I dieci film italiani di sempre sul cibo

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Spaghetti a mezzanotte (1979), di Sergio Martino
Spaghetti a mezzanotte (1979), di Sergio Martino

L’Italia è il paese per eccellenza della buona tavola, del buon cibo. Questa nostra prerogativa, che ci contraddistingue in positivo dal resto del mondo è stata immortalata al cinema, a teatro e nella pubblicità, da divi e star del grande schermo. Il fatto poi, che, negli anni ’60, gli americani abbiano ribattezzato proprio “spaghetti western” i film italiani che, da Sergio Leone in poi, rileggevano con sguardo europeo il mito del Bel Paese, la dice lunga su come, nell’immaginario collettivo planetario, il cibo sia considerato uno tra i simboli più immediatamente riconoscibili dell’italianità. E, lungo la sua storia, proprio il cinema italiano ha fatto ricorso in innumerevoli occasioni al “made in Italy” culinario, per arricchire e tratteggiare in maniera rapida ed efficace personaggi e situazioni. Proviamo ora a selezionare dieci film italiani sul cibo, o comunque che hanno almeno una scena memorabile basata sul piacere italiano della buona cucina.

1. Miseria e nobiltà (1954), di Mario Mattoli

La prima immagine che torna alla mente quando si parla di cibo, è quella di Totò in piedi sul tavolo, impegnato in una danza quasi da baccanale in “Miseria e nobiltà” (1954), pronto a soddisfare una fame atavica arraffando spaghetti a più non posso, in bocca, nelle tasche del soprabito, ovunque, colto da un appetito insaziabile. La scena è uno strepitoso inno alla pasta con Totò e compagnia che ballano sul tavolo mangiando spaghetti e ficcandoseli in tasca, perchè nessuno li porti loro via: geniale! Una testimonianza della grande verve comica di questa scena, creata sul momento dall’immortale Totò, è data dall’attrice Valeria Moriconi, che nel film ha parecchie scene insieme al Principe De Curtis: “Mentre si stava girando, vidi con la coda dell’occhio il tecnico del suono che si tappava la bocca. Poi mi giro ancora meglio, vedo gente cianotica perchè non poteva ridere, alzo lo sguardo e vedo che Totò si era alzato, era salito sopra il tavolo e s’era inventato di mettersi gli spaghetti nelle tasche. Chissà la scena quanto sarebbe andata avanti, e invece il regista Mario Mattoli fu costretto a dare lo stop perchè mentre infilava questi spaghetti dentro le tasche, Totò aveva preso anche uno zampirone messo dentro la pasta per fare del fumo, e questo zampirone gli stava bruciando la tasca. Girammo un unico ciak, quello inserito nel film”.

2. La famiglia Passaguai (1952), di Aldo Fabrizi

Mattatore di questa pazza pellicola, che si piazza fin da subito tra i più grandi successi comici degli anni ’50, è il mangiatore per eccellenza del cinema italiano, ovvero Aldo Fabrizi. Nello scatenato film, da lui diretto, prodotto e interpretato, è il capo-famiglia che prepara tutto l’occorrente a casa per una gita a Ostia il giorno di Ferragosto, non manca proprio nulla: frigge le cotolette, prepara gli spaghetti, e immancabile, ha cura di un bel cocomero freddo al punto giusto. La pellicola rimane uno strepitoso spaccato della piccola borghesia italiana degli anni ’50, che si confronta a fatica con i primi segni del benessere economico.

