C’era una volta Z la formica che era impegnata nella costruzione di un nuovo formicaio. Ma era nevrotica e insoddisfatta del lavoro che portava ad un annullamento collettivo che non la faceva sentire realizzata. Dopo molte peripezie il film Antz termina con un senso di compimento e una morale. “Insomma, finalmente sento di aver trovato il mio posto. E sapete una cosa? E’ proprio dove ho cominciato ma con la differenza che questa volta l’ho scelto io”.
Inizio con questa storia animal-ambientale che ha molti tratti in comune con i giovanissimi: acquirenti attenti all’ambiente, animati dallo spirito di cambiamento e informati sull’ecosistema che hanno ereditato.
L’Osservatorio PwC, basato su un campione di 2424 giovani sottolinea come quelli della generazione Z sarebbero disposti a pagare un premium price del 5% per un prodotto responsabile verso l’ambiente ed eticamente sostenibile verso le persone.
Anche Pinterest afferma che le generazioni Under 38 e in particolare la Z siano attenti all’impatto verso le risorse. Si moltiplicano infatti i Pin per argomenti che riguardano il vivere in modo sostenibile (+69% nel 2019 rispetto al 2018) riducendo la plastica o i rifiuti, utilizzando utensili e oggetti di cucina eco-compatibili (+58%), nelle attività ludiche con i bambini (+59%) e nei regali (+126%).
Un elemento da considerare visto che nel 2019 abbiamo indietreggiato di altri 2 giorni l’Earth Overshoot day – il giorno in cui si esauriscono le risorse disponibili nell’anno per l’umanità – che quest’anno è stato identificato il 29 luglio.
Per i nati tra il 1995 e il 2012 le nuove tecnologie sono imprescindibili. In molti sono convinti che solo grazie a queste il mondo potrà cambiare e migliorare. La velocità è l’altra chiave di lettura di questi giovani che non vogliono comunque rinunciare al benessere psicofisico.
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L’altra faccia della medaglia però è un aumento dei disturbi mentali tra i giovanissimi dovuti probabilmente a un cervello più vulnerabile verso le nuove tecnologie e alla carenza di sonno. Lo psicologo Jean Twenge, autore del libro “iGen”, ha condotto uno studio su 200.000 adolescenti tra i 12 e i 17 anni e 400.000 giovani adulti per 10 anni. Dalle sue osservazioni emerge che gli adolescenti depressi sono aumentati del 52% dal 2005 al 2017 e del 63% le persone con età compresa tra i 18 e 25 anni. Ben il 10,3% dei soggetti intervistati ha affermato di aver seriamente valutato il suicidio. L’abuso tecnologico influisce negativamente sul cervello in formazione dei teenager e lo porta a non riuscire ad adattarsi ai cambiamenti e ai nuovi trend culturali. “Il problema ha dimensioni pandemiche e sarà necessario sviluppare interventi mirati e capire meglio come la comunicazione digitale favorisca i disturbi dell’umore o addirittura l’ideazione al suicidio” afferma Graziano Pinna dell’University of Illinois a Chicago.
Secondo uno studio di Sodexo su 4.000 studenti universitari nel nostro Paese, il 62% sono insoddisfatti e i giovani depressi in Italia sono 800.000. La società Italiana di Farmacia Ospedialiera afferma che la media nazionale di ricoveri per problemi psichiatrici nei giovani è di 27 al giorno.
Grandi strumenti, grandi sogni per la generazione Z ma forse difficoltà a governali e a sostenere la fatica e il peso di un mondo in rapido cambiamento. Una dura selezione naturale che farà sopravvivere solo i più forti? Speriamo di no!
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