“Non si sta bene che altrove”, almeno così dicono.
E ad osservare le nostre bacheche Facebook, le immagini su Instagram, le storie sui vari social network, sembrerebbe sia proprio così. Sarà perchè è estate, o perchè le immagini di luoghi lontani, incontaminati, suggestivi, a volte super affollati o solitari, ci attirano, accendono il nostro interesse e fanno viaggiare la nostra mente. Le foto di viaggio sui social media ci fanno sognare di essere in quei luoghi, e spesso ci spingono a decidere di raggiungerli, di sceglierli per le prossime vacanze o il prossimo weekend fuori porta.
Quanti luoghi abbiamo scoperto proprio grazie una foto su Instagram o un post di uno dei nostri contatti su Facebook? Si inizia così: un like, un click sul link della geolocalizzazione…e scopriamo che quel luogo stupendo, che magari non abbiamo mai sentito nominare, è a pochi km da casa o dalla meta in cui andremo in vacanza; o ancora che esiste un volo diretto, magari low cost, dall’aeroporto più vicino a noi che porta facilmente a quella meta. Da questo punto alla decisione di raggiungere davvero la meta, gli step sono davvero pochi; soprattutto perchè si tratta di un’informazione che proviene dalla cerchia dei peers, ovvero da gente come noi.
La logica è per lo più la seguente: se vedo su Facebook che un mio amico è lì… vuol dire che è una cosa fattibile.
Anche io, come lui, potrei essere lì in questo momento. Il mio desiderio non parte dalle immagini di una rivista patinata o di un catalogo di un’agenzia di viaggi (che propone mete irraggiungibili o non alla mia portata) ma, ad esempio, da una foto su Instagram, modificata con i migliori filtri ed accompagnata da una frase ad effetto. Identificazione, emulazione, desiderio di scoprire luoghi nuovi e, perchè no, di condividere foto dello stesso tipo. E’ un mix di tutto questo, ma un mix che funziona, come un buon cocktail, e il mondo del turismo lo ha ormai capito da un bel po’.
Ecco come si è evoluta la promozione dei luoghi turistici negli ultimi anni, con la presenza sempre più massiccia del web e della condivisione di immagini e sensazioni. Ecco perchè assistiamo sempre più spesso a scelte promozionali e di marketing che abbandonano i classici mezzi di comunicazione come gli spot Tv o le campagne stampa e affidano la comunicazione e il racconto – inteso come storytelling- di paesi, regioni, città, resort, a blogger e influencer in voga. Ecco ancora perchè, ad esempio, c’è chi può vantare una professione che dieci anni fa non esisteva: il travel blogger.
Ma la promozione dei luoghi turistici non è affidata solo a chi ha un blog specializzato in viaggi e turismo: le mamme blogger vengono spesso coinvolte per la promozione di mete baby friendly e gli influencer di vario genere sono perfetti per veicolare informazioni su mete scelte in base al target ideale. Semplice, no?
L’obiettivo è in ogni caso lo stesso: creare un desiderio, ovvero la base del marketing, niente di più, niente di meno.
I blogger, anche quelli più famosi, a differenza dei testimonial pubblicitari di una volta, vengono percepiti quasi come peers, sono in grado di raccontare una vacanza o un luogo turistico in modo molto vivido, lo rendono accessibile, ci fanno vivere il viaggio a distanza. Con abilità e con l’utilizzo di tutti gli strumenti disponibili su ogni piattaforma: dirette, storie, mini video… ci fanno innamorare pian piano di un certo itinerario.