3. I soliti ignoti (1958), di Mario Monicelli

Nel capolavoro di Monicelli, la banda di rapinatori falliti si consola con la pasta e ceci trovata nella cucina che dovevano scassinare: non tutto è perduto, la pancia, almeno, è piena. Chi non ricorda infatti, la celebre scena del film, quando i ladri più iellati e simpatici del cinema italiano, scavando scavando, invece che arrivare al tesoro del Monte di Pietà, sbucano in una cucina qualunque dove, per il colpo mancato, si consolano con la pasta e ceci e gli involtini al sugo. Era il 1958 e, mentre quelli erano per tante famiglie i piatti di ogni giorno, la fame rimaneva la protagonista in un’Italia ancor alle prese con la sopravvivenza, ma che si preparava a ricevere i benefici dell’ormai imminente benessere economico. Una curiosità: il copione prevedeva pasta e fagioli, fu Marcello Mastroianni, uno dei ‘ladri’, a chiedere che fosse sostituita con la pasta e ceci, che, sul set, mangiò poi in piena naturalezza, insieme a Vittorio Gassman, a Tiberio Murgia e a Capannelle.

4. Un militare e mezzo (1959), di Steno

La pellicola interpretata da Aldo Fabrizi e Renato Rascel si evidenzia soprattutto per la memorabile sequenza in cui Aldo Fabrizi, che interpreta un maresciallo dell’esercito, cerca inutilmente di resistere di fronte ad un piatto di pastasciutta, cedendo poi di schianto e mangiandosela tutta in un sol boccone. Davvero un inno alla pasta di eccezionale fattura comica. D’altronde Fabrizi aveva proprio un’autentica venerazione per la buona cucina, e si è sempre notato, ma soprattutto per la pasta, tanto da aver scritto addirittura un libro di poesie dedicate alla pastasciutta, e tutte addirittura in rima. Splendidi sonetti dove Roma e la pastasciutta la fanno da padroni. Ricette in versi dei piatti della tradizione romana, considerazioni sulle abitudini alimentari degli italiani, rimpianto per la vita semplice di un tempo, ironia sulle diete, ragionamenti sulla inattendibilità dell’informazione alimentare di giornali e televisione; questo e altro ancora sono gli argomenti di questi divertenti sonetti degni della più schietta tradizione della poesia romanesca.

5. La grande abbuffata (1974), di Marco Ferreri

Eccoci a quello che non solo è uno dei più grandi film della storia del cinema, ma anche uno di quelli interamente basati sul cibo. “La grande abbuffata” rimanda fin dal titolo ad una scorpacciata di cibo, unita al sesso e al senso della morte: una vera e propria abbuffata di vizi che fece gridare allo scandalo il mondo. E’ la storia di quattro amici annoiati che decidono di suicidarsi con un overdose di cibo e di sesso. Nel capolavoro di Ferreri, i quattro protagonisti sono Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Philippe Noiret e Michél Piccoli. Quattro grandi attori, ma anche quattro notevoli mangiatori, Tognazzi fu sempre celebre per le sue ricette e la sua passione per la cucina, Mastroianni viene ricordato da tutti i suoi amici come un buon mangiatore di cibi semplici e genuini, il musicista Armando Trovajoli sostenne che “avrebbe venduto la primogenitura per un piatto di pasta e fagioli”“L’esperienza cinematografica più fantastica e fuori dalle righe mai capitatami. Un film dove il cibo entrava nelle interpretazioni di noi attori, così come le nostre interpretazioni erano strettamente legate al cibo, se non addirittura determinate da esso”, disse Ugo Tognazzi a proposito del film. Sul set ci si abbuffava veramente, tra un piatto di pasta e altre prelibatezze cucinate da Fauchon,  il re parigino della gastronomia.

6. C’eravamo tanto amati (1974), di Ettore Scola

Strepitoso affresco agrodolce della storia italiana dalla seconda guerra mondiale agli anni ’70, la pellicola possiede un’amarezza di fondo e una forza evocativa ancora oggi di grande effetto. La buona tavola non è elemento principale del film, però è presente nella sequenza memorabile del film, quella rimasta nella memoria collettiva. Nel film di Scola, lo spaghetto è consolatore, ma è anche il motore per ricostruire una vecchia amicizia: rimasta nella memoria collettiva è la scena in cui Gassman, Manfredi e Satta Flores brindano alla ritrovata amicizia di fronte a un bel piatto di spaghetti e a un buon bicchiere di vino dal “Re della mezza porzione”.

