Film a dir poco epocale, “Vacanze romane”, diretto da William Wyler, è la tappa fondamentale nel percorso che aveva attirato verso Roma, destinazione Cinecittà, divi e professionisti di Hollywood. Era l’epoca in cui Roma veniva soprannominata per la prima volta la “Hollywood sul Tevere” e il centro del cinema mondiale, almeno fino alla fine degli anni ’60. Nel frattempo verrà “La Dolce Vita” e allora il percorso iniziato da “Vacanze romane”, raggiungerà il suo apice, con Via Veneto che simboleggia il primato artistico e culturale di Roma sul mondo, e con il benessere economico della splendida Italia degli anni ’60. D’altronde le due “dive” per eccellenza della Dolce Vita, nascono da questi due film, ovvero Audrey Hepburn e Anita Ekberg. Due icone che, con le loro differenze, incarnano e sintetizzano l’intera parabola del periodo d’oro di Cinecittà, dall’Italia della ricostruzione a quella del boom economico e della mondanità, della vita notturna e della café-society.
In entrambi i film lo scenario è Roma, con le sue bellezze artistiche, la poesia dei suoi paesaggi, con la sua voglia di vivere, con il suo charme, con le sue serate fashion di Via Veneto. E’ fuori discussione che l’accoppiata Audrey Hepburn-Gregory Peck sullo sfondo di una Roma piena di colori e di vivacità lasci davvero il segno nell’immaginario comune.
L’immagine rimasta nella memoria collettiva è infatti, quella di Gregory Peck e Audrey Hepburn sulla scalinata di Trinità dei Monti: quando le Arti si fondono creando un cortocircuito artistico di incredibile livello estetico. E che dire poi di Audrey Hepburn, che con questo film vince l’Oscar, diventando la star-grissino del cinema mondiale. Audrey incarna un nuovo tipo di bellezza, quella acqua e sapone, naturale, dallo stile elegante e dalla classe sopraffina, che si contrappone a quella da maggiorata fisica, che aveva lanciato Gina Lollobrigida e Sophia Loren tra le stelle del cinema.
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Quella di “Vacanze romane” è una fiaba di Cenerentola alla rovescia in una commedia leggerissima, soave e candida, dove i sentimenti rimangono inespressi. Ricordato anche come il film che rese famosa in tutto il mondo la Vespa, “Vacanze romane” venne girato quasi tutto in esterni, nel cuore di una Roma caotica, alle cui riprese assistevano ogni giorno migliaia di romani incuriositi dal fascino di questo kolossal americano in “salsa” italiana. E poi, e poi c’è Gregory Peck, che ha un talento interpretativo e un fascino magnetico capace di bucare lo schermo. Cosa sarebbe stato questo capolavoro senza Gregory Peck e Audrey Hepburn?
Forse non sarebbe stato solo un discreto e piacevole lavoro e nulla più. E cosa sarebbe stata di Roma soprannominata la “Hollywood sul Tevere”, se non ci fosse stato questo film ad aprire le danze? Per tutto ciò che ha significato anche in previsione futura, “Vacanze romane”, rimane, uno dei film più influenti della cinematografia italiana, senza esserlo ufficialmente.
PER APPROFONDIRE:
Eppure la freschezza della sceneggiatura è opera anche dei “nostri” Suso Cecchi D’Amico ed Ennio Flaiano. L’umorismo di molte situazioni è tipicamente loro, si sente infatti la loro mano e la capacità tutta italiana di cesellare momenti e scene di grande pregnanza sociologica, sullo sfondo di una Roma da cartolina, ma vera nel suo realismo storico. Un capolavoro che rimane, che ha la grazia e la delicatezza di un’opera di Renoir…e che non stanca mai.