Ti chiami Trevor McKinney, hai 11 anni e frequenti la scuola media, vivi con tua madre Arlene, un ex alcolista che lavora come cameriera in uno strip bar, tuo padre, Ricky, non c’è quasi mai, ed è meglio così, perché è violento e alcolizzato e picchia spesso tua madre. Insomma, hai quella che si definisce una situazione famigliare “quantomeno” complicata. Tutto questo ti turba e ti rende insicuro ed un po’ impacciato, però sei molto intelligente e sensibile e desideroso di fare la tua parte nel mondo.
Ma come fare?
Come spesso accade, nella vita reale, quando la famiglia è assente, sono altre istituzioni a sopperire alla sua mancanza, e in questo, come in molti altri casi, è la scuola a fare la sua parte e quella della tua famiglia, attraverso le lezioni di un appassionato professore di scienze sociali, Eugene Simonet, che il primo giorno del suo corso dà un compito a tutta la tua classe che deciderà il voto di tutto l’anno scrivendo alla lavagna la domanda: “Cosa vuole il mondo da noi?”.
Decidi di sviluppare il tuo compito attraverso un geniale meccanismo che hai battezzato “passa il favore”. In pratica, spieghi alla tua classe, il sistema prevede che se ognuno di noi aiuta 3 persone a risolvere un problema che li affligge e che da soli non riuscirebbero mai a risolvere, senza chiedere compensi e nulla in cambio se non l’impegno a mettere in pratica lo stesso sistema con altre 3 persone, in soli 3 passaggi si aiutano complessivamente 27 persone, in 4 passaggi diventano 81, in soli 5 passaggi 243 persone che saranno state aiutate.
Un sistema geniale, che richiede un piccolo sforzo iniziale a ciascun membro della catena e che cresce esponenzialmente ad ogni passaggio: un multilivello sociale, un sistema piramidale virtuoso che fonda la sua coerenza sui più solidi concetti matematici.
Non so se qualcuno di voi abbia riconosciuto (o abbia mai visto), nella trama qui sopra il film “Un sogno per domani” del 2000 per la regia di Mimi Leder, ispirato al libro “La formula del cuore” di Catherine Ryan Hyde. Spero di sì, ma, se così non fosse, andate a recuperare questo film perché vederlo, o rivederlo, è una cosa da fare assolutamente.
Le ragioni sono tante: innanzitutto per sapere come va a finire, secondo perché il film può tornare utile a tutte quelle persone che si occupano di formazione aziendale, terzo perché in un momento di diffidenza, odio razziale, radicalizzazione delle coscienze, abbiamo bisogno di un bel po’ di buoni sentimenti, quarto perché c’è un cast stellare che gira a meraviglia e presenta una o due vere chicche.
Nei panni del piccolo Trevor troviamo l’11enne Haley Joel Osment, l’attore bambino che l’anno prima aveva sconvolto il mondo del cinema con la sua interpretazione nel film “Il sesto senso” di M. Night Shyamalan. Nei panni della madre, Arlene, la straordinaria Helen Hunt (che tre anni prima aveva vinto l’Oscar per “Qualcosa è cambiato”), nel ruolo dell’ispirato professor Eugene Simonet, l’intenso ed appassionato Kevin Spacey (due Oscar nel 1996 e nel 2000) e, vera chicca, nel ruolo del padre violento ed alcolizzato, la rock star Jon Bon Jovi, perfettamente calato nel ruolo.
Film solido e ben strutturato, con una sceneggiatura non sempre perfetta, vede nella recitazione degli attori e nel loro affiatamento sul set i suoi punti di forza. La storia del giovane Trevor McKinney, per quanto melodrammatica e un po’ troppo buonista, risulta credibile e soprattutto godibile. Il film, negli anni, è diventato un must per tutti quei professori di scuola, di management e di corsi motivazionali che volevano spiegare concetti come coraggio, speranza e risolutezza.
La regia di Mimi Leder è misurata e senza eccessi, nonostante la regista provenga da film come “Deep Impact” (1998) e “The Pacemaker” (1997), mirabolanti e pieni di azione. Ma qui si trattava di una commedia per famiglie per promuovere il buonismo in salsa americana; certo Frank Capra è lontano anni luce, ma il film pare una risposta efficace al cinismo dilagante in altre pellicole dell’epoca. E se andava bene negli anni 2000, ancora più necessario appare oggi.