C’eravamo tanto amati(1974), di Ettore Scola
C’eravamo tanto amati (1974), di Ettore Scola

7. Le vacanze intelligenti (1977), di Alberto Sordi

Nello strepitoso segmento di “Dove vai in vacanza?”, che per la verità è quasi un lungometraggio, data la sua lunghezza di quasi un’ora, il tema del cibo è presente, unito all’arte, in quasi tutto il film. Non si possono scordare le gesta di Alberto Sordi e della “moglie cinematografica” Anna Longhi, messi a dieta dai figli salutisti ed orientaleggianti, che ad un certo punto si sfogano con il peggio della cucina trucida ed ipercalorica, abbuffandosi fino all’inverosimile. Il loro ritorno a casa, dalle famigerate “vacanze intelligenti” li vede accolti dai figli progressisti, che per una volta si adeguano alle tradizioni e preparano per i genitori una vagonata di spaghetti al sugo.

Le vacanze intelligenti (1977), di Alberto Sordi
Le vacanze intelligenti (1977), di Alberto Sordi

8. Spaghetti a mezzanotte (1979), di Sergio Martino

Anche la commedia sexy degli anni ’70-‘80 ha un suo ottimo rappresentante riguardo il cibo, ed è il film di Sergio Martino “Spaghetti a mezzanotte”, interpretato da Lino Banfi e Barbara Bouchet, con tanto di abbuffata finale con fiamminghe piene di maccheroni, bucatini e pennette all’arrabbiata. Nel film anche una deliziosa satira sulle diete, imposte dalla “moglie” Bouchet al “marito” Banfi, ovviamente disattese da quest’ultimo.

Spaghetti a mezzanotte (1979), di Sergio Martino
Spaghetti a mezzanotte (1979), di Sergio Martino

9. Ricette d’amore (2001), di Sandra Nettelbeck

Di coproduzione italo-tedesca, il film narra della storia delle abitudini solitarie di una cuoca depressa (Martina Gedeck), che ritrova la gioia di vivere, dopo un grave lutto, grazie all’esuberante cuoco italiano Mario (Sergio Castellitto). Al di là di una trama semplice, lineare, romantica, a tinte drammatiche, il vero protagonista del film, come si evince anche dal titolo è il rapporto tra cibo e amore. Il cibo come metafora dei sentimenti dei personaggi: il cibo elaborato e tecnicamente perfetto della protagonista, ma privo di sapore perché freddo e non coinvolgente, ostinatamente rifiutato della nipote, che cerca amore e affetto, cose che trova nel cibo offertole dal cuoco italiano, un cibo semplice ma caldo e saporito. Il cibo come seduzione ed espressione reale di amore verso quello per cui lo si confeziona e al quale lo si offre. Il cibo con i suoi odori, sapori e colori coinvolge tutti i nostri sensi ed è inevitabile quindi che ispiri la nostra sessualità: così accade per la protagonista femminile conquistata dall’apparente rozzezza e semplicità dei cibi del cuoco italiano.

«Non c’è dubbio che i profumi, i sapori, gli assaggi nel piatto dell’altro, sono tutti movimenti di seduzione, infatti la prima cosa che si chiede a una donna è quella di andare a cena insieme» (Sergio Castellitto sul film).

10. Pranzo di ferragosto (2008), di Gianni Di Gregorio

Il film narra la deliziosa storia di un figlio alle prese con la madre, una nobildonna decaduta leggermente caratteriale, cui vanno ad aggiungersi la mamma dell’amministratore e quella del medico. Il pover’uomo si trova allora a dover organizzare un pranzo di ferragosto per le simpatiche vecchiette, cercando di barcamenarsi tra battibecchi, manie, diete e quant’altro. Il menù : la pasta al forno che una di queste divora nonostante i divieti del figlio medico, e il pesce pescato nel Tevere. E allora il cibo diventa il mezzo per unire più generazioni e per abbattere le distanze.

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