvi che una risposta univoca e definitiva non esiste e non credo che esisterà mai.
Perfino chi insegna comunicazione nelle università dovrà convenire che una cosa è la comunicazione e le sue teorie, scritte nei manuali e nei saggi, un’altra cosa è quella “pratica” che si applica nei contesti sociali, che si è complicata ancora di più, nel senso che è diventata più complessa, da quando esistono il web e i social network.
Diffidate da chi vi dice di avere scoperto il codice segreto della comunicazione, la legge dell’attrazione, la pragmatica 3.0 della comunicazione, ed altre amenità simili.
Quando io ho cominciato 30 anni fa, andavano per la maggiore le teorie comunicative che si ispiravano all’Analisi Transazionale e soprattutto alla PNL, sì, quella famigerata Programmazione Neuro Linguistica che oggi sembra, tutto d’un tratto, non avere più solide basi scientifiche, e che molti guru della prima ora hanno abbandonato.
La verità è che la comunicazione umana, come ci ha spiegato molto bene Paul Watzlawick, è un processo, con una sua dinamica, che ci presenta dei concetti fondamentali (i famosi assiomi), ma che cambia, di poco o molto, a seconda dei contesti, della geografica, della nazionalità, della natura, del numero e del genere dei partecipanti, e per decine di altri fattori che possono influire sul singolo processo di comunicazione, rendendolo unico, non ripetibile, e incomparabile con le centinaia, migliaia, di altri processi comunicativi possibili.
Cosa fare allora, per comprendere meglio la comunicazione umana?
Tornare alle basi mi pare l’unica possibilità, rileggere le teorie classiche della comunicazione non può che farci bene, quindi ogni tanto rileggetevi Watzlawick, Roman Jakobson, Marshall McLuhan, Noam Chomsky, Vance Packard e Steven Pinker, ma non dimenticate, quando siete di fronte ad un altro essere umano, sia dal vivo che da dietro uno schermo, ciò che diceva il grande psichiatra Carl Gustav Jung:
“Impara tutto ciò che puoi sulla teoria ma, quando sei di fronte all’altro dimentica il manuale”
Buona lettura e buona comunicazione a tutti.
Raffaello Castellano
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